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Ripresa o recessione?


C’è chi sostiene che l’immigrazione clandestina e lo sfruttamento della manodopera extracomunitaria a basso costo faccia parte di una strategia di politica economica voluta dai grossi gruppi industriali per la riduzione del costo del lavoro in Italia in modo da rendere la nostra economia più competitiva a livello internazionale, l’alternativa sarebbe quella di esportare le imprese e di conseguenza il capitale creando disoccupazione e recessione. In base a questa teoria andrebbero rivisti tutti i discorsi riguardanti le cause del malfunzionamento di certe leggi o dei controlli alla frontiera  o dell’inefficacia degli interventi del nostro governo in materia, sia dentro i nostri confini sia nei paesi da cui provengono gli immigrati. A questa politica si dovrebbe aggiungere con la privatizzazione degli enti statali avvenuta nel recente passato e la fusione di grandi gruppi bancari nazionali o di grosse imprese, quella di creare delle multinazionali che abbiano la forza per reggere il confronto in un mercato globale. In definitiva il cittadino italiano dopo un periodo di consumismo e di crescita salariale e del tenore di vita deve adattarsi ad una situazione che in termini economici credo si definisca di depressione economica, che ha fatto seguito ad un periodo di stagnazione cioè siamo nella terza fase del cosiddetto ciclo economico. La causa principale sarebbe da attribuire alla rapida espansione delle economie orientali fondate sulla produzione a bassi costi di impresa. Con lo stesso criterio di analisi sarebbe lecito pensare che la riduzione del potere d’acquisto che abbiamo vissuto con l’ingresso della moneta europea in Italia sia stata una manovra del precedente governo o dell’UE per farci passare dalla fase di crescita economica alla fase di stagnazione cioè abbiamo vissuto un periodo di recessione indotta in anticipo dal potere governativo. Se qualcuno è in grado di spiegarmi se il mio ragionamento è corretto è gentilmente pregato di farlo, e se è cosi gradirei anche capire perché si sono effettuate tali scelte e se sono scelte del nostro governo nazionale o prese a  Bruxelles. Inoltre volevo sapere se, ed eventualmente come, è possibile creare una economia che sia sempre in crescita. Mi chiedo se  non sarebbe possibile da parte degli organi di controllo del mercato internazionale stabilire dei limiti al ribasso vincolati alla tutela del benessere dell’uomo e  al rispetto dei diritti umani e dell’ambiente? D’altronde se la Cina vende è perché noi compriamo. Mi chiedo inoltre che fine stanno facendo i sindacati? Ed ancora: la politica fiscale dell’attuale governo in questo contesto che finalità ha? Il ricavato dal gettito fiscale proveniente dalla stretta sulle categorie abitualmente evaditrici verrà utilizzato per ridurre le aliquote? La riduzione del cuneo fiscale di 5 punti(aumento salariale a parte) non rischia di essere un semplice regalo a qualche imprenditore poco fortunato nelle sue scelte? Dubito che  tale operazione possa determinare un aumento di competitività significativo data la disparità di costo di produzione tra la nostra economia e quella da cui stiamo cercando di difenderci , forse era meglio favorire il reinvestimento nella ricerca o nella qualità di prodotto oppure migliorare il servizio di assistenza alle nuove imprese associandolo ad una politica di sburocratizzazione e di semplificazione delle pratiche a carico dell’imprenditore. L’impresa in Italia forse ha più bisogno di libero mercato effettivo e di uno stato che riesca a stabilire delle precise linee guida per la nostra impresa e che  la tuteli a livello internazionale ed in patria(perché così tanti cinesi stanno aprendo i loro mercati in Italia e vendono i loro prodotti non conformi alle normative vigenti senza che nessuno faccia niente?).Il cittadino italiano deve rassegnarsi a vivere d’ora in poi in una condizione di povertà?