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Tecno - utopie e destino della terra

Nell’Interesse pubblico
Penetrare la bolla tecnologica

Ralph Nader
24 ottobre 2014

Questo fine settimana, il 25 e 26 ottobre, mi unirò ai maggiori critici (degli Stati Uniti e dall’estero) delle tecnologie controllate dalle multinazionali che sono anche i sostenitori delle tecnologie appropriate per le popolazioni (Vandana Shiva, Anuradha Mittal, Helen Caldicott, Wes Jackson, Bill McKibben) i quali si riuniranno presso la storica Cooper Union Great Hall per parlare di “Tecno - utopie e  destino della Terra”.

I conferenzieri sono molto competenti.
Alcuni dei loro ammonimenti precedenti sono stati ignorati dai politici.
Purtroppo, molti di questi avvertimenti, alla luce dei fatti attuali, sono stati sottovalutati.
L’organizzatore principale di questo incontro è Jerry Mander che dirige l’International Forum on Globalization (vedi IFG.org per l’intero elenco dei programmi).

Nel 1996, Mander e Edward Goldsmith riunirono diversi scrittori di primo piano per contribuire ai saggi del libro intitolato The Case Against the Global Economy.
Questi analisti fecero previsioni circa gli effetti dannosi del potere multinazionale inesorabilmente a senso unico e dei loro accordi commerciali aziendalisti, come il WTO (World Trade Organization) fatto sotto la presidenza di Bill Clinton e il NAFTA ratificato di recente.
Diciotto anni fa, questi capitoli sembrarono provocatori ed estremisti ai “liberisti” asserviti alle multinazionali.
Oggi, la lettura di questi saggi (con la conoscenza degli effetti successivi di tali accordi per i lavoratori, l’istruzione, la cultura, l’energia, l’ambiente, i media, le forniture alimentari, i prodotti farmaceutici, l’uso del suolo, la brevettabilità delle forme di vita, il colonialismo dello sviluppo e dei processi democratici) rende il libro profetico.
18 anni fa, molti definirono questo libro come un’esagerazione quando in realtà sottovalutò i danni fatti dalle multinazionali incontrollate alle persone con diversi status economici sia nei paesi in via di sviluppo che in quelli sviluppati.

Il capitolo di William Greider, intitolato “Citizen GE”, rimane una delle rassegne più brillanti e succinte mai scritte sull’avidità di una società globale.

Il libro si muove dentro le proposte di “rilocalizzazione” dei sistemi economici, delle valute, delle comunità e dell’agricoltura.

Mr. Mander vede la conferenza di questo fine settimana come un aggiornamento che scuota dal torpore e come un appello a agire per mutare con urgenza la tecnologia/scienza segreta e aziendale che serve le intersezioni strette del consumismo a breve termine a discapito degli esseri umani e dei valori globali più ampi.

I giganti societari, intenti al dominio attraverso le deleghe governative, il potere monopolistico condiviso e la propaganda, non sono ciò che il filosofo/matematico Alfred North Whitehead aveva in mente quando disse che una grande società è quella in cui “i suoi uomini d’affari pensano molte delle loro funzioni”.

Per i padroni aziendali, non importa quanto siano evidenti le meravigliose conseguenze non intenzionali del loro dominio, ancora marciano per gli imperativi degli utili trimestrali, dei prezzi delle azioni e dei bonus dei dirigenti.

Con tali parametri di valutazione basati solo sul misurare il loro successo, non c’è da stupirsi se le imprese globali di oggi, quelle energetiche, le farmaceutiche, “della difesa”, quelle bancarie, minerarie, ecc - sono macchine che concentrano potere tese alla sconfitta, alla diminuzione o alla cooptazione di tutte le forze che avanzano valori civici, politici o economici contrari.

Una delle lotte meno raccontate e irregolari è quella tra la scienza aziendale e la scienza accademica.
A differenza della scienza accademica, quella aziendale non è ben verificata, se non con l’inganno di alcuni scienziati accademici ben compensati e corrotti - una pratica nota sia per le industrie del tabacco sia per le farmaceutiche.
La scienza aziendale è reticente (il proprietario è l’uomo elefante), potente politicamente e promossa intensamente dai media.
Si è intrinsecamente legata alla tutela e alla promozione di attività redditizie sul piano commerciale che sono spesso pericolose o nocive per le persone e per l’ambiente.

Un esempio è la Monsanto Corporation la quale comprende un’unità globale per utilizzare monopoli di brevetti e l’influenza politica per cambiare la natura della natura.
Le colture geneticamente modificate e senza etichetta della Monsanto sono ampiamente non regolamentate, come notato da Scientific American, la quale ha detto: “Purtroppo, non è possibile verificare che le colture geneticamente modificate siano create come pubblicizzato. Questo perché le aziende Agritech hanno dato a se stesse il potere di veto sul lavoro dei ricercatori indipendenti” (20 luglio 2009).

Così, la scienza aziendale è troppo distante da un’adeguata responsabilità pubblica.
Questo porta ad applicazioni ingegneristiche rapide prive del rigoroso processo di testing e verifica libera richiesto dalla sua controparte più morale, la scienza accademica.

Sono queste implementazioni ingegneristiche rapide, così come la loro applicazione errata e la propaganda pubblica che la discussione alla Cooper Union cerca di affrontare.
C’è un precedente per questo lavoro.
Il motore a combustione interna inquinante fu messo in discussione raramente fino agli anni Sessanta, quando uno scienziato di Caltech collegò le sue emissioni allo smog.

Una parte della conferenza alla Cooper Union su “Tecno - utopie e il destino della Terra” si riferisce a quello che Mr Mander chiama “Quali vie d’uscita? Ingredienti di cambiamento”.
Va notato che non vi è alcun pannello o argomento incentrato sulla realtà fondamentale della mancanza di un quadro etico o giuridico in cui queste tecnologie devono operare.
Considerate i semi OGM, le nano-tecnologie, i droni da guerra, la biologia sintetica, la robotica medica, i sistemi d’arma, i dispositivi di sorveglianza e tanto altro!
Dove è la legge di regolamentazione?
Dove è la discussione civica su ciò che queste “macchine” e la tecnologia fanno presagire sui nostri valori sociali e morali?

Ci saranno numerosi interventi che sosterranno l’autosufficienza locale, le imprese comunitarie, “i valori indigeni e i diritti della natura”, “La vera contabilità dei costi”, e “l’economia statale stazionaria”.
Ma ci sono dei limiti agli sforzi delle persone che promuovono l’autosufficienza locale nel settore civile.
Ostacoli banali, come il Congresso, non possono essere ignorati.
Il braccio del governo del corporativismo gigantesco e la sua influenza sui nostri politici a contratto soffoca le iniziative per spostare il mercantilismo e il potere corporativo.

Non vi è alcun sostituto per la mobilitazione politica delle persone tanto necessaria in ogni distretto congressuale per espandere gli sforzi locali realizzati e innescare un dibattito nazionale e una trasformazione delle nostre priorità attualmente invertite e delle dominazioni plutocratiche (vedi IFG.org).

Tradotto il 06/04/2015 da F. Allegri.

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