Amare è amarsi

Saremo giudicati sull' amore

Creato da mariocennamo il 26/03/2014

 

 

 

 

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La vita frenetica

Post n°8 pubblicato il 30 Marzo 2014 da mariocennamo

 

La vita frenetica, i molteplici problemi e i tanti inconvenienti che s’incontrano lungo il percorso, ha provocato in molti credenti un graduale rilassamento nel trascorrere del tempo con il Signore. La troppa fretta quotidiana ha causato un sistema di vita accelerato e a causa di queste forti distrazioni le cose più preziose hanno perso valore o peggio, non sono più ricercate. In questo modo tanti cristiani si sono distratti profondamente dal senso della loro “salvezza”. Alcuni credenti non sanno più che cosa sono chiamati a realizzare, tutto è diventato sommario, grossolano e tanti sono diventati credenti di massa e non più cristiani audaci dal vigore che influenza e che stimola gli altri. Sembra che tutti sanno le cose di Dio, tutti conoscono le Scritture, ma di concreto molti cristiani vivono solo del loro micro-mondo fatto di piccole tensioni quotidiane e tante problematiche di vita. Eppure Dio li ha chiamati. Dio li ha chiamati a regnare nella vita e per l’eternità. Li ha chiamati a giudicare gli angeli caduti, a ricevere un nuovo nome, a conoscere i molteplici misteri del Regno. E’ stato Dio che ha pronunciato il loro nome nei luoghi altissimi quando hanno ricevuto Gesù nella loro vita. In quel giorno miriadi di angeli hanno fatto festa e si sono rallegrati, hanno glorificato Dio per il miracolo di una “nuova nascita”. Lo Spirito del Signore era presente il giorno della loro conversione. Fu lo Spirito Santo che li convinse di peccato e sparse nel loro cuore l’amore di Dio. Fu sempre lo Spirito che gli donò una famiglia cristiana, permettendo loro di sorridere alla vita, donandogli una speranza viva che non avevano. Fu Lui che li ha convinti della morte e della resurrezione di Gesù e li ha inseriti nel “corpo di Cristo”. In un attimo furono giustificati, furono riconciliati con Dio, adottati da Dio e chiamati Tempio dello Spirito Santo. Per loro fu scritto un nuovo cammino fatto di fede e di vittorie, mentre Dio stesso gli aveva donato un nuovo cuore per amarlo e comprenderlo. Poi lentamente, tanti dimenticano. Avvolti dalle loro vicende, sembrano storditi. Tanti se ne fanno una ragione, razionalizzano gli eventi e la loro vita non è più indirizzata verso la meta della loro chiamata. Gradualmente trascurano il loro intimo rapporto con Dio e senza rendersi conto diventano un numero nelle chiese. Il loro sistema mentale non è più assorbito dalla loro vocazione e tante verità si opacizzano e diventano solo un ricordo lontano nel tempo. In queste condizioni per alcuni cristiani stare in compagnia di Dio attraverso la preghiera o la meditazione delle Scritture diventa un “dovere”. Tutto ciò che dovrebbe essere di stimolo spirituale per la crescita e maturazione, si deforma e si trasforma in tempo da “trovare” perché troppo “occupati”, troppo presi dalla consuetudine delle loro giornate. Si parla di risveglio, di ritornare a Dio, si discute di consacrazione, ma all’indomani tutto riprende come prima in quanto le forte convinzioni di stare apposto con Dio, o di vivere secondo parametri preconfezionati, prevalgono sull’urgenza di un cambiamento radicale. In queste occasioni non mancano gli “slogan” di espressioni bibliche volte a mettere a tacere la questione e ciò che dovrebbe essere considerato una necessità di tutti, diventa un argomento da salotto accompagnato da qualche biscottino. In questi casi anche il “servizio” cristiano viene a perdere la sua lucentezza in quanto “l’unzione” divina non trova credenti consapevoli della loro vera necessità spirituale e di conseguenza ciò che si trasmette è solo “lo sforzo” del credente e non più la sostanza di cuori arresi. Può la chiesa andare avanti in questo modo? Dobbiamo affrontare la questione individualmente una volta e per sempre? Oppure bisogna far finta di niente e “tirare a campare”? Possa la luce divina risplendere sopra tutte le ombre che offuscano la verità, affinché ogni credente nei fatti della vita diventi ciò che Dio ha determinato in Cristo, senza sciupare la vita, senza trascurare le opportunità. In 2 Timoteo 4:6-7 Paolo scrive il suo stato d’animo e le sue considerazioni prima di morire. Siano le sue parole un’esortazione, un incoraggiamento, ma anche una riflessione di come vivere e concludere la nostra esistenza terrena: “Quanto a me, io sto per essere offerto in libazione, e il tempo della mia partenza è giunto. Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho conservato la fede”.
Past. Pietro Varrazzo

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