Messaggi di Dicembre 2014

I rischi bellici legati ad una dinastia Clinton

Post n°851 pubblicato il 30 Dicembre 2014 da amici.futuroieri
 

SAGGIO BREVE
I rischi bellici legati ad una dinastia Clinton

29 Dicembre 2014
Di F. Allegri

Questo saggio si ispira ad una lettera pubblica di Ralph Nader dello scorso 15 agosto 2014 titolata: “Hillary –  il falco vola di nuovo”.

Quella lettera iniziò con una frase pronunciata da un ex collaboratore di Bill Clinton: “Hillary lavora per Goldman Sachs e le piace la guerra, altrimenti lei mi piacerebbe”.
La signora Clinton ha fatto molti comizi pagati con l’alta finanza di Goldman sachs e Wall street sotto il marchio del partito democratico americano, è vicina a questi poteri forti e lei è stata pure la protagonista di una politica estera americana aggressiva che caratterizzò la continuità tra la presidenza Bush e la prima di Obama.

Ad inizio agosto la signora Clinton fu intervistata dal The Atlantic e lei fece una critica alla politica estera di Obama definendola debole e “non organizzata”. Secondo lei, Obama era un debole anche se aveva fatto molti bombardamenti e molti interventi negli scenari di guerra: lei lo vedeva come “un comandante pacifista” e di sicuro la signora si era dimostrata più belligerante di lui.

Nell'intervista citata, lei rimproverò Obama per lo scarso impegno USA a favore dei ribelli in Siria che si erano divisi in fazioni ed erano privi di leader forti e di combattenti addestrati.
La signora Clinton conosceva i motivi della cautela della Casa Bianca: l’opposizione crescente del congresso all’intervento in Siria e la difficoltà legate alle forniture di armi agli insorti incontrollabili.

Secondo la signora clinton: “Le grandi nazioni hanno bisogno di principi organizzativi, e ‘il non fare cose stupide’ non è un principio organizzativo”.
Il modesto pacifismo di Obama avrebbe meritato un maggiore rispetto, specie se si rispetta lo spirito della costituzione americana che considererebbe incostituzionale l’ennesimo intervento USA fuori dei suoi confini.
Non va dimenticato che la signora votò a favore dell’invasione dell’Iraq che provocò il caos e tante tragedie per il popolo iracheno e per i contribuenti americani.

Il pacifista Nader critica la Clinton anche per come svolse in suo ruolo di Segretario di Stato nei primi 4 anni di presidenza Obama: poca diplomazia, troppa belligeranza.
In quegli anni, lei fu più bellicosa del Segretario alla Difesa Robert Gates e il suo linguaggio era pericoloso anche per i diplomatici americani che andavano in missione.
Sono questi discorsi che hanno originato la metafora del falco che volava e che vorrebbe volare di nuovo.

Durante la prima presidenza di Obama, la belligeranza della Clinton si tradusse nel suo impegno per coinvolgere il Segretario alla difesa e il presidente nel rovesciamento del dittatore libico Gheddafi: i due erano contrari.
Il dittatore libico aveva consegnato le sue armi pericolose e stava ricostruendo le relazioni con i paesi e le compagnie petrolifere occidentali.
La signora Clinton non ebbe “un principio organizzativo” per le conseguenze mortali provocate da milizie bellicose che si sono spartite la Libia e poi si sono riversate in Mali portando la violenza anche in Africa centrale.
L’assalto alla Libia fu una guerra non dichiarata di Hillary Clinton e oggi è un disastro continuo che mostra come l’esperienza di politica estera attribuita alla signora consista solo nel aver fatto delle “cose stupide” dato che lei ignora la pericolosità delle nazioni tribali settarie e dittatoriali.

Dopo aver criticato Obama, la signora Clinton affermò di aver telefonato al presidente per dirgli che lei non aveva intenzione di attaccarlo e per promettergli “un abbraccio” in occasione del Vineyard party a Martha.
Per Nader, un abbraccio opportunistico dopo un attacco non è ammirevole!

Nel proseguo della sua lettera Nader si ricordò che la Clinton da giovane era stata contraria alla guerra in Vietnam e a quel punto lui si chiese come era possibile che lei fosse divenuta un falco da guerra? Questo sviluppo poteva legarsi alle ambizioni politiche arroganti o ad un suo senso di inferiorità femminile verso i militaristi. Dopo la sua celebre elezione come senatore di New York nel 2000, lei ebbe un seggio al Comitato dei Servizi Armati del Senato.
In quella sede, a differenza del suo amico belligerante, il senatore repubblicano John McCain, raramente lei mise in discussione uno spreco dei contratti del Pentagono; non discusse mai gli sprechi, le frodi e gli abusi del settore della difesa; e non vide mai un sistema di armi ridondante o non necessario (spesso criticato dai generali e ammiragli in pensione) che un tempo non le piaceva.
Il presidente Eisenhower aveva ammonito anche lei sui pericoli legati al complesso militare - industriale. Pure lei che non ha mai messo in agenda il fare la pace.
Lei preferiva parlare di potenza e dispiegamento militare in un area geografica dopo l’altra.
Alla US Naval Academy nel 2012, la Generalissima Clinton tenne un discorso sul perno da porre in Asia orientale con una "forza di proiezione" (una delle suoi frasi preferite) costituita da navi USA, truppe e aerei posizionati in paesi vicini alla Cina.
Naturalmente, la risposta della Cina fu quella di aumentare il suo budget militare e quella di proiettare la propria potenza militare.
La super potenza del mondo non deve essere dipendente da continue provocazioni che producono conseguenze indesiderate….

La Clinton rappresenta la parte bellicista del partito democratico USA, ha fatto il giro del paese per promuovere il suo nuovo libro Hard Choises e secondo Nader, lei avrebbe avuto fondi anche dai servizi segreti.
Nader aggiunse che Hillary Clinton (come candidato presidenziale) doveva riflettere su quello che aveva da offrire a un popolo americano stanco della guerra e dominato dalle multinazionali.
La Clinton doveva cambiare idea, come aveva fatto pochi mesi prima in materia di salario minimo per le donne.
In quel caso, lei aveva colmato la distanza tra la sua vita agiata e le esperienze difficili delle masse oppresse.
I democratici cominciano ad opporsi ad una dinastia Clinton? Lo fecero anche ai tempi di Obama

 
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Natale a Cerreto

Post n°850 pubblicato il 26 Dicembre 2014 da amici.futuroieri
 

Questo è un natale diverso dagli altri.
E’ un natale senza luminarie e con qualche preoccupazione economiche specie per quelle famiglie che non hanno ancora il tetto sulle loro case dopo il downburst dello scorso 19 settembre.
Le luminarie non mi mancano, credo che fosse il caso di metterle spendendo soldi pubblici che servono per lenire bisogni sociali.
Trovo geniale l’idea dei commercianti di Cerreto e della Pro Loco di appendere alle finestre dei finti pacchi regalo.
La mancanza di luminarie da risalto ai tanti presepi che sbucano dagli angoli delle strade e nei tanti edifici svuotati dei loro negozi da 5 anni di crisi ininterrotta.
Anche quest’anno la manifestazione denominata “La via dei presepi di Cerreto Guidi” è un successo che non si interrompe, la gente viene a vedere questi presepi da ogni dove, da tutto il Circondario e anche da fuori provincia.
Ci sono presepi di tutti i tipi, c’è quello tutto di stoffa, ci sono villaggi ricostruiti nei minimi dettagli, magari con movimenti meccanici creati da sapienti artigiani ed elettricisti.
I bambini hanno sfogato le loro fantasie e talvolta hanno usato i loro giocattoli preferiti come nel caso del presepe dei gormiti.
C’è il presepe nello scrigno e quello nella lanterna.
Uno è in un’auto, in una 500 d’epoca che da il senso del tempo che trascorre.
Oltre la bellezza dei presepi c’è anche la consueta sfida annuale: Le capannucce in gara hanno superato quota 160 e quest’anno le categorie premiate il giorno dell’Epifania saranno quattro.
Esse sono:
a) il presepe dei bambini;
b) i presepi artigianali;
c) i presepi tradizionali;
d) i presepi in vetrina.
I presepi sono ovunque e si può scrivere che spadroneggiano nel borgo di Cerreto e la gente è attratta da queste rappresentazioni fascinose che ci riportano al mondo della religiosità del Medio –evo.
Il borgo medioevale di Cerreto trova un suo senso turistico nei giorni del Natale e questo risalta anche nella casa di Babbo Natale che si trova nella Piazza Nuova privata dei 3 cedri del libano e anche nella corsa dei babbi Natale che si è svolta domenica scorsa con oltre 100 partecipanti.
Per tutto questo, da Cerreto si può donare un Buon Natale particolare.

 
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Breaking new ground

Post n°849 pubblicato il 23 Dicembre 2014 da amici.futuroieri
 
Foto di amici.futuroieri

Le insidie e le gioie delle coltivazione di pomodori: Un estratto da Breaking New Ground
www.earth-policy.org/blog/growing_tomatoes/
Earth Policy Release
12 Agosto 2014

“Quando Carl ed io iniziammo la coltivazione di pomodori, essi erano uno dei prodotti più popolari e più apprezzati del New Jersey.
Ogni estate il South Jersey forniva pomodori freschi a Philadelphia e a New York.
Oltre a conservarli, l’industria li trasformava in succhi di frutta, zuppe di pomodoro e in ketchup.
A causa di due imprese di trasformazione di pomodori a Bridgeton (PJ Ritter e Pritchard) l’aria estiva si riempiva del profumo goloso del ketchup cotto in enormi vasche piene di spezie.
Questo aroma fu parte integrante di ogni estate della mia giovinezza.

Tra tutte le colture che potevamo coltivare, Carl e io scegliemmo i pomodori. Perché?
In primis, la stagione di crescita del pomodoro s’integra bene con l’anno accademico.
Questo non vuol dire che non c’era sovrapposizione, perché i campi di pomodori dovevano essere piantati in aprile o, al più tardi, all’inizio di maggio — ben prima della fine della scuola.
Lester caricava i cestini di pomodoro alla fine della stagione, quando la scuola iniziava in autunno c'erano ancora i pomodori nel campo.
Anche questo era un momento faticoso per noi.

