L'altra campana

IL CARDELLINO - 13


     Si chiamava calzoleria un locale senza finestra che dava nel portico; e chiamavamo calzolaio il grande incaricato di tenerla aperta durante la ricreazione e di consegnarci un paio delle piante di legno, di varie misure, che periodicamente ci venivano ammucchiate. C’era un bancone con una morsa. E ognuno doveva applicare da sé alle piante di legno le tomaie per infilarvi i piedi e le sottopiante di gomma per ridurne il logorio e il rumore, procurandosi come poteva il materiale occorrente, tranne chiodi, martello e coltello da calzolaio, che stavano lì. Ci si aiutava l’un l’altro, utilizzando scarpe vecchie e suole e gomme trovate durante le passeggiate.     Nonostante le sottopiante o perché facilmente si schiodavano, quando uscivamo sull’acciottolato era un concerto che ci sentivano giù dal fiume. Per questa ragione, credo, là dov’era un orfanotrofio femminile, Roma conserva ancora una Via delle Zoccolette. Tempo permettendo, il prefetto ci consigliava di portare gli zoccoli in mano o in spalla. E anche nel farci la partita, per evitare che gli zoccoli si schiodassero dopo due calci, abituavamo i piedi nudi agli aghi e ai rovi della Pineta, oltre che al duro cuoio del pallone. Ma non riuscii ad evitare di sbucciarmi l’unghia di un alluce, che porto ancora stozzata come personale ricordo.    Per le elezioni politiche del ’52 Padre Virginio Rotondi, il gesuita che con il Padre Lombardi parlava alla radio “per un mondo migliore”, giunse a Pescia nel seguire passo passo l’itinerario del gesuita spretato sedotto dai comunisti, Alighiero Tondi. Ci fecero partecipare al suo comizio e lui, quando poi gli fui presentato come romano, mi mise la mano sulla testa facendomi col pollice il segnetto di croce sulla fronte e predicendomi, non del tutto scherzosamente, che sarei diventato papa. Profezia da vero santo.     Per sostenere gli esami di licenza media era inevitabile che entrassimo in una scuola mista, dove ebbi la fortuna di capitare al fianco di una ragazzina biondiccia, non bellissima, ma vivace e civettuola: le suggerii la versione di latino per avere in cambio i suoi sguardi di desiderio; e la ricordo come se avessi trascorso la luna di miele con lei. Sfido che poi con la mamma facessi lo spiritoso, omettendo perfino il B.D. E sapevo sempre più di falso, come sgraziata e indefinibile diventava la mia voce.