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STORIA DI IERI E DI OGGI - OTTOBRE ALLA VENDEMMIA DI FEDERICO (luigispi)


“Magico, inconcepibile, enigmatico” questi i termini usati in tempi recenti da Friederich Nietzsche per indicare alcune peculiarità caratteriali di Federico II Hohenstaufen-Altavilla, Imperatore del Sacro Romano Impero, Re di Sicilia e di Gerusalemme. Ma in illo tempore le locuzioni più diffuse adottate dai contemporanei nei suoi confronti furono tutte espressamente elogiative come : "Stupor mundi" (per l'acutezza intellettuale espressa in tutti i rami dello scibile) e, soprattutto, "Puer Apuliae" (per la singolare predilezione, in un immenso impero esteso dalla Germania alla Sicilia, per la Puglia e la Basilicata). Infatti nelle terre lucane del Vulture e dintorni, disseminate di castelli e fortilizi costruiti ex-novo o ampliati o ristrutturati (Lagopesole, Palazzo San Gervasio, Lavello, Venosa etc), Federico conobbe soggiorni felici e politicamente fecondi (a Melfi, per es, nel 1231 le rivoluzionarie "constitutiones" contro gli abusi feudali). Mentre della Puglia -dopo aver ironizzato in latino sulla inaffidabilità di Bari ("gens infida"), di Barletta ("rustici e villani"), di Bitonto ("bestia et asinina") e Ruvo ("inimica christianorum")- egli amò senza riserve la "puglia piana", cioè la Daunia ("..la magna Capitana/là DOV'E' lo mio cor nott'e dia" come verseggiò in volgare anche il figlio Enzo prigioniero dei bolognesi). E molto probabilmente furono le riflessioni su tali esperienze umane, la posizione geografica, la devozione delle genti daune nonchè la natura dei luoghi adatti alla caccia a consolidare nell'Imperatore il convincimento di sentirsi qui "a casa sua più che altrove" e a considerare, specie nell'ultimo scorcio della sua vita, la Capitanata -in particolare "Fogia regalis sede inclita imp(er)ialis"-il centro del suo Impero unitamente ai dintorni, quelli compresi tra la"fidelis" Andria, Castel del Monte e Lucera, affidandone il castello agli alleati Saraceni trapiantati dalla Sicilia. Comunque se genio e cultura ispirarono il modus agendi del politico illuminato, talento e "passione"ne caratterizzarono l'inimitabile modus vivendi. La passione, soprattutto. Per l'universo femminile (quante Bianca Lancia però) e per la caccia, intesa come nobile arte venatoria, come irresistibile richiamo della e alla natura primigenia su cui lo stridìo del falco predatore modula la crudele legge della sopravvivenza. Questo forse lo spirito del suo libro "De arte venandi cum avibus“? O semplicemente-secondo interpretazioni più avanzate- un'altra "faccia della guerra"? Probabile. Ma certamente (come nel caso che segue) anche la "faccia rovinosa", quella della sconfitta cioè, se è vero, come è vero, che nel 1248 lasciò sguarnito l'accampamento imperiale e perse la battaglia di Parma -da sei mesi assediata- per andare a caccia nella valle del Taro.
Foto: (Nel mondo della moderna tecnologia la tradizione della nobile falconeria federiciana viene ampiamente utilizzata negli aeroporti per la sicurezza dei voli in arrivo e partenza. Come per dire che per i provvidenziali operatori di falchi addestrati nulla è cambiato nel tempo. Neppure la finalità di tale "ars venatoria". Che resta pur sempre -mutatis mutandis- una questione di sopravvivenza. Nella foto un moderno "falconiere" scruta e studia l'attimo propizio per l'azione (25.3.07 Aeroporto "Karol Wojtyła" di Bari-Palese). "Inconcepibile" vero? Se non fosse storia. ..... (fine prima parte ... continua...) luigispi