L'altra campana

IL VENTO DEGLI ANNI SESSANTA - 6


 “Soli contro quasi tutti, Onne”. “Soli contro tutti”, ripeté senza rammarico. “Ma con te”, aggiunse con orgoglio, “andrei anche contro il diavolo”. “Contro il diavolo no: stiamo dalla sua parte, perché abbiamo infranto le regole”. Si mise a ridere: “Basta che tu non faccia come Adamo, che diede la colpa a Eva”. E poi guardandomi con tenerezza, mi domandava per l’ennesima volta se non fosse il caso che io avessi un ripensamento. “Basta che non l’abbia tu”. “So che ci vuole coraggio, per mettersi con uno come te…” “E più ancora per restarci”. “…Ma io sono come l’edera. Una volta che mi sono attaccata, possono staccarmi soltanto con la marra”. Mi giunse la nomina a “consigliere di terza classe in prova nella carriera direttiva del Ministero della Pubblica Istruzione e dei Provveditorati agli Studi”, con la richiesta di altri “documenti di rito” (altri soldi da trovare) e l’invito ad assumere servizio in Viale Trastevere dal 16 settembre successivo presso la Direzione Generale del Personale, che mi aveva riservato a sé. Intanto, oltre a guadagnare qualcosa con le ripetizioni, c’era Antonietta a farmi scivolare in tasca, non che gliela chiedessi, una carta da mille tutta arrotolata “per le sigarette”. Io la ricambiavo con una serenata. Riebbi così il primo agosto di speranza. Sarebbe stato di serenità se non avessi dovuto affrontare il muso di mia madre. “Stanotte mi hai ricantato la serenata…” “Potevi pure scendere e offrirmi un bicchiere di vino, come si usa tra la poca gente civile che è rimasta in questo paese”. “Beh, per non svegliare i miei… Hai cantato… Aspetta, che ti dico quale mi è piaciuta: Nina se voi dormite, che è la più bella; poi L’eco der core… Che altro? Aspetta…” Non poteva ricordarlo, perché non sentiva mai le mie serenate: aveva un sonno talmente profondo che non riusciva a svegliarsi; e alle gomitate delle sorelle, che dormivano tutt’e tre in un letto, rispondeva: “Che bello! Me lo raccontate, domani?” Me lo confessò lei stessa (non sapeva mentire), chiedendomi però di farne ancora, di serenate: “Chissà che qualche volta non riesca a sentirti…” Mio compagno di serenate era quasi sempre Antonio.  “Hai fatto una scelta perfetta. Ma sai, mi voglio fidanzare anch’io”. “Bene! Con chi?” “Con Adele. Che ne dici?” “Bravo! E’ carina, sveglia e di carattere. Ti accompagno io”.