L'altra campana

CAMINO MONFERRATO - 15


Ci incontrammo sul piazzale della Stazione Termini, davanti al Sacro Cuore, come sempre; come se quei quattro anni di separazione solcati appena dalla sua gita a Somasca fossero stati una vacanza e come se non avessi avuto addosso una veste nera da prete. Mi baciava e ribaciava, passandomi le mani sulla faccia e poi staccandosi un attimo per rivedermi intero:“Come sei bello! Come sei bello!” ripeteva: “Sei proprio un uomo. Se ti vedesse tuo padre, povero Ottavio!”“Anche tu sei bellissima, come se questi anni li avessi vissuti a marcia indietro”.  “Eh, sì, fosse vero! Ma adesso avrai fame”.  “Infatti. Ho viaggiato tutta la notte e non ho fatto colazione”.“Bene. Adesso entriamo al bar e ci prendiamo un bel cappuccino col cornetto, come li fanno qui a Roma. Sentirai, che bontà…”L’avevo capito che il cappuccino, per di più con le corna, non fosse un frate francescano. Ma l’espressione mi fece ridere:  “Che cos’è sto cappuccino?”  Lei non rise. Viceversa, mi guardò accorata,con gli occhi umidi:“Non sai che cos’è un cappuccino…” Nel suo accoramento non seppe più nascondere il dubbio che aveva covato per tanti anni: “Figlio mio, dove sei vissuto fino ad oggi?” E tornava a baciarmi e a passarmi le mani sul volto, come per assicurarsi che non fossi un extraterrestre.Luciano e Vanda lavoravano, Franco era a Tata. Cresciuto com’ero, dopo quattro anni, la gente non mi riconosceva. E quella veste mi pesava: passando per le vie del paese e facendo visita ai numerosi parenti, mi accorsi di provarne vergogna: i Padri Somaschi stavano perdendo la scommessa di fare di me un giannizzero. Solo nell’andare a regalare un’oncia di felicità alle nonne mi sentivo nella veste acconcia. Nonna Francesca, che mi sapeva fra i trenta nipoti, scoppiò in lacrime, quando mi presentai come il figlio maggiore del suo Ottavio; passava a turni mensili da un figlio all’altro, secondo l’usanza: sapeva di essere diventata un peso, dopo aver generato una intera tribù; e pregava Dio di essere tolta di mezzo senza troppe sofferenze. Di lì a poco sarebbe stata esaudita. Nonna Annarella, viceversa, era sempre battagliera e riportava ancora da sé sulla testa la legna secca necessaria per riscaldare il successivo inverno.