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STORIA DI IERI E DI OGGI - OTTOBRE ALLA VENDEMMIA DI FEDERICO (parte 2^) (luigispi)


... "Inconcepibile" vero? Se non fosse storia. Il che, tra l'altro, porterebbe a concludere (come ironizzato a suo tempo dalle intellighenzie tedesche devote ad Ottone di Brunswick) che il "fanciullino dell'Apulia" rimase per davvero un "puer", "nu' criatur" insomma, per tutta la durata della sua vita. Nulla di più falso ovviamente. Perchè, al contrario, questi aspetti di apparente follia provocata dalla passione non vanno letti come focose esuberanze "meridionali" ma piuttosto come ulteriori segni della grande "umanità", "modernità" e "filosofia di vita" del personaggio. TANTO PREMESSO, date le origini dauno-foggiane di chi scrive, facile e inevitabile cadere nel tumulto dei ricordi geostorici intrecciati a quelli  personali e familiari del "com'eravamo" in occasione di una giornata d'ottobre vissuta lungo gli itinerari dell'Apulia medioevale federiciana.
Il tutto accade di domenica, a Lucera e dintorni.  Una città d'arte  (ricostruita dai Longobardi sulla pianta dell'antica Luceria distrutta nel 663 d.C.) che porta ancora ben visibili le tracce del grande passato svevo-saraceno ed affascinanti testimonianze dei sec XIII-XIV. Quando, cioè, lo "Stupor Mundi" consacrava alla Storia la sua fama militare e la sua magnificenza artistico-letteraria. Già nella splendida Cattedrale dell'Assunta gotico-bizantina (opera dell'architetto D'Angicourt grande esperto di costruzioni militari) tra le meraviglie dell'interno la prima scoperta federiciana.
La messa domenicale nella Cattedrale dell'Assunta (eretta a Lucera da Carlo II d'Angiò col placet del dantesco Bonifacio VIII) si celebra sull'altare maggiore che fu la mensa marmorea di Federico II. Terminata l'epoca dei contrasti il monumento rivitalizzato resta un simbolo visibile della tormentata "pax composita" tra Papato e Impero. Una candida tavola marmorea dalle linee raffinate utilizzata come altare maggiore. E rivedere recuperato e valorizzato il desco monumentale su cui amava desinare Federico II  durante i suoi frequenti soggiorni nella vicina domus di Castelfiorentino (ove si spense per dissenteria nel 1250) tra le atmosfere ieratiche di una funzione religiosa in corso aggiunge all'evento celebrativo una solennità dai profondi significati nascosti. Il prete che officia sul desco dell'augusto peccatore dal cuore “abitato dalle fiamme dell’inferno” (secondo le accuse dei moralisti papalini dell'epoca) assume quasi, nella mente dell'osservatore rapito da emozioni e fantasie, l'immagine icastica della travagliata "ricomposizione" dei dissidi Chiesa-Impero che tanto afflissero l'inquieto e stravagante Federico in vita. Ma proseguiamo nell'intinerario domenicale.... (fine parte 2^ continua ... )luigispi