L'altra campana

ONNE - 11


   Era bello il Calvario percorso nella notte da una lenta scia luminosa; con il coro straziante che accompagnava la processione: Non date più pene al caro mio bene,  non più tormentate l’amato Gesù… Un coro di voci femminili; pianto di sole donne. Perché? Erano le schiave di Dio, represse dalla religione e dal suo maschilismo. E faceva sorridere il loro tentativo di addomesticare una parola difficile della seconda strofa:  Lenite, lenite, lenite quest’alma, lenite quest’alma  che causa ne fu. Ma cantavano “Venite, venite…” Salire, salire con fatica; e in cima al colle trovare una croce; con la croce una sentenza di colpevolezza. Neanche il messaggio cristiano mancava d’ironia. E nemmeno il suo Dio: una pioggia improvvisa fece sciogliere la processione. E tutti a gambe, mentre il Padreterno, ridendosela dietro i vetri celesti, pisciava sulla cretineria umana. Alla micragna infinita di quell’anno doveva aggiungersi, all’inizio della primavera, anche la crisi comunale. I socialisti accusarono il sindaco di una gestione centralistica, oltre tutto inattiva e poco chiara in alcune faccende. Era il riflesso locale dell’onda lunga craxiana: i socialisti erano quattro gatti a Monteflavio come in Italia; ma per essersi posti nella via di mezzo, erano “determinanti”: nessuno poteva governare senza di loro. Sicché aveva più sindaci il piccolo PSI di Craxi, in Italia, che le grandi formazioni democristiana e comunista; per non parlare delle poltrone in tutti i centri di potere, con la previsione di una conseguente costante crescita elettorale.  A Monteflavio finì col diventare una guerra a Checco; ma capivo che c’era dietro la mira politica. Perciò facemmo quadrato attorno al sindaco. A un certo punto, infatti, si dichiararono disposti a desistere dalla uscita dalla maggioranza, se io avessi preso il posto di Checco nella carica di sindaco. E il funzionario della nostra Federazione fu subito d’accordo.  Un bel riconoscimento per me, peraltro sorpreso che il Partito abbandonasse così facilmente un suo militante; incurante anche del fatto che i comunisti di Monteflavio si sarebbero divisi in “quelli di Checco” e “quelli di Fabio”… Dichiarai che avrei fatto il sindaco solo quando fossi stato eletto e con l’appoggio di tutto il partito.