L'altra campana

VENERABILIS BARBA - 7


   Le giornate diverse erano quelle dei ricorrenti ritiri spirituali, dedicate soltanto alla meditazione e alla preghiera, nel più assoluto silenzio. La regola del silenzio vigeva, ovviamente, tutti i giorni anche a Camino, ma era praticamente alleggerita dal maggiore tempo dato alla scuola, allo studio e ad altre attività. Dal ritiro era sospesa ogni attività, scuola e studio compresi. E a conclusione del ritiro l’accusa, obbligatoria.  Ci s’inginocchiava davanti al Padre Superiore, che stava seduto con le spalle rivolte all’altare, si baciava la terra e si confessava la mancanza più grave o anche più di una. Il Superiore aveva facoltà di contestare mancanze non confessate; dava la penitenza e accordava il perdono. Per i danni procurati c’era l’accusa volontaria, in refettorio, davanti al tavolo dei Padri. Munito di carrello portavivande dalla cucina sottostante, il locale, di stile aristocratico come l’attigua biblioteca, offriva una tavola soddisfacente. Anche in refettorio vigeva la regola del silenzio, almeno fino a quando il lettore di turno non era tornato al suo posto. Dopo la lettura eravamo invitati alla confessione pubblica volontaria, in ginocchio. Poi una eventuale scampanellata, che giungeva quasi soltanto nei giorni festivi, consentiva di parlare. “Padre, mi benedica, perché ho peccato”. Era la formula. “Che peccato hai commesso?” chiedeva dopo un cenno di benedizione il Padre Superiore. “Ho rotto una forchetta nel generoso tentativo di addrizzarla”. Il Padre Filippetto, uomo colto e tollerante, uno dei migliori da me conosciuti, nascondeva il sorriso sotto i baffi, dava una sbirciatina un po’ strabica, dietro le lenti, al mio posto vuoto, dove era convenuto il quartino di Coluccia o di Bernasconi, ed emetteva la sentenza: “Sei perdonato. Ma per penitenza  a cena starai senza vino”. La cantina, enorme, si snodava per i sotterranei del castello. Fratello Incitti, nativo dell’Arnara, uno dei vecchi di Pescia, ne aveva le chiavi e l’incarico di custodia. Egli teneva un elenco di tutti i nostri nomi e dei santi da noi prescelti come onomastico, per offrire al festeggiato una bottiglia di spumante artigianale da bere in compagnia. In mancanza di un san Fabio decente, avevo scelto san Fabiano papa, che si festeggia con san Sebastiano il 20 gennaio: non sarà stato uno stinco di santo ma almeno era esistito.