L'altra campana

ARRIVANO I NOSTRI - 4


 Le mie funzioni più importanti sarebbero state il coordinamento dei provveditori agli studi (era affidato al sovrintendente come primus inter pares) e quello degli ispettori scolastici. Ma i titolari delle due sole province della regione umbra preferivano ignorarsi, mentre gli ispettori assegnati alla sovrintendenza avevano già un’ottima coordinatrice, la signora Fournier.  Solo dopo qualche giorno mi accorsi che si era insediata a Perugia una “Segreteria operativa del Gruppo Interministeriale per l’educazione ambientale”. Era una delle perle distribuite dai D’Amore per l’Italia: il Gruppo Interministeriale, previsto da una circolare a carico del Ministro dell’Ambiente, che l’aveva firmata su iniziativa di qualche interessato, doveva essere istituito con successivo decreto e operare in uno degli uffici dei due ministeri nella capitale; ma la sua segreteria stava in una sovrintendenza regionale. Ancora più incredibile dictu, il “Gruppo Ambiente” non si era più costituito, la sua segreteria sì; e funzionò o finse di funzionare per due anni, costituita dal reggente mio predecessore e da un ispettore periferico di Assisi, che essendo titolari altrove vi lucravano le indennità di missione.  L’ispettore operava anche per collette benefiche attraverso una sua associazione parafrancescana (Sorella Natura) presieduta dall’ex presidente perugino della Corte Costituzionale. Ideatore e factotum della situazione, avendo vinto il concorso per la Lombardia, riusciva così a farsi pagare per restarsene vicino al grande santo compaesano.  Trovai agli atti una lettera riservata, arrivata prima di me, con la quale il nuovo direttore generale aveva comunicato che quell’attività doveva intendersi riassorbita nella competenza istituzionale dell’Ufficio Studi del Ministero e la liquidava con tanto di ringraziamenti come velo pietoso. Ecco perché non vi avevo trovato l’ispettore che in precedenza, mi dissero, vi spadroneggiava. Ma il tenace ispettore non si era dato per vinto. E mentre corteggiava invano il vice ministro delegato, la senatrice Carla Rocchi (“Abbiamo un problema incomune”, mi disse lei), da una insegnante comandata che usava come segretaria personale fece convocare nella sovrintendenza di Perugia, scavalcandomi, i “referenti” che era riuscito ad agganciare in alcuni provveditorati.  Non potendo , tra l’altro, pagare quelle trasferte, feci revocare la convocazione. Alla irosa reazione epistolare dell’ispettore risposi diffidandolo e facendolo diffidare dal suo sovrintendente lombardo dall’usare per le sue personali attività il nome, le strutture o il personale della sovrintendenza di Perugia. E subii una rivalsa feroce.