Allo stesso tempo, ci si diverte a coltivare i pomodori. Sono così reattivi e produttivi.
Visualizzate i suoi frutti — alcuni maturi, alcuni in maturazione, e alcuni ancora verdi — una pianta di pomodoro è un’opera d'arte.
E mi piace l’aroma caratteristica di una pianta di pomodoro.
Ancora oggi quando vedo una pianta di pomodoro non posso resistere e l’annuso.

Una delle nostre sfide era quella di finanziare la nostra coltivazione in continua espansione. Mio fratello ed io facemmo un accordo con Pop.
A Pop non importava di quello che facevamo con il resto del nostro tempo finché facemmo le nostre faccende e tutto andò bene.
Quindi, in primavera, per esempio, mio fratello si assunse la responsabilità della mungitura non solo delle sue mucche, ma anche delle mie.

Io, nel frattempo, avrei corso un miglio e mezzo verso una fattoria locale per passare un paio d’ore prima della scuola ad aiutare l’agricoltore a cogliere quattro acri di asparagi.
Pagava 1 dollaro l’ora, questo ci permetteva di accumulare qualche soldo.
Era pure un allenamento, dato che correvo il miglio per la squadra di atletica della scuola.

Oltre alla raccolta di fragole e al taglio degli asparagi degli altri agricoltori, aiutavamo anche all’imballaggio del fieno utilizzando un vecchio camion che avevamo comprato per trasportare balle di fieno dal campo al centro di raccolta.

Agli agricoltori piaceva assumere Carl e me perché lavoravamo duramente.
Ci mettevamo in competizione tra noi.
Fui il primo a raccogliere 100 cesti di pomodori (da 35 libbre ciascuno) in un giorno.
Poi Carl ne colse 102.
Dopo di che, il record è andato avanti e indietro tra di noi: 105, 107, 108, e poi 110.
Non fu per un caso fortuito che vinsi il Cumberland County Junior Tomato Picking Championship nel 1949!
Non lo fu neanche il fatto che Carl fu selezionato come Star Farmer del New Jersey dal Future Farmers of America!

Nel 1949 comprammo il nostro primo trattore — un J.I. Case con 2 aratri, un trattore di medie dimensioni di un tempo passato — in gran parte con i guadagni dei pomodori raccolti per altri agricoltori. A 10 ¢ al cesto di pomodori raccolti ci vollero 2.000 cestini per pagare il trattore.

Alla fine di agosto del 1951, durante il fine settimana precedente al mio arrivo alla Rutgers University per l’orientamento matricole, affrontammo un problema logistico.
Io avevo la patente di guida, Carl no.
Quando andai alla Rutgers, Carl non sapeva come portare i pomodori all’industria conserviera distante una dozzina di chilometri.
In realtà, il problema non era tanto la mancanza della patente perché i giovani della fattoria guidavano spesso in loco prima di prenderla.
Il problema era che Carl non aveva mai guidato un camion carico di pomodori accatastati in file di cinque canestri.

Con questa idea in mente decidemmo di fare un trasporto all’industria conserviera il Sabato, il giorno prima di partire.
Caricare oltre 200 cesti di pomodori su un camion è un’arte in sé.
Un camion per pomodori è progettato in modo che i cesti siano impilati in una piramide estesa, che va dalla parte anteriore alla posteriore.
Le sponde ci permisero di mettere un altro strato di cesti pendenti al contrario della piramide su entrambi i lati per stabilizzarla.
Era un modo provato e vero per spostare i pomodori dalla fattoria alla fabbrica.
Il nostro vecchio camion Chevrolet del 1935 portava almeno 4 tonnellate di pomodori.

Decidemmo che Carl avrebbe guidato il camion verso la fabbrica ed io l’avrei seguito con il pick-up subito dopo.
Avrebbe dovuto fare la fila, perché c'era sempre una lunga fila di camion in attesa per ore prima di essere scaricati.

L’ultimo tratto di strada di cinque miglia o quasi verso il conservificio era diritto.
Carl guidava il camion troppo carico dietro ad un agricoltore locale che trasportava due o tre attrezzi dietro al suo trattore.
Carl si preparò al sorpasso ed era già sul lato sinistro della strada quando si rese conto l’agricoltore stava per spostarsi verso il centro della strada per svoltare a destra nel suo vialetto.
Le ruote del camion andarono sul ciglio sporco e il camion cominciò a piegarsi con il suo pesante carico.
Carl lo riportò sulla strada, ma non tutti i pomodori vennero con lui.
Parte del carico cadde, lasciando pomodori sparsi per diversi inches di profondità per un pezzo di strada. Lui accostò per valutare i danni e per aspettarmi.

Dopo un po’ arrivai, le auto erano già passate — pure sopra ai pomodori.
Ma, come se stessero andando nella neve appena caduta, i piloti erano passati su una corsia, passando sugli stessi solchi per ridurre al minimo i danni.

Qualcuno suggerì che noi chiamassimo il nostro agente locale alla PJ Ritter.
Chiamammo dalla casa del contadino e l’agente arrivò rapidamente.
Fece il punto della situazione, vide che la maggior parte dei pomodori sulla strada erano ancora in buone condizioni.
Molti erano lividi e alcuni erano spaccati, ma era ovvio che li avevamo scelto con cura e che erano di qualità insolitamente alta.
Egli ci suggerì di prendere in prestito un paio di pale o di palette dal contadino per ricaricare di nuovo sul camion più pomodori possibili, preferibilmente senza sabbia o ghiaia.
Disse che non saremmo stati in grado di raccoglierli tutti, ma la gran parte di sicuro.

Chiese che noi domandassimo all’'agricoltore se potevamo parcheggiare il camion dietro la stalla, fuori dalla vista della gente, dal momento che questi pomodori sciupati potevano diventare un problema di pubbliche relazioni per la Ritter.
E ci disse di portare il camion alla fabbrica la mattina successiva alle 5:30, quando l’avrebbero scaricato immediatamente per ridurre al minimo la possibilità di deterioramento dei pomodori spaccati.

Lasciammo I Pomodori Alla Fattoria
Nonostante la perdita di una piccola parte di questo carico, consegnammo molti altri carichi e l’anno andò bene.
Eravamo ufficialmente coltivatori di pomodoro.
E dal momento che avevamo fatto la maggior parte del lavoro da soli, gran parte dell’assegno che ricevemmo nel mese di novembre per i pomodori che avevamo consegnato ci servì per comprare un altro trattore — nuovo e di marca.
Mio fratello ed io sapevamo quello che volevamo, una trattore Ford nuovo con 2 aratri.
Suggerii a lui che andasse avanti e lo comprasse.
Carl aveva lavorato sodo e volevo che facesse l’esperienza e la soddisfazione di acquistare il trattore.
Andò dal rivenditore di attrezzature agricole locali, che ovviamente ci conosceva, ma che non era disposto a vendere a un quattordicenne.
A lui occorse un po’ per capire che mio fratello era serio e che non voleva solo un trattore, ma anche l’aratro e dei coltivatori che andassero con lui.
Comprammo quel trattore nell’autunno del 1951 per 2100 dollari con un acconto di pagamento iniziale di $ 700 e con il resto da pagare in rate da $ 700 nell’autunno di ciascuno dei 2 anni successivi, due rate tipiche per gli agricoltori.

Iniziammo la coltivazione di pomodori, proprio quando il settore cambiava rapidamente.
Dopo un paio di anni di semina a mano, prendemmo una trapiantatrice meccanica.
La trapiantatrice, sulla quale 4 persone potevano piantare due file di pomodori alla volta, veniva attaccata dietro al trattore.
Due tamburi riempiti con acqua contenente un fertilizzante liquido erano montati su ciascun lato del cofano del trattore.
Così, mentre ogni pianta entrava nel terreno, mezzo bicchiere d’acqua circa veniva versato in contemporanea per fornire umidità intorno alle radici della pianta nonché i nutrienti essenziali: azoto, fosfato e potassio.
Ciò aiutava a crescere le piante più velocemente rispetto ai tradizionali impianti a mano.

Mentre la nostra coltivazione di pomodori cresceva, passammo dalla fabbrica locale di pomodoro, PJ Ritter alla Campbell Soup che poteva gestire bene i nostri maggiori raccolti.
Oggi è difficile credere che stavamo producendo e consegnando pomodori all’impianto Campbell Soup di Camden, New Jersey, per $ 34 alla tonnellata.

Durante il nostro primo anno con solo 7 acri coltivati con pomodori, Carl e io scegliemmo quasi tutti i nostri pomodori.
Ma, mentre io ampliai la superficie, fino a settanta acri (280.000 piante) nel 1958, avevamo bisogno di tanto aiuto per la raccolta.
I nostri raccoglitori erano i compagni di classe, gli amici, e, quando divenimmo più grandi, i lavoratori stagionali della vicina Salem e anche alcuni da Puerto Rico tramite un contratto con il Puerto Rico Department of Labor.

Scoprire nuovi terreni
Nel 1958 commercializzai 1.500.000 libbre di pomodori, diventando uno dei più grandi produttori di pomodoro del New Jersey.
Il periodo di otto anni della mia vita in cui feci crescere pomodori, dal 1951 al 1958, iniziò durante il mio ultimo anno al liceo, misurò i quattro anni alla Rutgers, i mesi che vissi nei villaggi in India nel 1956, e i due anni seguenti.
Avevo sviluppato un attaccamento alla terra.
Anche adesso ogni volta che torno a Stow Creek per le visite ai familiari, guidando attraverso la campagna con i suoi campi sabbiosi fertili, le macchie di bosco e i torrenti, mi viene un senso di tranquillità e di casa”.

Per saperne di più sulle esperienze di Lester Brown sulla coltivazione di pomodori così come sulle altre parti della sua vita, acquistate una copia di Breaking New Ground.
# # #
Album di foto, video e risorse aggiuntive sono disponibili su www.earth-policy.org.
Sentitevi liberi di passare queste informazioni ad amici, familiari e colleghi!
Contatto per i media: Reah Janise Kauffman
Contatto per la ricerca: Janet Larsen
Eartj Policy Institute
1350 Connecticut Avenue NW, Suite 403, Washington, DC 20036

Tradotto da F. Allegri il 22/12/2014.

 
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Gli auguri dei dipendenti della provincia

Post n°848 pubblicato il 21 Dicembre 2014 da amici.futuroieri
 

Caro Cittadino,

come lavoratori e lavoratrici delle Province abbiamo sempre prestato il nostro servizio con dedizione garantendo il buon funzionamento dell’Ente Provincia.

