Mi adattai a studiare sui libri, senza frequentare né lezioni mattutine (oltre tutto barbose e inutili, per lo più, ad onta dell’applauso accademico), né le esercitazioni pomeridiane, che sarebbero state utilissime, per non perdere l’ultimo autobus: uno studente di frodo. Il risultato fu che, non essendo conosciuto né da un professore, né da un assistente, né potendo ostentare le mie capacità di rielaborazione scritta, in esami che erano tutti orali, i voti sul libretto non sarebbero stati esaltanti. Non lo furono, infatti; ma la cosa non mi interessava se non per il pregiudizio che il basso voto poteva indurre nel successivo esaminatore. Importante per me era bruciare gli esami nel giro dei quattro anni di corso. Non avevo dimenticato gli amici di sventura, benché, stranamente, non mi arrivasse nessun messaggio da Camino. Subito dopo gli esami di maturità avevo rintracciato l’indirizzo di Vittorio. Trani 7/VIII/59 Caro Fabio, mi chiedi se la tua lettera mi sia giunta gradita!… Non potevo augurarmi di più dalla sorte. Ti ringrazio tanto, caro Fabio: non sono morto nel tuo cuore, per te ho ancora vita... Parlandoti sinceramente ti confesso che non mi ha sorpreso la tua diserzione (che brutta parola!) dagli “eletti”… Nel mio incallito scetticismo ero quasi sicuro che da intelligente, qual sei, non ti saresti piegato a ragionare e a vedere con la mente e la vista di esaltato… Questi esami mi hanno detto una cosa importantissima, che non dimenticherò più: la preparazione negli esami, nei concorsi, nella vita conta molto relativamente; si bada solo alla spinta che hai dietro le spalle, alla raccomandazione. Ne ho fatto subito tesoro riducendo la mia preparazione alla settimana che precede gli esami di settembre; le strade, le troverò… A te, credo, la vicinanza di Roma non dovrebbe lesinare possibilità di impiego per mantenerti all’università. Speriamo che ci vada bene. Scrivimi presto, fammi vivere, finalmente, con un vero amico. La sorte è stata veramente benigna: ci ha legati più strettamente. Abbracci. Vittorio Coluccia. La raccomandazione, diceva Vittorio; il male del sistema, la chiamavano altri mieicompagni. Ma che cos’altro era la preghiera, se non raccomandazione? “Nelle tue mani raccomando il mio spirito”: Gesù stesso non ci aveva insegnato che a raccomandarci, all’Onnipotente e ai suoi vassalli. Il mio itinerario culturale avrebbe avuto necessariamente un seguito esperenziale. Mi auguravo soltanto che fosse meno monotono e tormentoso.
MADONNA DELLA STRADA - 13
Mi adattai a studiare sui libri, senza frequentare né lezioni mattutine (oltre tutto barbose e inutili, per lo più, ad onta dell’applauso accademico), né le esercitazioni pomeridiane, che sarebbero state utilissime, per non perdere l’ultimo autobus: uno studente di frodo. Il risultato fu che, non essendo conosciuto né da un professore, né da un assistente, né potendo ostentare le mie capacità di rielaborazione scritta, in esami che erano tutti orali, i voti sul libretto non sarebbero stati esaltanti. Non lo furono, infatti; ma la cosa non mi interessava se non per il pregiudizio che il basso voto poteva indurre nel successivo esaminatore. Importante per me era bruciare gli esami nel giro dei quattro anni di corso. Non avevo dimenticato gli amici di sventura, benché, stranamente, non mi arrivasse nessun messaggio da Camino. Subito dopo gli esami di maturità avevo rintracciato l’indirizzo di Vittorio. Trani 7/VIII/59 Caro Fabio, mi chiedi se la tua lettera mi sia giunta gradita!… Non potevo augurarmi di più dalla sorte. Ti ringrazio tanto, caro Fabio: non sono morto nel tuo cuore, per te ho ancora vita... Parlandoti sinceramente ti confesso che non mi ha sorpreso la tua diserzione (che brutta parola!) dagli “eletti”… Nel mio incallito scetticismo ero quasi sicuro che da intelligente, qual sei, non ti saresti piegato a ragionare e a vedere con la mente e la vista di esaltato… Questi esami mi hanno detto una cosa importantissima, che non dimenticherò più: la preparazione negli esami, nei concorsi, nella vita conta molto relativamente; si bada solo alla spinta che hai dietro le spalle, alla raccomandazione. Ne ho fatto subito tesoro riducendo la mia preparazione alla settimana che precede gli esami di settembre; le strade, le troverò… A te, credo, la vicinanza di Roma non dovrebbe lesinare possibilità di impiego per mantenerti all’università. Speriamo che ci vada bene. Scrivimi presto, fammi vivere, finalmente, con un vero amico. La sorte è stata veramente benigna: ci ha legati più strettamente. Abbracci. Vittorio Coluccia. La raccomandazione, diceva Vittorio; il male del sistema, la chiamavano altri mieicompagni. Ma che cos’altro era la preghiera, se non raccomandazione? “Nelle tue mani raccomando il mio spirito”: Gesù stesso non ci aveva insegnato che a raccomandarci, all’Onnipotente e ai suoi vassalli. Il mio itinerario culturale avrebbe avuto necessariamente un seguito esperenziale. Mi auguravo soltanto che fosse meno monotono e tormentoso.