Amici e parole

STORIA DI IERI E DI OGGI - OTTOBRE ALLA VENDEMMIA DI FEDERICO (parte 3^) (luigispi)


.....Ma proseguiamo nell'intinerario domenicale. L'ite-missa-est ci trova pronti ad inerpicarci sul colle Albano verso il Palatium lucerino del "Puer Apuliae". Mentre per incanto il cielo minaccioso di nubi si apre improvvisamente al sereno ed una dolce aria autunnale, tiepida e lieve, accompagna i nostri ansiosi passi verso il portale d'ingresso (oggi pervio e visibile ma un tempo sotterraneo e disagevole per motivi di difesa). E all'interno, nel panorama all'apparenza disardono, si stagliano d'intorno le arcigne torri simmetriche -alcune ancora intatte- da cui per compiacere un cristianesimo vendicativo furono crudelmente precipitati gli ultimi fedelissimi arcieri saraceni di Federico. Basta però socchiudere gli occhi un istante per immaginare il vociare concitato della guarnigione, il calpestìo dei cavalli, il tintinnìo delle armature, l'improvviso silenzio riverente all'apparire dell'Imperatore, i soffocati risolini delle favorite, i lazzi dei giullari e le declamazioni dei cavalieri e dei poeti della Scuola Siciliana (unitamente alla coeva Umbra, è giusto ricordarlo, la prima grande testimonianza della nostra Letteratura cd "volgare"). Per inciso, non a caso una delle più ponderose e fondamentali Storie della Letteratura Italiana reca la firma di Mario Sansone, nativo di queste parti. E a proposito del mecenatismo di Federico II vari studiosi affermano che la cultura letteraria italiana nascanel nostro Sud e che, se si accetta l'assunto, il merito vada essenzialmente ascritto all'eclettismo del Personaggio. Vero. Definirlo il"Lorenzo Magnifico del Medioevo"? Piuttosto riduttivo considerando i difficili tempi federiciani. L'archètipo dell'Uomo Contemporaneo rende meglio l'idea. Nel primo pomeriggio si sciama lentamente dal Palatium con lo sguardo a ritroso verso le bifore (oggi inesistenti) del suggestivo maniero nell'immaginaria attesa che le cortesi castellane lascino cadere un grazioso viatico per il nostro viaggio di ritorno (come succedeva -secondo le leggende popolari- ai prodi cavalieri in partenza per la Terrasanta). 
 L'unico busto marmoreo di Federico II esistente al mondo si può ammirare  solo nel castello svevo di Barletta. Il futuro Imperatore venne alla luce sulla pubblica piazza di Jesi (come storicamente noto) perchè Costanza d'Altavilla, già quarantenne, intendeva fugare qualsiasi dubbio dinastico circa la diretta appartenenza dell'augusto discendente. Non so perchè mia madre, anche lei genitrice "sugli anta", trovasse molto divertente l'episodio. Forse perchè, piazza a parte, ero anch'io per lei "nu'criatur" della tarda età (come il "puer" per Costanza)? Chissà. Purtroppo pare che l'innocente accostamento non abbia  entusiasmato granchè l'Imperatore (come si vede è rimasto impassibile:-) però non si è opposto allo scatto -regolarmente autorizzato- della singolare fotoricordo (giornata FAI 2.4.06).    Ma improvvisamente, sulla disinvolta ricostruzione della storiella medioevale, s'innesca il meccanismo proustiano della dura realtà recente e familiare. Cioè di quella forzata partenza, senza ritorno, dei miei genitori dalla nativa Daunia e da Foggia, prima che fossero devastate dalle bombe. Oggi che non ci sono più, respirando questa dolce aria di casa, li "sento" dentro e intorno a me. Anzi ne percepisco gli odori personali : gli aromi di caffè e tabacco forte di papà, le ciprie e la crema Venus Bertelli della mamma. Ma il tempo delle nostalgie e dei recuperi memoriali, pur intensi e struggenti, svanisce in fretta. Perchè si scende a valle, verso i floridi vigneti in festa. Già s'imbandiscono sull'aia le genuine prelibatezze caserecce da gustare col rosso locale "cacc'e mitt" e già aleggia attorno ai tini colmi d'uva quella pànica euforia agreste che preannuncia il rito di una vendemmia speciale in una domenica speciale, la "Vendemmia di Federico". Prosit Imperàtor! Ave atque vale!.  ALLA PROSSIMA, CARI AMICI DI STANZA  luigispi