Oggi però le politiche scellerate del governo stanno mettendo a serio rischio la prosecuzione dei servizi che eroghiamo da anni e che vorremmo continuare ad erogare come prima e magari anche meglio.

Siamo quindi costretti ad avvisare tutti gli utenti sul destino di funzioni anche essenziali, come la manutenzione delle strade provinciali, delle scuole, degli argini dei fiumi, il servizio di protezione civile, la tutela dell’
ambiente e della fauna, la pianificazione di area vasta, i servizi di formazione e lavoro, i centri per l’impiego, il trasporto pubblico e tanti altri solo apparentemente meno rilevanti.

All’interno della legge di stabilità, in discussione in queste ore presso il Parlamento, il governo vorrebbe inserire tagli ingentissimi per tutti gli Enti locali (per Province e Città Metropolitane il taglio alla spesa sarà di un miliardo nel 2015, due miliardi nel 2016 e tre miliardi nel 2017), misure che comporterebbero, in maniera indiscriminata e non selettiva, il taglio anche del personale del 30% per la futura Città Metropolitana (Ente che prenderà il posto
della Provincia capoluogo dal prossimo 1 gennaio 2015) e del 50% per le rimanenti Province, che si ritroveranno quindi a dover operare con una dotazione estremamente ridotta rispetto ad un presente già fortemente carente a causa del decennale blocco del turn-over.

Verranno quindi a mancare molte risorse e molte unità di personale, spesso altamente specializzato, la cui formazione è costata anni di lavoro. In conseguenza di ciò, servizi e manutenzioni dovranno giocoforza essere limitati drasticamente se non addirittura interrotti.

Noi lavoratori delle Province italiane oggi stiamo lottando con tutte le nostre forze perché tutto ciò non avvenga ed abbiamo, tra le altre forme di protesta, attuato una occupazione attiva del nostro Ente, senza per questo interrompere i servizi ritenendoli preziosi per la cittadinanza.

Abbiamo però ritenuto necessario rendere partecipe la cittadinanza di una situazione che, nel caso il governo non cambiasse rotta, rischia di impattare gravemente non solo sulla nostra vita lavorativa e la nostra professionalità, ma sopratutto sull’economia del Paese e sulla sicurezza dei cittadini.

Buon Natale e un migliore anno nuovo!

I dipendenti e le dipendenti delle Province

 
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Discorso sul mondo interiore

Il Maestro - secondo atto – quinta conversazione
DISCORSO SUL MONDO INTERIORE

Di I. Nappini

Clara Agazzi: Questo parlare di cambiare, di mutare i pensieri e le mentalità è un discorso debole alla luce di quanto avviene oggi.
LA REALTÀ CI URLA CHE IL CONFORMISMO, L’EGOISMO E IL CALCOLO DEL RAPPORTO FRA PIACERI E INTERESSI PREVALE NELLA MENTALITÀ DEI MOLTI.
IL DENARO È OGGI UN CULTO
e in quanto totalità pseudo - religiosa è misura e ordinamento della società.
QUINDI UNA SINCERA E FELICE CRESCITA SPIRITUALE È OGGI UN PERCORSO AD OSTACOLI, una sorta di competizione difficile perché l’essere umano tende a dover attuare dei compromessi con l’ordine esistente.

Stefano Bocconi: Aggiungo a questo discorso che è molto più.
Il denaro è come un fatto religioso.
Cadute le ideologie e le grandi speranze nel progresso o in un dio redentore PER I MOLTI I SOLDI SONO L’UNICO ORIZZONTE E L’UNICA SPERANZA.
Il denaro è così potente da trasformare con forza sua originaria la vita quotidiana di ogni individuo.

Vincenzo Pisani: Già cadute tutte le speranze e tutti i valori e tutte le ideologie del secolo passato ogni discorso sull’elevazione dell’essere umano assomiglia a una favola.
Si può pensare qualsiasi cosa e dire di tutto, L’IMPORTANTE È AVERE I SOLDI PER COMPRARSI QUEI BENI, QUELLE PROPRIETÀ E QUEI SERVIZI CHE SUSCITANO NEI MOLTI UNO SPONTANEO RISPETTO.
Il rispetto che deriva dall’invidia sociale.
Anzi mi correggo non il rispetto.
L’INVIDIA E L’AMMIRAZIONE PER QUEL CHE SI HA E APERTAMENTE O SEGRETAMENTE SI DESIDERA.
La cupidigia, il piacere, lo spettacolo, l’estetismo sono i territori psicologici e comportamentali del senso del vivere per le moltitudini di consumatori sempre inappagati e sempre ardenti di nuovi piaceri e nuovi beni da consumare.

Franco: Siete troppo duri. Gli esseri umani non sono rocce che il vento, la natura e gli elementi pian piano sgretolano e spaccano nello scorrere del tempo.
A DIFFERENZA DELLE ROCCE POSSONO CAMBIARE LA LORO VITA, I LORO PENSIERI, LE LORO ASPETTATIVE.
Spesso con la velocità del fulmine cambia la vita dell’essere umano, anche di quello comune.
C’è spesso nella vita un punto dove una cosa che era finisce, e una che non era diventa.
Nascita e morte sono in opposizione.
Oggi quasi tutto nella vita sociale ha la forma dell’egoismo, della cupidigia, della morale che cambia come le banderuole che segnano il vento.
MA NON È DETTO CHE QUESTO TUTTO DURI PER SEMPRE.
Nel passato c’erano mondi umani che non sono questo qui.
Oggi paghiamo la colpa di essere per così dire colonia civile e culturale di civiltà industriali più potenti della nostra, e la cultura oggi è industria del cinema, dei cartoni animati, dello spettacolo, dei videogiochi, perfino dei giochi di carte collezionabili e dei wargame.
Questo è il punto.
LA VITA SOCIALE OGGI È INSERITA IN UN MONDO DI CONSUMI, SPESSO SUPERFLUI, ESPRESSIONE CHIARISSIMA DEL PRESENTE MODO DI PRODURRE, DISTRIBUIRE RICCHEZZA, CONSUMARE, VIVERE PENSANDO AL GUADAGNO E AL PROFITTO.
Vengono venduti anche mondi fantastici, mondi immaginari, mondi fantasy o di fantascienza nelle forme del gioco, dell’intrattenimento e perfino nella forma dei grandi parchi giochi a tema.
Il mondo desiderato che è altrove spesso è il valore aggiunto di un gioco di carte collezionabile, di un telefilm, di un gioco da tavolo, di un gioco per computer, di un fumetto.
Allora ecco lo sforzo enorme di questi nostri giorni, ossia elevarsi sopra tutte le apparenze e vedere le concrete possibilità.
CONOSCERE SE STESSI E IL PROPRIO MONDO AL PUNTO DI POTER AGIRE SU DI ESSO CON UNA LIBERA VOLONTÀ PER TRASFORMARNE IN POSITIVO ALCUNE PARTI.

Paolo Fantuzzi: Ma chi decide cosa è positivo e cosa è negativo.
Chi stabilisce cosa è pieno e cosa è vuoto?
Il singolo, il privato che qui abbiamo detto e convenuto tutti esser parte di questo sistema di produzione, consumo, distribuzione della ricchezza.
QUI A SENTIR QUESTO DISCORSO SI TRATTA DI FARE IL CLASSICO SALTO ALDILÀ DELLA PROPRIA OMBRA, OSSIA DI SUPERARE DEI LIMITI NOTEVOLI.
I mondi spirituali, morali, etici.
Quei mondi culturali da costruire o da ritrovare per forza di cose partiranno da quel che c’è qui e ora, ossia si porteranno dietro la continuità con questo presente.
Io conosco il mondo concreto, reale, oggettivo, ceto conosco la mia porzione, il mio angolo di marciapiede per dirla in modo semplice.
PENSARE CHE QUESTO MONDO CONCRETO E PRESENTE SI SGRETOLI SULLA FORZA DI IDEALI O DI PENSIERI MI SEMBRA UNA COSA FUORI DA OGNI RAGIONE.
Se qualcosa cambierà sarà questo o quel pezzo e probabilmente solo per continuare questo modo di produzione capitalistico, come dite voi, con più efficacia e con ancor maggior potenza.


Una voce dalla cucina: “L’ordinazione per il Pisani e i suoi amici, là in sala altro vino, acqua e il formaggio presto, poi passo a chiedere per il secondo”.


Vincenzo Pisani: Ora si ragiona, per primi sono arrivati i funghi, Clara questi sono fatti proprio per te, inizia per prima a prender la tua parte.
Comunque Paolo ha ragione.
LA MUTAZIONE NON PUÒ SCATURIRE DAL VUOTO COSMICO, FATALMENTE IL PASSATO SI RIPROPONE IN UN PRESENTE TRASFORMATO IN FORMA RESIDUALE O SUBDOLA.

Paolo Fantuzzi: Ecco che portano il resto, che gioia per gli occhi, A me il piatto con il sugo di cinghiale.
Sì è questo quel che volevo dire.
L’ESSERE UMANO CAMBIA FORSE NOME QUANDO CAMBIA LA SUA MENTALITÀ E LA SUA VITA?
Mi par di no. Un sistema gerarchico e industriale come il presente se cambia questo o quel pezzo resta tale, di nome e di fatto.
Tutto cambia e tutto resta uguale.
Per trasformare questo mondo umano come lo vediamo sotto i nostri occhi con la forza e la velocità del fulmine sarebbe necessaria una catastrofe pesante e gravissima.
Allora il passato e quanto del passato incide sul presente difficilmente riuscirebbe a riciclarsi, un po’ come quando nella vita di uno qualsiasi interviene qualcosa che lo travolge e comincia che so a cambiar lavoro, casa, donna, abitudini.
INSOMMA QUEL QUALCOSA CHE NEL PARLARE DI TUTTI I GIORNI SI CHIAMA TRAUMA, MA NEL SENSO PIÙ PESANTE DEL TERMINE.

Clara Agazzi: Questo presuppone una miopia politica e di sentimenti notevolissima.
Umani che hanno bisogno del vulcano che esplode o dello tsunami per mutare sentimenti, opinioni, punti di vista, ragioni di vita.
Ma ci deve pur esser un modo diverso di pensare e di vivere nel mondo umano come nel mondo naturale, non si è detto qui che l’essere umano ha un libero volere e un libero arbitrio?

