L'altra campana

CAMINO MONFERRATO - 8


La biblioteca dello studentato filosofico non aveva libri che con l’imprimatur. Non c’erano né Marx né Freud, né Voltaire né Rénan: meno fortunato del mio lettore, se mai la congiura del conformismo mi consentirà di averne qualcuno, magari grazie al web, non trovai alcuna voce dell’altra campana. Ma li perlustrai tutti, gli scaffali delle capaci pareti, incurante dell’aumento della miopia. Quando qualcuno cercava un libro di cui non conosceva la collocazione, non si rivolgeva all’incaricato ma a me.Trovai perfino una bottiglia di tamarindo, dietro alcuni tomi. E sospettai, forse ingiustamente, il professore che era con me il più assiduo frequentatore della biblioteca, quel disincantato latinista di Padre Tentorio, che storpiava i nostri cognomi parodiandone l’etimologia e ci interrogava estraendo il numero corrispondente dal sacchetto della tombola.Dovetti constatare che il novantanove per cento della letteratura religiosa era diretta a correggere migliaia di veri o presunti errori e a confutare obiezioni a singoli dogmi; al massimo ad esaltare la fede come virtù, come esigenza, come sentimento, come dono di Dio. Ma perché? Non mi interessavano le eresie o questa o quella obiezione relativa a questo o quel dogma. Ero saturo del “dover credere”. Volevo vedere le prove storiche che Dio si fosse rivelato, per credere poi alle rivelazioni, anche alle più paradossali. E studiando come fosse nato il cristianesimo, giunsi a vedere com’era nato Dio…Cara mamma, immagino anche dalle tue lettere la tua ansia di rivedermi: sarà per un altr’anno… basta il tuo pensiero a darmi nuova forza…    … ti vedo preoccupata per la mia vista…Ti ripeto: non è niente di grave e gli occhiali non mi danno più fastidio, quindi li porto sempre, ci gioco anche a pallone…Come avevo immaginato, verso la metà di ottobre si fermò davanti al castello una vistosa oldsmobile. Era la nave con la quale Gino attraversava l’Europa, per gridare al mondo che la felicità non va sognata, ma coltivata con tenacia e passione. Ciò che esibiva con più orgoglio al suo fianco, come una regina, era la sua Beatrice, stupenda per natura e raggiante nella sua fresca sensualità di sposina. Tutti gli occhi erano per lei.Non li lasciarono trattenersi più dei comuni visitatori; ma per me fu il rifornimento di carburante di cui avevo bisogno.