Non potendone parlare con i compagni (pardon confratelli), cosa assolutamente proibita, tornavo ad esporre con sincerità le mie perplessità al padre Mariani, il Maestro dello Studentato. Mi sembrava che sussultasse, quando mi vedeva; avevo l'impressione di fargli paura.“Io non trovo, immergendomi nei fiumi d’inchiostro versati dai dottori della Chiesa, la risposta alla sola domanda che pongo, quella che non può essere oggetto di fede: come sanno che il nostro sistema dogmatico derivi da una rivelazione divina. Bisogna saperlo anche per esporre le ragioni della fede all’incredulo… Tutte le loro non valgono invece a sciogliere le contraddizioni senza incomodare la volontà…”“Basterebbe il consenso di cui la rivelazione universalmente gode da duemila anni”.“Ci sono religioni ancora più antiche. Perfino agli oroscopi e alla iella credono in molti e ci credono da più di duemila anni”.“Non hai paura di offendere Dio con i tuoi dubbi?” Eccolo il vero argomento della fede, quello che offendeva me: l’intimidazione. Rispondevo a me stesso, prima che al Padre Maestro:“Offenderei Dio se mettessi in dubbio ciò che egli ha detto, per quanto incomprensibile, non nell’accertare, fra tanti falsi testimoni, se sia stato lui a dirlo; anzi, se Dio ci ha dato la ragione, è logico pensare che si offenda se non la usiamo; che ci voglia innamorati della verità, più ancora che della certezza. Non intendo indagare ciò che è mistero, ma non trovo logico credere quando posso sapere e, tanto meno, eludere la verità preliminare che debbo e posso sapere”. Quella verità preliminare mi appariva chiaramente racchiusa in una ricerca storica: come era nata la nostra fede, il cristianesimo. Quella ricerca e non lo studio dell’algebra e della teodicea avrebbe risolto il mio dilemma vitale. E del tempo che il nostro programma riservava allo studio, praticamente tutto il pomeriggio, tolte le due ricreazioni, la funzione e la meditazione, dedicavo al massimo un paio d’ore alle materie scolastiche, approfittando della mia facilità di apprendimento. Tutto il restante tempo, per quattro anni, lo impiegai nello studio della religione e della sua storia. Ora che avevo a disposizione una biblioteca, volevo vederlo, come è nata la religione cristiana, quella che mi avvolgeva culturalmente e psicologicamente fino a condizionare tutta la mia esistenza… Né mi pareva il caso di impaludarmi anche nell’approfondimento di altre.
CAMINO MONFERRATO - 7
Non potendone parlare con i compagni (pardon confratelli), cosa assolutamente proibita, tornavo ad esporre con sincerità le mie perplessità al padre Mariani, il Maestro dello Studentato. Mi sembrava che sussultasse, quando mi vedeva; avevo l'impressione di fargli paura.“Io non trovo, immergendomi nei fiumi d’inchiostro versati dai dottori della Chiesa, la risposta alla sola domanda che pongo, quella che non può essere oggetto di fede: come sanno che il nostro sistema dogmatico derivi da una rivelazione divina. Bisogna saperlo anche per esporre le ragioni della fede all’incredulo… Tutte le loro non valgono invece a sciogliere le contraddizioni senza incomodare la volontà…”“Basterebbe il consenso di cui la rivelazione universalmente gode da duemila anni”.“Ci sono religioni ancora più antiche. Perfino agli oroscopi e alla iella credono in molti e ci credono da più di duemila anni”.“Non hai paura di offendere Dio con i tuoi dubbi?” Eccolo il vero argomento della fede, quello che offendeva me: l’intimidazione. Rispondevo a me stesso, prima che al Padre Maestro:“Offenderei Dio se mettessi in dubbio ciò che egli ha detto, per quanto incomprensibile, non nell’accertare, fra tanti falsi testimoni, se sia stato lui a dirlo; anzi, se Dio ci ha dato la ragione, è logico pensare che si offenda se non la usiamo; che ci voglia innamorati della verità, più ancora che della certezza. Non intendo indagare ciò che è mistero, ma non trovo logico credere quando posso sapere e, tanto meno, eludere la verità preliminare che debbo e posso sapere”. Quella verità preliminare mi appariva chiaramente racchiusa in una ricerca storica: come era nata la nostra fede, il cristianesimo. Quella ricerca e non lo studio dell’algebra e della teodicea avrebbe risolto il mio dilemma vitale. E del tempo che il nostro programma riservava allo studio, praticamente tutto il pomeriggio, tolte le due ricreazioni, la funzione e la meditazione, dedicavo al massimo un paio d’ore alle materie scolastiche, approfittando della mia facilità di apprendimento. Tutto il restante tempo, per quattro anni, lo impiegai nello studio della religione e della sua storia. Ora che avevo a disposizione una biblioteca, volevo vederlo, come è nata la religione cristiana, quella che mi avvolgeva culturalmente e psicologicamente fino a condizionare tutta la mia esistenza… Né mi pareva il caso di impaludarmi anche nell’approfondimento di altre.