Franco: Tu dici cose vere. Non nego. Il problema è quale essere umano.
COSA È L’UOMO OGGI, NON SOLO NELLA PENISOLA MA NEL RESTO DEL CONSORZIO UMANO?
Io oso rispondere.
Egli è una corda tesa fra ciò che è e quel che potrebbe essere.
Ma non sempre è possibile essere se stessi e in particolare se stessi fino alla massima espressione.
Infatti condizioni sociali, ignoranza, bassa scolarizzazione, cattiva volontà, cattive abitudini condizionano l’essere umano e lo forzano a stare in una dimensione di minorità.
PER ESSER SE STESSI OCCORRE SUPERARSI E QUESTO È DIFFICILE, È DOLOROSO, OCCORRE PUNIRE SE STESSI, AGGREDIRE LE PROPRIE CERTEZZA, IL PROPRIO OZIARE NEL PREGIUDIZIO E NELLE ILLUSIONI COLLETTIVE.
Quando ci si è liberarti dalle proprie paure e dalle proprie difese psicologiche e ci si è scoperti per ciò che si è, cosa rara e difficile, si è dentro un percorso di liberazione nel quale tutto diventa più chiaro, più luminoso.
Allora quando io ragiono di singoli non ragiono di cose astratte ma di un percorso di autentica autocoscienza.
Il piano materiale e del denaro è vincolante, sarei pazzo a negarlo.
Tuttavia non è quello il punto di svolta, ci sono sforzi e lavori interiori che difficilmente possono esser risolti con adeguate dosi di quattrini profusi a specialisti, esperti, chiarissimi docenti.
Pensate a una società di umani che non riesce a liberarsi dai suoi limiti culturali e ad accettare la moneta come merce di scambio.
QUANDO INCONTRA QUESTO MONDO UMANO DELLA CIVILTÀ INDUSTRIALE QUELLA COLLETTIVITÀ, MAGARI ARCAICA E TRIBALE, VIENE DISINTEGRATA E DISFATTA.
Queste cose son accadute nel passato quando tribù primitive hanno avuto la sventura di trovarsi davanti ai colonizzatori.
Questo discorso lo faccio a voi per dirvi che alle volte quello che ci sembra fisso, stabile, certo nelle nostre vite può esser travolto e disperso.
Allora ecco che deve emergere l’essere umano che ridefinisce la sua vita e le sue ragioni più intime e profonde.
Certamente la pressione del presente è fortissima, sicuramente chi subisce questo processo si sente oppresso e schiacciato.
PER QUESTO IO DICO CHE OCCORRE TROVARE L’UOMO INTERIORE, CIÒ CHE È FISSO E STABILE.
Da questo punto si può far leva per reagire al male del mondo e costruire secondo misura.

Paolo Fantuzzi: Ma la tua è una dimensione interiore, un fatto privato.
Passi dal singolo alle moltitudini con estrema facilità e senza contare le differenze di tutti i tipi: dal ceto sociale, al denaro, alle origini, anche fisiche e di natura morale.
Non c’è certezza e non c’è metodo in quel che affermi.

Franco: MA IL MIO CONCETTO È CHE NON SI PUÒ LIBERARE GLI ALTRI SENZA LIBERARE SE STESSI, NON SI PUÒ DARE UNA MISURA LA MONDO SE NON SI È MISURA DEL PROPRIO MONDO, NON SI PUÒ DARE LEGGI SE NON SI HA UN CONCETTO DI LEGGE.
La negazione di tutto il mio discorso, tanto per fare una prova al contrario, si dà nel momento in cui la realtà dell’interesse egoistico e del profitto privato sacrifica intere collettività con speculazioni finanziarie, edilizie, monetarie.
Quando non ci sono limiti e confini al profitto, all’interesse privato c’è la negazione del mio discorso.
Se l’umano è privo di limiti e di regole o volutamente le distrugge in quel caso c’è l’impossibilità di arrivare a fissare qualcosa di stabile e di certo nella vita interiore proprio come nella vita collettiva.
LA DISTRUZIONE CREATIVA TIPICA DELLA CIVILTÀ INDUSTRIALE INSITA NELLA PAROLA “CHANGE” È LA REGOLA ALCHIMISTICA DEL “SOLVE ET COAGULA” RESA PERÒ TENDENZIALMENTE DISTRUTTIVA DAI PROCESSI MECCANICI DEL MODO DI PRODUZIONE, I QUALI PER LORO NATURA NON CONOSCONO LA DIMENSIONE DELLA PURIFICAZIONE.
Comunque vedo che vi siete serviti da soli, vi dispiace lasciar qualcosa al vostro contadino e mago di provincia, vorrei cenare dopotutto.
Clara mi passi quel vassoio di ravioli burro e salvia, a vista mi par che prometta bene.

 
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La crisi ucraina

SAGGIO BREVE
Un vero problema per Renzi: la crisi ucraina

8 agosto 2014
Di F. Allegri
Dopo aver commentato i primi 8 mesi del governo Renzi voglio lanciare uno sguardo sul suo futuro e su quello di questo paese.
Io vedo un unico ostacolo per il governo: la crisi ucraina.
In questi giorni la Russia ha deciso un vero embargo di 12 mesi sulle importazioni in arrivo dalla UE, dagli USA, dall’Australia, dal Canada e dalla Norvegia.
Questo fatto può danneggiare tutte le economie interessate e di sicuro rallenterà di qualche mese la ripresa che è in arrivo.
L’embargo russo è la risposta al piccolo embargo deciso dai paesi NATO.
Questo è più esteso e riguarderà le importazioni russe di carne: da quella bovina a quella di maiale, la frutta e la verdura, il pollame, il pesce, i formaggi e il latte con i vari prodotti lattiero – caseari.
E’ evidente che questo embargo colpisce soprattutto i paesi del sud Europa che sono la parte debole (a livello politico ed economico) della NATO.
Colpisce soprattutto l’agricoltura del sud Europa che non ha un potere lobbystico, da sempre.
Questo embargo economico è accompagnato da un divieto di sorvolo per le compagnie aeree europee e americane che transitano sul suo spazio aereo per raggiungere l’Asia orientale e si teme anche una stretta sui punti di entrata e di uscita di tale spazio aereo.
Questo problema ucraino mi pare grosso, ma è anche un’opportunità per saldare il consorzio di stati che gestirà le prossime scelte europee dato che la signora Mogherini è il nuovo ministro degli esteri della UE.
Sia chiaro che la signora non potrà fare molto con tale ruolo, ma potrà aiutare nelle tante mediazioni necessarie e da farsi partendo dal principio che questo scontro con la Russia non conviene all’Europa e nemmeno ad un’Ucraina che voglia vivere in un contesto internazionale di pace.
L’embargo russo è un problema vero, ma ci permette di capire le difficoltà attuali e la generale debolezza internazionale.
La Russia ha scelto bene le sanzioni da applicare agli stati occidentali.
Queste scelte aiuteranno anche le parti deboli della sua economia.
Dopo il crollo dell'URSS l'agricoltura assistita russa finì in un caos assoluto e la presidenza Eltsin peggiorò le cose dato che i contadini russi erano troppo poveri e arretrati per competere con la concorrenza agricola internazionale che invece aveva tecnologie, soldi e il marketing.
Questo embargo dona all’agricoltura russa un anno d’oro e questo porterà vantaggi politici a Putin.
Questo embargo è di sicuro un bel banco di prova per il governo Renzi.
Nei prossimi mesi vedremo se è ambizioso e se continuerà a saper usare la diplomazia segreta come ha fatto nei mesi scorsi oppure se potrò continuare a dire che questo è un governo traballante come i tanti che si sono succeduti negli ultimi anni.
Resta da capire se la Russia sarà in grado di distaccarsi dalle economie occidentali: io scrivo che non lo è e che non vuole arrivare a tanto, il suo scopo imperiale è quello di crearsi dei confini sicuri con stati cuscinetto tra lei e la NATO.
Il tutto mi pare comprensibile.
Solo una cosa non capisco: ma dove sono finiti i pacifisti di un tempo? Sono scomparsi da un decennio e almeno io penso che ci sarebbe bisogno di loro.

 
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Salario minimo e campagna elettorale in USA

Nell’Interesse pubblico
Quello che il partito democratico fa bene: Auto distruggersi!

8 Agosto 2014
Ralph Nader

La Rep. Nancy Pelosi (D-CA), il leader della minoranza dei Democratici alla House of Representatives, ha fatto inviare dai suoi consulenti politici una mail di massa alle donne chiedendo soldi e risposte ad un sondaggio d’opinione chiuso.

La mail di massa riporta con precisione i voti veramente orribili dei repubblicani alla House contro la salute, la protezione e la sicurezza familiare delle donne e cerca di rilevare le priorità delle donne per fare un’agenda legislativa dei democratici al Congresso.
Sotto la categoria titolata “Occupazione”, non è menzionato il ripristino del salario minimo a 10,10 dollari l’ora, che la Rep. Pelosi sostiene.
L’opzione più vicina da controllare era “stipendio inadeguato/o nessun aumento”.

La mail della Pelosi (non interessante e difensiva) è un altro prodotto dei consulenti politici del partito che hanno fallito tante volte perdendo le sfide per la Camera e il Senato contro il peggior Partito Repubblicano conosciuto nella storia americana.
Questi consulenti, come nota l’ex assistente speciale di Clinton, Bill Curry, fanno più soldi con i loro clienti corporativi che con i loro servitori politici. Queste imprese furbe, arroganti e mai rassicuranti sono piene di conflitti di interesse e potrebbero benissimo essere “dei cavalli di Troia”.

La riforma completa del salario minimo federale per compensare i danni dell’inflazione dal 1968 dovrebbe passare dagli attuali 7,25 dollari stagnanti all’ora e andare oltre la proposta di $ 10,10 fino ai 10,90 dollari l’ora.
Oltre trenta milioni di lavoratori americani - due terzi dei quali donne e due terzi di loro dipendenti di grandi società con bassi salari come Wal-Mart e McDonald - potrebbero beneficiare di questa riforma dei salari che, a sua volta, rafforzerebbe pure l’economia, aumentando le spese dei consumatori.
Ci sono un sacco di voti là fuori, se i democratici andranno oltre a parole e spingeranno per una campagna sui grandi mezzi di comunicazione e di base contro i repubblicani del Congresso che bloccano la votazione su questo disegno di legge del salario minimo.

