L'altra campana

VENERABILIS BARBA - 10


 Enrico, il residuo compagno “pessimista”, era rimasto impressionato dalla mole dei miei studi personali. “Sei arrivato a qualche conclusione?” mi chiese un giorno che passeggiavamo nel parco. “A che proposito?” scantonavo, come mi era stato ordinato. “Pensavo al martirologio che leggiamo in refettorio, con Decimilla e compagni. Erano davvero così rabbiosi i pagani?” “E i cristiani erano davvero i buoni?” Lui rise. “Beh, i brani di Tacito e di Svetonio li ho letti anch’io”. Già i due maggiori storici della latinità, nei brani sfuggiti al rogo del fanatismo cristiano, indicavano nei santi cristiani una genia odiosa per le sue nefandezze… e per l’astio verso l’umanità… Una deleteria superstizione… Un nuovo e malefico fanatismo religioso. Vittime, i due “disinformati” storici, dei pregiudizi del “tempo”, secondo i tromboni. Che il tempo, in effetti, ci vedesse uno smodato e nefasto fanatismo, era noto anche all’Octavius del cristiano Minucio Felice. Ma non è gratuito parlare di pregiudizi? E perché il “tempo” avrebbe dovuto avere simili pregiudizi proprio verso i santi? In verità, senza aver letto Voltaire, quel fanatismo cattivo io lo ritrovavo nella parte autentica delle lettere di Paolo, nell’Apocalisse, nella letteratura cristiana.  “A te lo voglio dire, Enri’: l’Era dei martiri non è che un colossale capovolgimento della storia da parte della storiografia: il cristianesimo doveva dirsi perseguitato in passato, per giustificare la sua nativa intolleranza e la ferocia con cui, una volta al potere, perseguitò tutti gli altri culti, come perseguitò la cultura pagana…” “Gli uni e l’altra fino a farli sparire. L’unico imperatore cristiano che tentò di sottrarsi al ruolo di sterminatore dell’idolatria fu per questo chiamato l’Apostata. E lo sai, Fabio, come morì? Ammazzato, in guerra ma da un sospetto fuoco amico”. Benché il cristianesimo avesse intanto acquisito una Madonna che, giudaicamente ignorata e perfino vilipesa (“Che c’è fra me e te, o donna?”), usurpava l’iconografia della Grande Madre e di Iside in particolare, maledette e poi bruciate le biblioteche, distrutte sistematicamente le testimonianze documentali e artistiche della “idolatria”, tutta la letteratura si sarebbe ridotta alle esercitazioni teologiche dei Padri Dottori e ad una saga popolare di favole edificanti impegnate a inventare la cattiveria pagana e giudaica, gli Atti dei Martiri, l’esercizio letterario prediletto dai vescovi cristiani. Cara mamma… Come sono contento di ricevere le tue lettere, anche con tutti gli errori che ti fanno tanta paura …