Amici di Mer...da!

Post N° 15


è stata la mia quarta preside.complessata, ignorante in materia di amministrazione scolastica, di diritti sindacali, di decreti delegati, di organi collegiali ...sospettosa, ci faceva l’interrogatorio faccia a faccia con le classi ... guai se vedeva due docenti parlare fra di loro (che magari si stavano scambiando le ricette di cucina nel corso della ricreazione) poiché subito pensava che le stessero facendo il cappotto.iettatrice ..... (*ne parlerò in un altro post)era lei:  la monaca! 
ma prima o poi il destino vendica intere vite lavorative (passate, presenti e future).vengono convocati dall’oggi al domani i consigli di classe che si svolgevano come fossero collegi docenti, ossia tutti insieme appassionatamente, che si discutesse delle proprie classi oppure no. all’ordine del giorno: meta della gita di un giorno (ogni docente porti la propria proposta).dopo ampia discussione, per via delle tante proposte, viene approvata all’unanimità (imposta) per il quindicesimo anno consecutivo, quella della monaca: Assisi  e Fonti del Clitumno.rassegnati si parte con tre pullman straripanti di ragazzini esagitati verso l’Umbria.nei nostri cuori nemmeno il sentore di un presagio. tutto fila liscio finché si giunge alle carducciane Fonti del Clitumno.i ragazzi si spargono caoticamente sul prato e noi insegnanti a vigilare. me ne stavo ciondolando per i fatti miei quando vengo raggiunta da un gruppetto di ragazzini: “professoressa, professoressa corra! suor B. ha bisogno di lei”. conoscendoli  penso ad una presa per i fondelli e li invito a smammare. mentre che loro insistono vedo la collega di inglese prendere un fugone con la mano sulla bocca per trattenersi dal ridere ... è allora che mi risintonizzo sulle urla dei bambini: “professoré! la preside è caduta nel lago e non riusciamo a tirarla fuori”.  arrivo alla sponda che già qualche collega l’aveva tratta in salvo. per orgoglio il viaggio continuò. lo fece stando in piedi dietro all’autista volgendo gli occhi verso tutti pronta a fulminare qualsiasi sghignazzo. l’abitone nero, le quattordici sottogonne erano  zuppi d’acqua. era sabato, fortuna che il giorno dopo sarebbe stata domenica. ognuno di noi tornando a casa aveva di che raccontare. il lunedì fummo tutti sottoposti ad interrogatorio serrato: occorreva arrivare ai nomi di coloro che l’avevano sputtanata per tutto il quartiere così che in parrocchia la domenica mattina erano tutti distratti e non avevano ascoltato la splendida predica di don R. ( il suo amato pur non ricambiata).il mio racconto è un incitamento al ben sperare: coraggio! prima o poi  il destino ci rende giustizia!