Personalmente non mi sentivo maturo per militare in un partito ed ero riluttante all’idea di finire dentro un’altra chiesa. A farmi superare le perplessità sarebbe bastata, in effetti, la constatazione che era il PCI l’unica forza politica concretamente impegnata a promuovere la condizione della classe lavoratrice e l’unica speranza di alternativa a un sistema di mafia e di clientelismi. Questo significava essere comunista in Italia. C’era il PSI di Pietro Nenni, verso il quale il medico Allega, grande amico di tutta l’intellighenzia del paese, aveva convogliato gli altri Filoni; ma lo vedevo come un modo di non dispiacere né a Dio né al Diavolo. Avvertivo invece, riposta nel subconscio, un’altra motivazione personale a quella scelta politica: il non dovermi più sentire una sorta di alieno o di ebreo in quel mondo che avevo appena recuperato. Se ero condannato a rimanere un diverso, come aveva profetato Padre Polverini e come mostrava di essere Vittorio, non sarebbe stato per mia scelta. Volevo sentirmi “compagno”. Nella seconda estate monteflaviese mio fratello filava con la bionda e brava Franca, mentre io mi sottrassi un poco all’abituale compagnia dei Filoni per frequentare un’avvenente signora che riuscì a dirozzarmi un poco. Era una delle pochissime, allora, che non si vergognassero di manifestare la voglia di cotale (così a Monteflavio come in Pietro Aretino). Derideva con me i pretesti di giustificazione sentimentale cercati da molte donne evidentemente vittime anche loro di una educazione maschilista che faceva percepire il sesso come colpa. Spiattellava peraltro senza mezzi termini: “Questa società l’avete costruita voi maschi, a vostro uso; e in una simile società, figuriamoci in un paese come Monteflavio, la donna che appena si conceda qualche libertà è considerata una sgualdrina. E’ questo che trattiene tante donne dall’abbandonarsi al piacere”. Considerazioni anche queste che condividevo. “Ma anche tu sei abbastanza impacciato”, aggiunse una volta: “Cerchi pretesti anche tu? O da che cosa sei trattenuto?” Mi turbò quella verità sbattutami sul muso con disinvoltura. Cincischiai su un timore che la donna si offendesse... Sorrise puttanescamente: “Sappi una cosa, Fabio, se vuoi approfittare della fortuna di essere un maschio: la donna può dirti di no, ma le farà sempre piacere sentirsi desiderata. Non c’è pericolo che il tuo desiderio la offenda. Mai”. Constatazioni elementari che io dovevo ancora acquisire…
L'AVVOCATO - 5
Personalmente non mi sentivo maturo per militare in un partito ed ero riluttante all’idea di finire dentro un’altra chiesa. A farmi superare le perplessità sarebbe bastata, in effetti, la constatazione che era il PCI l’unica forza politica concretamente impegnata a promuovere la condizione della classe lavoratrice e l’unica speranza di alternativa a un sistema di mafia e di clientelismi. Questo significava essere comunista in Italia. C’era il PSI di Pietro Nenni, verso il quale il medico Allega, grande amico di tutta l’intellighenzia del paese, aveva convogliato gli altri Filoni; ma lo vedevo come un modo di non dispiacere né a Dio né al Diavolo. Avvertivo invece, riposta nel subconscio, un’altra motivazione personale a quella scelta politica: il non dovermi più sentire una sorta di alieno o di ebreo in quel mondo che avevo appena recuperato. Se ero condannato a rimanere un diverso, come aveva profetato Padre Polverini e come mostrava di essere Vittorio, non sarebbe stato per mia scelta. Volevo sentirmi “compagno”. Nella seconda estate monteflaviese mio fratello filava con la bionda e brava Franca, mentre io mi sottrassi un poco all’abituale compagnia dei Filoni per frequentare un’avvenente signora che riuscì a dirozzarmi un poco. Era una delle pochissime, allora, che non si vergognassero di manifestare la voglia di cotale (così a Monteflavio come in Pietro Aretino). Derideva con me i pretesti di giustificazione sentimentale cercati da molte donne evidentemente vittime anche loro di una educazione maschilista che faceva percepire il sesso come colpa. Spiattellava peraltro senza mezzi termini: “Questa società l’avete costruita voi maschi, a vostro uso; e in una simile società, figuriamoci in un paese come Monteflavio, la donna che appena si conceda qualche libertà è considerata una sgualdrina. E’ questo che trattiene tante donne dall’abbandonarsi al piacere”. Considerazioni anche queste che condividevo. “Ma anche tu sei abbastanza impacciato”, aggiunse una volta: “Cerchi pretesti anche tu? O da che cosa sei trattenuto?” Mi turbò quella verità sbattutami sul muso con disinvoltura. Cincischiai su un timore che la donna si offendesse... Sorrise puttanescamente: “Sappi una cosa, Fabio, se vuoi approfittare della fortuna di essere un maschio: la donna può dirti di no, ma le farà sempre piacere sentirsi desiderata. Non c’è pericolo che il tuo desiderio la offenda. Mai”. Constatazioni elementari che io dovevo ancora acquisire…