L'altra campana

TRASTEVERE - 7


 Il dottor Fazio mi prospettò una nuova esperienza in un ufficio atipico, un Ispettorato, al quarto piano di Viale Trastevere (sarebbe poi traslocato con altri uffici in affitto in una delle palazzine che andavano cementificando i prospicienti Orti di Trastevere), l’Ufficio Concorsi, diretto dall’ispettore generale Caiazza, segretario onorario di un nuovo sindacato aderente alla CISL. Accettai. Fui il direttore di sezione f.f. dell’Ufficio Certificati (e ne trassi un secondo saggio per gli Annali, La guerra dei certificati), alle dipendenze di un direttore di divisione che, prossimo al pensionamento, passava il tempo ad arrotolare cartoccetti con i quali si scaccolava il naso; mentre la mia Sezione Certificati, benché provvista di una ventina d’impiegati, era nel caos: vi si ammucchiavano a migliaia, pervenendo da tutta Italia, le richieste dei certificati di abilitazione all’insegnamentoe di idoneità nei concorsi a cattedre, che gli uffici centrali e provinciali dello stesso ministero richiedevano per conferire nomine e supplenze. “Non sarebbe più semplice e più giusto un accertamento d’ufficio, visto che siamo noi stessi a dover rilasciare i certificati che richiediamo?” “Ma sa quanto incassa lo Stato in imposte di bollo?” “Quindi una vessazione a scopo tributario. Ma almeno ci guadagna davvero lo Stato?” Conti alla mano, l’ammontare del tributo era ben lontano dal coprire gli stipendi degli impiegati, costretti a ricercare i risultati di ogni richiedente e a trascriverli a uno a uno sui grandi fogli di carta bollata, con tanto di passaggi per l’Ufficio Copia. Ormai le domande venivano timbrate e archiviate a mucchi, per rilasciare soltanto i certificati urgenti; cioè quelli richiesti con istanza che perveniva con il timbro urgente e la sigla del capo, quando lo stesso capo o altro capetto non aggiungeva la fatica di ripescare una domanda giacente facendola diventare urgente. Consapevole di non poter influire sul sistema giuridico, che avrebbe richiesto interventi legislativi, studiai seriamente il modo di trovare una soluzione tecnica sul piano dell’efficienza del servizio. Mi capitò tra la posta una réclame sulla microfilmatura e l’archiviazione fotografica degli atti (non c’era ancora il computer): quel sistema avrebbe consentito di archiviare, ritrovare e riprodurre gli atti in pochi secondi. Me lo studiai per bene e andai ad esporlo prima al direttore della divisione e poi, per sua delega (“Faccia lei, faccia lei”), al dottor Caiazza. Ed ebbi dal simpatico napoletanissimo ispettore sindacalista la seconda grande lezione burocratica.