.....Ma proseguiamo nell'intinerario domenicale. L'ite-missa-est ci trova pronti ad inerpicarci sul colle Albano verso il Palatium lucerino del "Puer Apuliae". Mentre per incanto il cielo minaccioso di nubi si apre improvvisamente al sereno ed una dolce aria autunnale, tiepida e lieve, accompagna i nostri ansiosi passi verso il portale d'ingresso (oggi pervio e visibile ma un tempo sotterraneo e disagevole per motivi di difesa). E all'interno, nel panorama all'apparenza disardono, si stagliano d'intorno le arcigne torri simmetriche -alcune ancora intatte- da cui per compiacere un cristianesimo vendicativo furono crudelmente precipitati gli ultimi fedelissimi arcieri saraceni di Federico. Basta però socchiudere gli occhi un istante per immaginare il vociare concitato della guarnigione, il calpestìo dei cavalli, il tintinnìo delle armature, l'improvviso silenzio riverente all'apparire dell'Imperatore, i soffocati risolini delle favorite, i lazzi dei giullari e le declamazioni dei cavalieri e dei poeti della Scuola Siciliana (unitamente alla coeva Umbra, è giusto ricordarlo, la prima grande testimonianza della nostra Letteratura cd "volgare"). Per inciso, non a caso una delle più ponderose e fondamentali Storie della Letteratura Italiana reca la firma di Mario Sansone, nativo di queste parti. E a proposito del mecenatismo di Federico II vari studiosi affermano che la cultura letteraria italiana nascanel nostro Sud e che, se si accetta l'assunto, il merito vada essenzialmente ascritto all'eclettismo del Personaggio. Vero. Definirlo il"Lorenzo Magnifico del Medioevo"? Piuttosto riduttivo considerando i difficili tempi federiciani. L'archètipo dell'Uomo Contemporaneo rende meglio l'idea. Nel primo pomeriggio si sciama lentamente dal Palatium con lo sguardo a ritroso verso le bifore (oggi inesistenti) del suggestivo maniero nell'immaginaria attesa che le cortesi castellane lascino cadere un grazioso viatico per il nostro viaggio di ritorno (come succedeva -secondo le leggende popolari- ai prodi cavalieri in partenza per la Terrasanta).
STORIA DI IERI E DI OGGI - OTTOBRE ALLA VENDEMMIA DI FEDERICO (parte 3^) (luigispi)
.....Ma proseguiamo nell'intinerario domenicale. L'ite-missa-est ci trova pronti ad inerpicarci sul colle Albano verso il Palatium lucerino del "Puer Apuliae". Mentre per incanto il cielo minaccioso di nubi si apre improvvisamente al sereno ed una dolce aria autunnale, tiepida e lieve, accompagna i nostri ansiosi passi verso il portale d'ingresso (oggi pervio e visibile ma un tempo sotterraneo e disagevole per motivi di difesa). E all'interno, nel panorama all'apparenza disardono, si stagliano d'intorno le arcigne torri simmetriche -alcune ancora intatte- da cui per compiacere un cristianesimo vendicativo furono crudelmente precipitati gli ultimi fedelissimi arcieri saraceni di Federico. Basta però socchiudere gli occhi un istante per immaginare il vociare concitato della guarnigione, il calpestìo dei cavalli, il tintinnìo delle armature, l'improvviso silenzio riverente all'apparire dell'Imperatore, i soffocati risolini delle favorite, i lazzi dei giullari e le declamazioni dei cavalieri e dei poeti della Scuola Siciliana (unitamente alla coeva Umbra, è giusto ricordarlo, la prima grande testimonianza della nostra Letteratura cd "volgare"). Per inciso, non a caso una delle più ponderose e fondamentali Storie della Letteratura Italiana reca la firma di Mario Sansone, nativo di queste parti. E a proposito del mecenatismo di Federico II vari studiosi affermano che la cultura letteraria italiana nascanel nostro Sud e che, se si accetta l'assunto, il merito vada essenzialmente ascritto all'eclettismo del Personaggio. Vero. Definirlo il"Lorenzo Magnifico del Medioevo"? Piuttosto riduttivo considerando i difficili tempi federiciani. L'archètipo dell'Uomo Contemporaneo rende meglio l'idea. Nel primo pomeriggio si sciama lentamente dal Palatium con lo sguardo a ritroso verso le bifore (oggi inesistenti) del suggestivo maniero nell'immaginaria attesa che le cortesi castellane lascino cadere un grazioso viatico per il nostro viaggio di ritorno (come succedeva -secondo le leggende popolari- ai prodi cavalieri in partenza per la Terrasanta).