Tre americani su quattro sono a favore di un salario minimo riformato.
Alcune città e alcuni stati hanno già portato il loro stipendio minimo verso i 9,00 dollari l’ora.

Sentono la pressione dei lavoratori in difficoltà, delle manifestazioni di piazza in aumento e le tendenze politiche.
Questo è un problema da risolvere.
Pochi mesi fa, anche Mitt Romney, Rick Santorum e altri repubblicani non ortodossi che non raccolgono i fondi da certi finanziatori, dichiararono il loro sostegno per l’aumento del salario minimo.

Bill Curry dice chiaro e tondo che i Democratici possono mantenere il controllo del Senato e riprendere la House mettendo l’aumento del salario minimo federale al primo posto nella campagna elettorale del 2014.
Le molte storie di interesse umano sulla situazione dei lavoratori sottopagati sono convincenti e porterebbero gli elettori al voto.

Dopo essere stato troppo inattivo nel 2010 e nel 2012, il movimento operaio ha propagandato la riforma del salario minimo, ha fatto pressione in alcuni parlamenti statali per l’aumento, e ha organizzato manifestazioni di lavoratori, sostenuti dal SEIU, davanti ai fast food e alle altre grandi catene.
Il capo dell’AFL-CIO, Richard Trumka, è stato alle dimostrazioni e ha operato per chiedere che il Congresso approvasse l’HR1010 per portare il salario minimo a 10,10 dollari l’ora.

Tuttavia, il lavoro organizzato può fare di più visti i molti milioni spesi in comizi per i politici e gli spot acquistati (come fece nel 1996).
Altre manifestazioni in più distretti congressuali e più pressione sui repubblicani importanti e nervosi per fargli firmare la petizione che costringa lo speaker repubblicano alla House, John Boehner, a far votare il disegno di legge ai membri della Camera potrebbe fare la differenza in questa lotta importante.

Boehner è dalla parte sbagliata di questo problema politico popolare, ma fino ad ora non pensa che i democratici possano trasformare questo tema in un numero sufficiente di voti per abbattere la sua carica dopo novembre.
Per lo meno, il sindacato AFL-CIO deve preparare un grande spot sui mass media da comprare presto, dato che ci sono meno di 100 giorni di tempo per le elezioni.

Si presume che la petizione chiave e decisiva alla House (per portare al voto il modesto aumento a 10,10 dollari in tre anni) sarà firmata da tutti i 199 democratici.
Quindi servono solo 19 repubblicani per ottenere il voto determinante di 218.

Sei repubblicani storici spinsero per l’ultimo aumento del salario minimo nel 2006 affermando che “nessuno che lavora a tempo pieno dovrebbe vivere in povertà”.
Questi sei votarono per l’aumento nel 2007.
Il guaio è che, in seguito la petizione esecutiva fu presentata dal Rep. Tim Bishop (D-NY) nel mese di febbraio e ci fu poca pubblicità per essa sia nella Leadership democratica alla House che alla Casa Bianca (vedi timeforaraise.org).

E che dire del presidente Obama, che è ritenuto disperato sulla riconquista della House?
Il 30 aprile, ha partecipato ad un evento con alcuni lavoratori a salario minimo e ha criticato i repubblicani.
Il 12 giugno, ha annunciato i dettagli del ordine esecutivo per aumentare i salari per i lavoratori con contratto federale.

Ma non fa campagna su questa GRANDE proposta che è importante per tante persone molto pressate nella loro vita quotidiana.
Egli, tuttavia, visita tutto il paese per partecipare alle raccolte di fondi riservate ai grandi contributori.
Come può non capire che, con il suo “pulpito” e con gli americani che lavorano duro al suo fianco in tutto il paese, avrebbe potuto alzare il vero calore politico sotto i repubblicani che rifiutano di piegarsi su questo tema fino al punto di disgregarli?
Dopo tutto, i mass media coprono le notizie del Presidente ovunque.

Ho detto spesso che il Partito Democratico non può nemmeno difendere il paese dal partito Repubblicano che è crudele in modi dimostrati, anti-operaio, contro i consumatori, pro-grandi imprese/Wall Street e non con Main Street.
Le prove del voto al Congresso sono completamente accessibili.
I democratici hanno compilato, ma non hanno distribuito adeguatamente un rapporto su 60 voti scandalosi del Partito Repubblicano alla House durante l’ultimo Congresso che, se fosse davvero spedito alle case degli elettori, determinerebbe una forte vittoria democratica contro il GOP.
Invece, i democratici hanno permesso al GOP di coprire le sue tracce veramente viziose con la retorica fiorita che ha tenuto nel suo giorno della resa dei conti alla luce del sole.

Il mio messaggio per i democratici è: licenziate i vostri consulenti aziendali.
Basta una campagna per le necessità della gente.
E pubblicizzate i voti repubblicani con chiarezza, ampiamente e ripetutamente.

tradotto da F. Allegri il 13/12/2014.

 
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Renzi e le strategie delle piccole riforme

SAGGIO BREVE
Renzi e la strategia delle piccole riforme

11 dicembre 2014
Di F. Allegri
PREMESSA BREVE
Ho avuto difficoltà a trovare un titolo per questo scritto, l’alternativa era “Renzi e la diplomazia segreta”.
Inoltre penso che questo esecutivo vada definito come il governo Renzi – Napolitano.
Secondo me, l’alleanza tra pd e pdl sulla riforma costituzionale e la maggioranza anomala tra PD e NCD che caratterizzano questo governo sono fatti reali, ma minori rispetto al lavoro segreto fatto a Bruxelles in contemporanea e oltre le elezioni europee.
SVOLGIMENTO
Con questo saggio breve valuterò l’operato del governo Renzi, i suoi primi 8 mesi, fino allo scorso agosto.
In questi mesi mi sono convinto che il governo Renzi rappresenti il solito esecutivo traballante, come i tanti che l’hanno preceduto in questi decenni di prima repubblica.
Rispetto a quei governi riscontro qualche velleità in più, ma son piccole cose, magari positive, ma non mi pare che sia in corso una stagione costituente memorabile.
La principale caratteristica di questo governo è la riscoperta della diplomazia segreta.
In questo campo il governo e il suo premier si sono mossi davvero bene, hanno fatto un vero salto.
L’Italia è riuscita a creare un consorzio anti tedesco in pochi mesi e l’ha fatto restando in contatto e in prossimità con il cancellierato tedesco mentre il professor Draghi diventava il mega ministro dell’economia europea.
Non so quantificare i meriti italiani, ma ci sono di sicuro.
Va aggiunto che l’equilibrismo è una vecchia virtù democristiana.
Non so chi sto elogiando, ma non penso di elogiare l’ex ministro degli esteri Mogherini che è stata un diversivo perfetto.
LA CREAZIONE DEL CONSORZIO ANTI TEDESCO IN EUROPA È LA CONDIZIONE DI BASE PER FAR ESISTERE E SUSSISTERE QUESTO ESECUTIVO CHE POTREI DEFINIRE DEL SEMESTRE EUROPEO E DELL’EXPO.
Nonostante questi successi segreti, questo governo ha avuto un mese di agosto difficile, ma l’ha superato brillantemente mentre il paese ha continuato il suo sonno ventennale.
Il primo attacco serio al governo è arrivato il 3 agosto quando Eugenio Scalfari ha ipotizzato che il nostro paese si sottoponesse al controllo della troika internazionale formata dalla Commissione di Bruxelles, dalla Bce e dal Fondo monetario internazionale.
Il pensiero di Scalfari valeva una serie di mozioni di sfiducia e mi dice che è iniziata una sfida italica e segreta tra Renzi e i poteri forti di questo paese, almeno quelli di sinistra.
Non credo che la vecchia sinistra italiana e dalemiana abbia o avrà una chance per far cadere il governo Renzi!
SON SICURO CHE CI PROVERÀ PIÙ VOLTE E IN PIÙ MODI.
Qui mi interessa di più il tema dell’invocazione della Troika!
Io la trovo una soluzione demenziale e peggiorativa.
La trovo demenziale perché il governo Renzi e le sue piccole riforme stanno portando il paese fuori dalla crisi.
La trovo peggiorativa perché veniamo da 7 anni di crisi durante i quali abbiamo già visto cosa può fare la troika con la sua austerità, con la sua politica di deflazione, con i tagli lineari e i risparmi senza senso.
NON CI SAREBBE RILANCIO CON LA TROIKA!
Per fortuna, e in contemporanea, mentre nel paese circolavano questi discorsi il professor Draghi è diventato il vero leader della politica economica europea e ha imposto un minimo di ripresa dell’inflazione e una contemporanea svalutazione dell’euro che negli ultimi mesi è sceso sotto quota 1,30 sul dollaro.
Sempre in contemporanea, oltre oceano è esplosa una rivoluzione energetica conservatrice che ha reso gli USA indipendenti dalle importazioni di petrolio (importavano 7 milioni di barili ora ne esportano 3).
La conseguenza di questo fatto è il crollo del prezzo internazionale del petrolio e a scendere si arriverà ad una forte diminuzione del prezzo della benzina alla pompa.
Tutto questo rafforza e spiega il governo delle piccole riforme di Renzi che forse è bravo di sicuro è molto fortunato.
Renzi sa vendere bene le poche riforme che propone.
Nei prossimi mesi vedrò cosa attuerà e cosa dovrà mettere da parte.
Di sicuro non mi schiero e non mi schiererò con chi ostacola Renzi in ogni modo e poi va in giro a dire o a scrivere che Renzi non fa le riforme proposte.
Anche le piccole riforme di Renzi hanno avversari veri e questi non sono piccoli, ma riescono ad occultarsi in tutti i modi.
I nemici di Renzi sono i grand commis, sono la corte costituzionale che ha scoperto nel momento giusto l’incostituzionalità di una legge elettorale, una parte della magistratura, tanti burocrati, i gattopardi del pci/pds/ds/ppi.
LA BATTAGLIA DECISIVA DI RENZI SARÀ QUELLA DELLA RIFORMA DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE.
Non serve una grande riforma, ma serve una riforma reale e profonda che tuteli le esigenze della parte attiva della società anteponendole a quelle della pubblica amministrazione, che deve cessare di essere un inutile freno per quei pochi cittadini che vogliono condurre un’attività economica in Italia.
Con questa frase vi ho detto anche e ribadito che avremo il governo Renzi anche nel 2015 poi forse nel 2016 potrebbero esserci delle elezioni anticipate dall’esito scontato.

