condivisioni..

Post N° 32


Monsieur Charlie mi ha mandato questo bel messaggio (scusa se ti ho messo in piazza..e grazie infinite...:-)) PS au Sacre Coeur ho visto una madonna col bambino e ho pianto dalla gioia..la prima volta davanti ad un opera d'arte..)En attendant l'aube à Paris Alle cinque del mattino, ci sono due luoghi speciali a Parigi dove puoi purificare lo spirito dopo una notte di bagordi. Se ancora ce la fai e le gambe ti reggono, prova a salire, gradino per gradino, la candida scalinata del Sacre Coeur, un impegno gravoso lo ammetto, soprattutto a quell’ora, ma mano a mano che la fatica aumenta ti accorgi che il peso che solitamente ti porti addosso, diminuisce, ed allora ti pare di levitare e scopri che gli infiniti scalini, in fondo sono solo una passeggiata distensiva. Da lassù, appoggiato alla balconata mentre il respiro lentamente riassume i toni normali, getti l’occhio ovunque, sur la banlieu crepitante di luci, sur la ville sovrastata dalla luminosa creatura di Monsieur Eiffel, mentre più lontano verso Fontainebleu i primi bagliori del sole si fanno strada tra le nuvole notturne. "Sciogli in un tegame un panetto di burro mescolato ad un cucchiaio d’olio e quando comincia a rosseggiare versaci dentro un paio di cipolle affettate sottilissime mentre a parte preparerai un litro di brodo vegetale." Davanti a te si estende la città, seduttrice e affascinante, caotica e poetica, l’insieme di tutte le contraddizioni possibili, ma è Parigi e null’altra metropoli potrà mai offuscarla, ma se provi ad entrare nella “bomboniera” ti accorgi che l’atmosfera cambia improvvisamente e d’un tratto diventa quasi irreale. Ti consiglio una panca un poco defilata, magari vicino all’ingresso. Dapprima ti colpisce il silenzio, poi percepisci un lontano ed attutito assolo d’organo, accompagnato da un bisbiglio sommesso di cui non comprendi il significato, ma che cogli nella sua immediatezza come una lunga e diversa preghiera che cento bocche sussurrano. E’ impossibile non immergervisi, una sorta di incantesimo mistico ti pervade e come per colpa di quella magia, tentando invano di decifrare le parole, ti accodi in un’invitante nenia collettiva. E’ questa il sortilegio di una notte sulla collina di Montmatre, acquistare il gusto della spiritualità più genuina e sembrarti davvero strano che, solo a pochi passi dal “peccato”, si stemperi l’ansia quotidiana nella più perfetta musicalità interiore: il portare alla luce te stesso. "Quando la cipolla è completamente appassita gettaci dentro un bicchiere di vino bianco e lascia sfumare il tutto a fuoco vivo poi riabbassa la fiamma." Puoi starci dieci minuti, un’ora o più, il tempo non esisterà al Sacre Coeur e te ne accorgi quando l’alba è spuntata ormai e i primi sussurri si fanno rumore e lentamente l’atmosfera svanisce. Ripercorrere la scalinata a ritroso è come tornare da una confessione, anche se nessun sacerdote ti ha prestato attenzione, ma hai solo dato ascolto a quanto ti usciva da dentro e finalmente ti sei ritrovato per quello che sei. "Prepara un mazzetto profumato di timo, alloro e prezzemolo insieme ad una o più fese d’aglio rosato e uniscilo al brodo bollente che verserai a mestoli nel tegame delle cipolle." E’ a questo punto che accade il secondo miracolo, quando le prime saracinesche dei negozi cominciano a levarsi, ma ti accorgi che non sei diretto verso di loro, devi fare un po’ più di strada e spingerti verso le Halles, i vecchi mercati generali, oggi trasformati in architettura moderna. "Passerà un’ora o forse più ogni tanto scopri il tegame e lascia evaporare in modo che i profumi si liberino dell’aria in eccesso." C’è un vecchio tramvai che ti riporta indietro di venti anni almeno, un anziano guidatore sdentato ed un bigliettaio d’antan che, seppure assonnati, non lesinano mai un saluto misto ad una strizzatina di ciglia. Forse hanno ravvisato le occhiaie sul tuo volto e si immaginano chissà che. Dopo mezz’ora di sferragliamento, il tram ferma proprio davanti ad un vecchio bistrot, dal quale esce un odore sanguigno e a prima vista rivoltante. Avresti voglia di un caldo croissant e di un caffè amaro e allora cerchi di scantonare da lì, ma quell’odore ha qualcosa di stregato, qualcosa di cui non riesci a liberarti e, come i topolini dietro al pifferaio magico, lo segui. "Avrai di certo del pane raffermo che taglierai a fette e terrai da parte per quando la zuppa sarà sfornata. Avrai del formaggio svizzero che mescolerai grattugiato ad un buon pezzo di grana con eguale trattamento." Un tavolino malfermo, una tovagliaccia con più buchi che altro, ma intanto l’odore si è trasformato, è diventato un profumo quasi inebriante. "Monsieur?", la cameriera è giovane, carina e pallida, ha il fiato che sa di fumo misto a caffè e quando si china su di te, ti regala un sorriso che pagheresti per riaverlo uguale ogni mattina. Non hai il coraggio di pronunciare il nome da cui origina quell’aroma, ma hai visto un tizio al tavolo accanto che si è tuffato con gli occhi e con la bocca in una ciotola fumante e con una forchetta sta tentando di non far cadere nemmeno un filo da una crosta di pane imbevuta di liquido, sopra alla quale fonde un pezzo di formaggio che lui ricopre con una coperta di cipolle appassite. "Ecco, è l’ora versa la zuppa nelle ciotole di coccio deponici sopra le fette di pane cosparse dei formaggi grattugiati e metti in forno." E’ troppa la tentazione. "Aussi pour moi", sussurri quasi timidamente. "Soupe aux oignons, monsieur?", le si spalancano gli occhioni bistrati nel pronunciarlo. "Oui mademoiselle", ormai l’hai detto. "Il forno è caldo, a 200 gradi e il formaggio, dapprima si fonde poi comincia a gratinare. Et voilà la soupe é pronta." Finisce e comincia qui la seconda “purificatio” della giornata, davanti a quella stessa ciotola fumante dalla quale si sprigionano i sapori dell’eden mentre il suono del cucchiaio che scivola tra le labbra eccitate, ha la stessa musica con le identiche note della melodia preferita dagli angeli. Con simpatia, Charlie