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Post N° 20


"(...)Quando arrivai a Milano ebbi la sensazione che la gente avesse spento l'interruttore dello sguardo. Un po' come si fa nelle stanze, quando si lasciano accese alcune luci e altre vengono spente. Mi pareva che ci fosse una rinuncia, un'abitudine a mettere le cose in ordine, a riunirle, raggrupparle secondo categorie troppo semplici. Per me invece, ogni viso era la mappa di un mondo unico e irripetibile; per gli altri, per quelli che parlavano con me, che studiavano con me, erano soltanto modelli, facili da catalogare. Nasi dritti e nasi storti, occhi chiari e occhi scuri, labbra sottili e labbra carnose, viso allungato e viso tondo. Questi criteri, come non ci fosse altro, e come se il viso delle persone non portasse con sè mille dettagli importanti che nessuno riusciva a vedere.""(...) Mi scorrevano davanti tutti quegli uomini dagli occhi uguali che sfioravo sui tram di Milano, negli uffici, o quando bevevo un caffé in qualche bar dove nessuno ti guarda mai. Guardano la tazzina, i soldi che gli dai, il bancone da ripulire con uno straccio umido..etc..ma niente: le persone, le persone sono anime sfuggenti, svagate, incroci di destini che non torneranno piu', e a cosa puo' servire guardare negli occhi un uomo che non tornerà?""(...) La Angelina è rimasta nei miei sogni, nel desiderio di tutte le donne che ho avuto, le donne che avevo pensando ad Angelina, che non era come loro. Perché sulla schiena dell' Angelina c'era uno spettacolo, una scenografia della vita e dell'esistenza, una carta geografica del desiderio, con il mare, le colline,  con quei fiumi che segnavano delle linee precise, piu' spesse e piu' sottili, segni di ombre, sogni di nostalgie, macchie di sole lasciate indecise per tanto tempo, come le sue mani, che le guardavo di continuo, che avevano i tendini e le dita leggere, come un veliero rapido ma capace di sfidare le onde dell'oceano. (...)"R. Cotroneo