 
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Falsa pubblicità e civiltà industriale

Il Maestro - secondo atto – Quarta conversazione
Immagine pubblicitaria falsa e civiltà industriale

04 Agosto 2014

Stefano Bocconi: Il falso è parte della pubblicità e delle pubbliche relazioni che devono venderti qualcosa, ma non è un falso in quanto falso.
Non è un falso da risposta secca del tipo SI/NO.
SI TRATTA DI UN FALSO CHE SPESSO È MISCHIATO AL VERO, A IMMAGINI COMUNI, A SPERANZE, A DESIDERI, SPESSO DESIDERI SESSUALI, TALVOLTA A FRUSTRAZIONI.
La pubblicità e i trend setter reinventano il senso del prodotto, attribuiscono ad esso un valore, uno stile di vita, una logica dello stare al mondo che esso di per sé non ha.

Vincenzo Pisani: Già proprio così. Questa è la potenza dei trend setter e di quelli che fanno pubbliche relazioni in modo professionale.
Sono i creativi del valore aggiunto immateriale, i realizzatori della molla psicologica che crea il profitto coloro che mandano avanti l’industria della pubblicità e delle pubbliche relazioni.
Il consumatore è per prima cosa un essere umano.
Quindi come tale ha frustrazioni, ha paure, ha desideri, ha istinti repressi, spesso ha una vita sessuale infelice, è un consumatore di sostanze insalubri come tabacco e superalcolici, talvolta è psicologicamente ferito per delusioni negli affetti, negli amori, nella vita professionale.
IN ALTRE PAROLE OGNI UMANO HA DEI PUNTI DI ROTTURA, DEI LATI DEBOLI; QUALCOSA SU CUI SI PUÒ FAR LEVA PER SPINGERLO AD ACQUISTARE DEI BENI O SERVIZI.
Del resto a che servono donne bellissime nude o seminude nella pubblicità se non per attirare l’attenzione di maschi adulti, a cosa serve infilare dei bambini piccoli nella reclame di prodotti per la colazione o per la casa se non per andar a colpire la fantasia di chi ama la vita domestica e gli affetti familiari.
La testa dell’essere umano è come se fosse di plastilina. Può esser manipolata e rifatta se l’artista della manipolazione ha gli strumenti giusti.

Franco: Sagge parole, ma nessuna di esse è tranquillizzante.
DEL RESTO DEVO RICONOSCERE CHE È MOLTO DIFFICILE CAMBIARE QUESTO STATO DI COSE VISTO L’ENORME POTERE DI TRASFORMAZIONE DELLE CREDENZE E DELL’IMMAGINE DEL MONDO CHE HA L’INDUSTRIA DELLA PUBBLICITÀ.
Va da sé che essa non è un mostro irragionevole ma un prodotto di rapporti di produzione capitalistici entro i termini di una terza fase della civiltà industriale.
Il computer, la televisione, la radio, internet, la telefonia mobile hanno trasformato i linguaggi parlati e l’immagine del mondo della quasi totalità degli abitanti del Belpaese.
Quindi quale strumento più coerente per trasformare la mentalità e le abitudini della pubblicità commerciale che può penetrare in tutti questi canali di comunicazione.
QUESTO PERÒ PORTA A UN GRAVE PROBLEMA PER I POCHI CHE RIFLETTONO E RAGIONANO SUL FUTURO E SUL DESTINO COLLETTIVO, OVVERO QUALI STRUMENTI E QUALI ATTIVITÀ POSSONO ESSER ATTIVATE PER EVITARE DI ESSER VITTIME DI QUESTO MODO DI TRASFORMARE DI CONTINUO LA NOSTRA IMMAGINE DEL MONDO.
Il problema del porsi davanti al male di vivere in termini ragionevoli e attivi deve tener conto della forza enorme di questa industria della pubblicità che è un vero e proprio esercito di avvocati, psicologi, antropologi, esperti di comunicazione, tecnici, registi, attori, burocrati…
Dirò di più a questo proposito.
ESSA È UNA DELLE MANIFESTAZIONI PIÙ RIUSCITE E COMPLETE DEL POTERE DI OGGI, PERCHÉ OGGI IL POTERE È PRIMA DI TUTTO FINANZIARIO E HA BISOGNO DI UNA EFFICACE INDUSTRIA DELLE PUBBLICHE RELAZIONI E DELLA PUBBLICITÀ.

Una voce dalla cucina: “Per i secondi passo fra poco. Intanto faccio fare i primi”.

Vincenzo Pisani: Io non mi sono mai sentito un plagiatore.
Comunque è vero quel che dici, ma c’è di più.
IL CONFORMISMO LO HAI MESSO FUORI DAL TUO DISCORSO.
Invece è stato tanto ai miei tempi e lo è ancora.
Molti umani, anzi moltissimi, non hanno una forte coscienza e identità e questo vale anche per le donne.
Quindi imitano figure che gli sembrano carismatiche, o le mosse dei divi del cinema, o le frasi fatte dei divi dei telefilm, o le posizioni delle dive delle passerelle e delle presentatrici.
I trend setter insomma.
MA A CORONAMENTO DI QUESTO C’È L’ABITUDINE, LA RIPETIZIONE, LA BANALITÀ DELL’ATTO CHE TRASFORMA QUALCOSA CHE DI PER SÉ È UN GESTO DA PALCOSCENICO IN UN QUALCOSA CHE VA BENE, CHE È ACCETTATO.
Pensate per un momento a quelli che devono farsi vedere in piazza o in paese con abiti e scarpe firmati.
Sono una maggioranza ma devono cercare di staccarsi dalla massa di cui fanno parte per qualcosa di individuale, per il possesso di un bene che dimostri che hanno una personalità, uno status sociale, un ruolo, un senso.
IL SINGOLO CHE È SOLO NELLA MOLTITUDINE DI ATOMI UMANI CHE SCHIZZANO DOVUNQUE VUOLE SENTIRSI PROTAGONISTA PROPRIO COME I PERSONAGGI FAMOSI E QUINDI LI IMITA E IMITA ANCHE I MOLTI CHE IMITANO QUEI POCHISSIMI.
Di fatto quando una tendenza supera certi numeri diventa un fatto ordinario, una moda, una questione di smercio di volumi di merce prodotta chissà dove e fatta pagare cara per via del valore aggiunto che assume in quanto bene che si compone di una natura materiale e di una immaginaria.
L’essere umano imita i pochi ricchi e famosi e imita subito dopo i molti spesso come lui, ossia né ricchi e nemmeno famosi.
È COME SE AVESSE IL BISOGNO SIA DI DISTINGUERSI E NELLO STESSO TEMPO DI ESSER ACCOLTO IN UNA SORTA DI COLLETTIVITÀ DEDITA ALLA PRODUZIONE E AL CONSUMO.
Devo dire che parlando con il professore, che sta laggiù a quel tavolo, più volte si è ragionato come i ceti gerarchicamente in basso nella scala sociale tendono a imitare alcuni comportamenti di coloro che stanno in alto.
Pensate per esempio alle vacanze, prima della civiltà industriale erano una prerogativa dei nobili che andavano nei loro feudi e possedimenti anche per controllare i sovra-intendenti e i lavori agricoli della servitù. Poi con la civiltà industriale è diventata la vacanza una vera e propria industria dello svago e del divertimento per le moltitudini.
Ciò che era inferiore e in basso nella gerarchia sociale si è elevato e ha costruito la sua versione e il suo concetto di vacanza e di viaggio d’istruzione.

Paolo Fantuzzi: Uno come me che ha scorrazzato fino a ieri con il camper non poteva intuire di aver ereditato una tradizione con un passato così illustre.
COMUNQUE ESISTE O NON ESISTE NEL TUO DISCORSO QUELLA COSA CHE SI CHIAMA LIBERO ARBITRIO?
In fondo si è padroni della vita propria, si dovrebbe poter accettare o rifiutare quel che passa dalla televisione, da internet o chissà da dove.

Vincenzo Pisani: In gioventù la pensavo proprio come te. Poi ho avuto dei ripensamenti.
Mi sono accorto di quanto per vanità, ignoranza, superficialità l’essere umano sia vulnerabile alla lusinga, alla tentazione, al conformismo, alla soddisfazione dei suoi desideri e perfino delle sue passioni.

Clara Agazzi: Questo parlare vede solo il lato negativo, in fondo ci deve pur esser una dimensione positiva e sana. Pensate per un momento a chi fa volontariato, a chi lavora per il prossimo, a chi fa atti di carità.
IO CREDO CHE ESISTA L’EMULAZIONE ANCHE IN POSITIVO E NON SOLO PER LA SODDISFAZIONE DI UN CAPRICCIO, DI UN DESIDERIO SESSUALE REPRESSO CHE DEVE TROVARE UNA SUBLIMAZIONE IN ALTRE FORME, PER TROVARE UNA SCALA PSICOLOGICA E SALIRE SOPRA I SUOI LIMITI E LE SUE PAURE.
Mi risulta che milioni di umani abitanti nella penisola si danno da fare in molti modi, dagli orfani a coloro che si occupano di cani e gatti abbandonati. C’è chi occupa perfino di rapaci e volatili in generale.
Forse è la logica con cui vengono usati gli strumenti di persuasione che è perversa perché eccita quello che nell’essere umano crea contrasto, egoismo, desiderio di rivalsa, fuga dalla realtà, volontà di potenza.
SE LA LOGICA È L’ESALTAZIONE, IN DIVERSE FORME E FIGURE, DELL’ESERCIZIO ARBITRARIO E PERSONALE DEL POTERE SU UOMINI E COSE O DELLA CAPACITÀ DI PIEGARE ALLA PROPRIA VOLONTÀ LA NATURA MI PARE OVVIO CHE SI PERVENGA A UNA VASTA UMANITÀ DI UMANI SOLI, INFELICI, AGGRESSIVI E FRUSTRATI.
Come è arcinoto lo scarto fra i desideri, di per sé infiniti, e la realizzazione degli stessi è un qualcosa che richiama distanze infinite e tempi di realizzazione ignoti.
Se si mostra che tutto è possibile e si spingono milioni e milioni di umani a credere questo è ovvio che il risultato sarà una GRANDE ALLUCINAZIONE COLLETTIVA che non può che costruire una civiltà fatta di gente frustrata, infelice, alienata, desiderosa di sempre nuovi piaceri e nuove acquisizioni per placare le sue paure e il proprio disagio interiore.
Ma chi ha detto che può finire così.
GLI STESSI MEZZI POSSONO ESSER USATI PER RENDERE CONSAPEVOLI GLI ESSERI UMANI, PER MIGLIORARLI, PER PURIFICARLI DALLE LORO STESSE PAURE, DAI LORO LIMITI.

Franco: Potrei dire che è giusto quanto affermi. Ma non lo farò.
Occorre riconoscere quello che è il PRINCIPIO DI REALTÀ che urla in faccia a tutti noi qui seduti, e non solo, il fatto banalissimo che quest’industria ha come suo fine IL CREARE PROFITTI.
Punto e basta. L’industria dello spettacolo e della pubblicità sono in stretta unione ed entrambe devono creare è profitti per azionisti, produttori e finanziatori.
Altrimenti non è industria è volontariato culturale.
Qualcosa di diverso, di altro.
NOI PER ESEMPIO CON QUESTO DISCORSO STIAMO ATTUANDO UNA MICROSCOPICA FORMA DI VOLONTARIATO CULTURALE.
Stiamo allargando la nostra visione della realtà per mezzo di un libero scambio di punti di vista.
Ma prova a pensare una vicenda di una dimensione produttiva dell’industria “culturale” di oggi, nella quale sono stati investiti milioni di euro o di dollari.
Chi finanzia vorrà almeno far pari con quanto speso.
QUINDI I BUONI PROPOSITI SI FERMANO DAVANTI AL PROFITTO CHE È IL MOTORE FINANZIARIO DEL MODO DI PRODUZIONE CAPITALISTICO.
Allora il problema è come si concilia il presente modello di produzione e consumi con le istanze che porti.
Una risposta possibile è che non è conciliabile, una seconda risposta possibile è che occorre costruire un potere che bilanci lo strapotere del dio-quattrino, una terza è che occorra aspettare che crolli tutto il sistema per ricostruire dalle macerie un nuovo ordine.

Paolo Fantuzzi: Ma tu che cosa ne pensi? Perché hai una risposta ne sono sicuro!

Franco: Devono cambiare interiormente gli esseri umani. OCCORRE UN PROCESSO DI LIBERAZIONE DALLE PAURE E UN PROCESSO DI POTENZIAMENTO DELLA MENTE E DELLA CONSAPEVOLEZZA DI SE STESSI.
Non confondetemi con un ciarlatano che predica di stregoneria e di pozioni.
Sto parlando di crescita interiore e d’elevazione fisica e psichica.
OCCORRE GUARIRE SE STESSI DAL PROPRIO INTIMO MALE DI VIVERE PER SUPERARE QUESTO PRESENTE.

 
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Immagine e potere politico

Post n°842 pubblicato il 08 Dicembre 2014 da amici.futuroieri
 

Il Maestro - secondo atto – terza conversazione
Immagine e potere politico

Di I. Nappini

Franco Fusaro: Questo è vero. DESTINO COLLETTIVO E REALTÀ CONCRETA E QUOTIDIANA DI SOLITO COINCIDONO. Tuttavia è diverso il punto di partenza. Clara parte dal SOGGETTO, dall’individuo.
Io da ENTI COLLETTIVI che seguono il loro corso storico secondo natura.

Stefano Bocconi: Lo ripeto. Vi capiscono forse una dozzina di persone in tutta la penisola. Tuttavia cosa si fa per i primi. No dico! Siam venuti qui per il tortello di patate alla pratese giusto?

Paolo Fantuzzi: Certo. Si è scollinato per ore per cosa, per mangiare le tagliatelle?

Franco: Qui sono buone anche le tagliatelle, comunque sia possiamo fare come fa di solito il professore con gli amici, ossia una scelta di primi da dividere fra commensali.
Proporrei visto che siamo in cinque una scelta sui tortelli e sui ravioli.

Clara Agazzi: Calma uomini. Almeno un primo vegetariano lo esigo, siate signori!

Stefano Bocconi: Io intanto liquido quel che avanza delle focacce.
Olio. Buono anche l’olio con un po’ di sale e pepe faccio una sorta di fettunta.

Vincenzo Pisani: Consiglio di scegliere i principali piatti di tortelli e di dividerli secondo i gusti, SE VOLETE PARLO IO CON IL PADRONE, MI CONOSCE (sic). In fondo anche questa è cultura, cultura gastronomica.

Franco: Già il Belpaese è famoso per il cibo, sembra che siamo messi meglio degli altri in materia.

Stefano Bocconi: Assolutamente. INFATTI COPIANO I NOSTRI PRODOTTI ALIMENTARI, SI DIVERTONO A IMITARE PIZZA, SUGHI, FORMAGGI, SALUMI, TUTTO. Poi fanno una bella confezione ci stampano sopra qualcosa di pacchiano che ricorda le nostre genti e lo mettono nei loro supermercati.
Fanno i soldi vi dico. I soldi veri. Dove sono le nostre multinazionali nel settore alimentare?
Chi le ha viste?

Paolo Fantuzzi: Non lamentarti sempre. Cosa volevi essere?
Un australiano che vende la pasta e il vino rosso e magari la polenta fritta con il sugo di funghi?

Franco: Sulla pasta non so. Per certo ti dico che il vino ormai è un prodotto dell’Australia, e di sicuro l’enologia non è una cosa tipica né degli aborigeni e meno che mai degli anglosassoni.
Ma da tempo discuto e ho discusso con il professore e con il Pisani qui sul fatto che all’estero non solo si copia ma spesso si prendono cose che riguardano questo paese e si spacchettano, si scompongono e poi si ricompongono per far mille prodotti.
Alle volte basta poco: un campanile, un piatto tipico, una torre del Rinascimento, un paesaggio tipico, un nome. Basta prendere il riferimento, toglierlo dal contesto e il gioco è fatto.
UNA ROBA DA ALCHIMISTI DEL MARKETING.
Devo dire che presto prendere ad altri qualcosa per cambiargli di segno e sfruttarlo per i propri fini è tipico anche delle forme della propaganda occulta o palese.

Clara Agazzi: QUESTO TUO RAGIONAMENTO CI PORTA DAL CIBO AL QUOTIDIANO. Basta pensare che oggi è possibile con le risorse multimediali togliere dal contesto delle immagini e collocarle in uno diverso, con i fotomontaggi e i ritocchi si può creare una vera e propria realtà illusoria.
Pensate alle foto delle riviste di moda o alle foto della cronaca scandalistica. Avete notato che in estate nelle foto dei paparazzi che ritraggono i VIP che vanno al mare non piove mai.
ANCHE CON UN’ESTATE TORMENTATA DAL MALTEMPO LE SIGNORE FAMOSE SONO SEMPRE SEMINUDE IN SPIAGGIA CON FIDANZATI, MARITI, FIGLI, MANAGER,INDUSTRIALI E GENTE DEL GENERE.
La famosa nuvola dell’impiegato non esiste per loro ma solo per i comuni mortali.
Siamo talmente abituati agli stereotipi da essere prevedibili per quel che riguarda la nostra immagine del mondo.

Stefano Bocconi: Il falso tecnologicamente calcolato non é solo del commerciale in senso stretto. NON C’È UN SOLO SETTORE DALLA PORNOGRAFIA ALLA POLITICA CHE SI SOTTRAE ALLA MANIPOLAZIONE.
Oggi la manipolazione delle immagini, delle parole, dei contesti è costante.
Da anni vado maturando una sorta di reazione a questo schifo.
MI SENTO COME SE OGNI GIORNO QUALCOSA VOLESSE TRARMI IN INGANNO, MAGARI È SOLO UN RITOCCO PER PROVARE CON QUALCHE IMMAGINE A FAR PASSARE NELLA MIA TESTA UN MARCHIO O UN PRODOTTO.

Vincenzo Pisani: Già a questo mondo poco conta arrivare a una propria verità e talvolta può esser cosa imbarazzante o pericolosa. IN REALTÀ SIAMO IN UN MONDO DOVE TANTA PARTE DELL’UMANITÀ SI COMPONE D’INGANNATI E D’INGANNATORI.
Ci si meraviglia se in questo quotidiano tutto volge alla decadenza e alla corruzione?
Comunque, con il vostro permesso io ora farei l’ordinazione ovvero una scelta di tortelli e ravioli della casa con ragù, ragù di cinghiale, burro e salvia, funghi, pomodoro piccante.
Cinque sapori per cinque commensali. Mi pare una cosa buona.
Poi sul vostro discorso volevo dire che dovete pensare anche ai luoghi comuni.
Quanti stereotipi abbiamo in testa? Per esempio i VIP.
Ma perché devono per forza stare al mare o sul veliero di turno.
Ma uno di loro che se ne va in Nepal o in Tibet a respirare l’aria rarefatta fra le nevi perenni in mezzo a terre di ancestrale spiritualità?
Una di queste attrici o presentatrici che sale sulle montagne più alte del mondo a bere tazze giganti di tè con sale e burro di yak non c’è mai?
NON VI SEMBRA UNA COAZIONE A RIPETERE, ANZI UNA GRANDE FINZIONE?
In fondo siamo noi comuni mortali del ceto medio, ma anche medio-basso, che li vogliamo vedere così.
Io per assurdo m’immagino che certi di questi signori e di queste attrici, presentatrici, e Dio solo sa cosa, che mollato il palcoscenico della spiaggia corrono con la valigia piena di antibiotici e medicinali per lo stomaco verso il tetto del mondo o le rive del Gange.
In fondo per loro sarebbe questo un modo per distinguersi da noi banali piccolo-borghesi che li scrutiamo dalle pagine di un rotocalco.
Anzi, a pensarci bene è di gran lunga più esclusivo e degno di nota l’andare a giro con una borsa di antibiotici, antidolorifici, disinfettanti che non quello che ritraggono di solito i paparazzi sulle spiagge di Sardegna e Toscana e che finisce spessissimo sui portali dei motori di ricerca.

Franco: Sagge parole amico mio. In fondo i luoghi comuni sono armi comuni per tutte le forme di propaganda e di plagio.
COSA C’È DI MEGLIO DI UNO STEREOTIPO PER FAR  CREDERE COSE ALTRIMENTI SOGGETTE A CRITICA, A VERIFICA, A SERIO ESAME.
Con un luogo comune, con uno stereotipo, con immagini ripetute migliaia di volte si raggiunge lo scopo, si crea un genere, si costruisce una serie di discorsi.
FUNZIONA COSÌ ANCHE LA PROPAGANDA DI GUERRA.
Pensate al fatto che in fondo per creare l’immagine e la paura del nemico non sono necessari più di dieci luoghi comuni sul nemico ripetuti migliaia di volte in forme diverse da tutti i mezzi di comunicazione.
Pensate solo al discorso banalissimo che si fa di solito raccontando che il nemico uccide i bambini o che sevizia gli animali domestici dei vinti. Funziona.
Masse enormi di disgraziati finiscono con credere a queste idiozie e a qualsiasi altra favola venga loro propinata.
Il che non vuol dire che in guerra non ci siano cani, gatti e bambini che vengono accoppati, solo che essi sono un luogo comune facile da sfruttare da parte della propaganda.
IL POTERE POLITICO IN FONDO È PER MOTIVI SUOI DI CARATTERE PROFESSIONALE.
L’attività politica organizzata usa abitualmente slogan e luoghi comuni per veicolare l’immagine del mondo che vuol far passare.
ATTENZIONE NON SEMPRE L’IMMAGINE DELLA REALTÀ CHE IL POLITICO PRESENTA È QUELLA IN CUI CREDE DAVVERO, DI SOLITO IL SOGGETTO POLITICO DISTINGUE FRA CIÒ CHE DEVE FAR CREDERE AGLI ALTRI E CIÒ CHE DAVVERO SA.
In fondo anche Machiavelli raccomandava a chi volesse raccapezzarsi intorno alle intenzioni dei potenti di meditare sugli atti concreti dei principi e dei re.
Da ciò che è concreto nell’azione politica spesso si deduce cosa davvero sa il politico e cosa davvero vede. Ma questo vale anche per l’ordine delle cose attuale, occorre sempre vedere il lato concreto dell’agire politico.
LA POLITICA È UN FATTO CONCRETO, NON SEMPRE LO È LA SUA IMMAGINE COSTRUITA CON ARTE E SAPIENZA ILLUSIONISTICA.

Si sente una voce: “Allora se il Pisani ha finito di chiacchierare verrei a prendere l’ordine. Avete deciso? Le specialità della casa. Bene. Subito questo foglio in cucina”.

Vincenzo Pisani: Il padrone qui mi conosce, a suo modo è un tipo importante da queste parti. Uno che si è fatto da sé. Poi c’è da ordinare il secondo. Che vogliamo fare pizza o bistecca, chiedo al padrone di farci vedere che pezzi ha. C’è anche la selvaggina se vi va. Qui son bravi un po’ con tutto.

Paolo Fantuzzi: Certo che questo posto lo conosci davvero bene. Mi sembri uno di quelli che fanno la pubblicità occulta e lasciano dei messaggi per far girare il nome del prodotto per cui lavorano.
DEL RESTO OGGI NON È PIÙ NECESSARIO NEANCHE FAR LO SPOT BASTA FAR SAPERE E FAR RIPETERE CHE IL VIP TAL DE TALI HA COMPRATO QUESTO O QUELLO E L’EFFETTO DESIDERATO È RAGGIUNTO.

Vincenzo Pisani: In gioventù quando ero studente ho lavorato nelle pubbliche relazioni.
Comunque quelli di cui ragioni si chiamano TREND SETTER, un termine inglese per indicare coloro che orientano o determinano una certa moda specie nel vestiario o negli accessori. Evidentemente coloro che sono già famosi e piacciano a un vasto pubblico sono soggetti ideali per veicolare una moda, certi accessori, certe merci della categoria dell’elettronica di consumo.
Perfino gli snack vengono lanciati sul mercato attraverso campagne pubblicitarie mirate che usano i trend setter.

 
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Scheda sulle risorse idriche

Scheda sulle Risorse Idriche
Earth Policy Release
30 luglio 2014

La scarsità d’acqua può essere il problema di risorse più sottovalutato che il mondo affronti oggi.
Il settanta per cento dell’uso dell’acqua mondiale è per l’irrigazione.
Ogni giorno beviamo quasi 4 litri d’acqua, ma ci vogliono circa 2.000 litri d’acqua — 500 volte di più — per produrre il cibo che consumiamo.
1.000 tonnellate di acqua sono utilizzate per produrre 1 tonnellata di grano.

Tra il 1950 e il 2000, la superficie irrigata del mondo è triplicata fino a circa 700 milioni di acri.
Dopo diversi decenni di rapida crescita, tuttavia, la crescita è rallentata notevolmente, ampliandosi solo del 9% tra il 2000 e il2009.
Dato che i governi sono molto più propensi a segnalare gli aumenti che le diminuzioni, la crescita netta recente potrebbe essere ancora più piccola.

La drammatica perdita di slancio dell’espansione dell’irrigazione accoppiata con l’esaurimento delle risorse idriche sotterranee suggerisce che il picco dell’acqua possa essere alle porte.
Oggi 18 paesi, che contengono la metà delle persone di tutto il mondo, stanno pompando eccessivamente le loro falde acquifere.
Tra questi ci sono i tre grandi produttori di cereali — Cina, India, e Stati Uniti.

L’Arabia Saudita è il primo paese a prevedere pubblicamente come le falde acquifere ridurranno il suo raccolto di grano.
Essa sarà presto totalmente dipendente dalle importazioni provenienti dal mercato mondiale o da progetti agricoli all'estero per il suo grano.

Mentre le falde acquifere sono in gran parte nascoste, i fiumi che scorrono a secco o si riducono a un filo prima di raggiungere il mare sono ben visibili.
Tra questo gruppo che ha limitato deflusso almeno durante una parte dell’anno ci sono il Colorado, il grande fiume nel sud degli Stati Uniti; il Fiume Giallo, il più grande fiume nel nord della Cina; il Nilo, la linfa vitale dell’Egitto; l’Indo, che fornisce la maggior parte di acqua per l’irrigazione del Pakistan; e il Gange nel suo bacino densamente popolato in India.

Molti fiumi e laghi minori sono scomparsi del tutto mentre le richieste di acqua sono aumentate.

Gli “accaparramenti di terra” d’oltremare per coltivarli si legano a quelli dell’acqua.
Tra gli obiettivi principali per le acquisizioni di terreni all’estero ci sono l’Etiopia e il Sudan, che insieme occupano i tre quarti del bacino del fiume Nilo, questo competerà con l’Egitto per usare l’acqua del fiume.

Si dice spesso che probabilmente le guerre future saranno combattute per avere l’acqua e non il petrolio, ma in realtà la competizione per l’acqua è in atto nei mercati mondiali del grano.
I paesi che sono finanziariamente più forti, non necessariamente quelli che sono militarmente più forti, se la passeranno meglio in questa competizione.
Il cambiamento climatico è anche idrologico.
Le maggiori temperature medie globali porteranno maggiore siccità in alcune zone, più inondazioni in altre, e meno prevedibilità ovunque.

# # #
I dati e le risorse aggiuntive sono disponibili su www.earth-policy.org.
Sentitevi liberi di passare queste informazioni ad amici, familiari e colleghi!
Contatto per la ricerca: Janet Larsen
Earth Policy Institute
1350 Connecticut Avenue NW, Suite 403, Washington, DC 20036

tradotto da F. Allegri il 6/12/2014.

 
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Sulla crisi della società italiana, tra illusioni e meschinerie

Post n°840 pubblicato il 04 Dicembre 2014 da amici.futuroieri
 

Sintesi: Il Maestro - secondo atto – Seconda conversazione
Vino, focaccia e destino

Di Iacopo Nappini

Stefano Bocconi: Veramente buono. Ci voleva proprio e poi il vino.

Paolo Fantuzzi: Ecco il Bocconi che finalmente ha trovato la sua pace davanti a vino e affettati. Certo è facile metter d’accordo la gente davanti a piatti pieni e pance da riempire.

Vincenzo Pisani: Giusto. VEDO CHE HAI CAPITO. IN ALTRI TEMPI QUANDO IN QUESTA PENISOLA GIRAVANO PIÙ SOLDI E LA MAGGIOR PARTE DELLA POPOLAZIONE AVEVA PIÙ SPERANZE SI SENTIVA PARLAR DAVVERO POCO DI DISOBBEDIENZA, DISPERAZIONE, MALATTIA, USO DI FARMACI PER LA MENTE. In realtà il relativo benessere degli anni ottanta e dei primi anni novanta aveva per così dire occultato le differenze, i traumi, i problemi.
Poi l’incantesimo è finito, da Tangentopoli in poi la magia si è dissolta e i castelli fatati dei nostri illusionisti della politica son scomparsi lasciando il posto a fetide paludi, a foreste popolate di mostri e rovine tristissime.
Uno come me è rimasto in parte sorpreso e in parte no. Devo dire che la grande illusione mi aveva preso. Forse perché quelli erano per me gli anni della gioventù dove si coltivano speranze fuori luogo, pie illusioni e dove s’imparano tante cose sulla vita e sul mondo umano.

Paolo Fantuzzi: Certo che l’adolescenza è proprio un momento difficile. Comunque ciò che prima formava per così dire qualcosa di collettivo si è perso in quel periodo. IL SENSO D’APPARTENENZA DI MILIONI D’ITALIANI A GRUPPI, A PARTITI, A SINDACATI, A UN QUARTIERE SI È POCO A POCO DISFATTO.

Vincenzo Pisani: Ed è emersa la verità: un mondo di uomini e donne singoli dove comanda solo il dio-quattrino. Mi sono fatto delle illusioni da ragazzo, poi si è svelata davanti a me UNA SOCIETÀ CHE IN BASSO COME IN ALTO AVEVA PERSO TUTTI I VALORI DEL PASSATO sostituiti da una corsa forsennata e irragionevole verso l’arricchirsi e lo star bene nel senso del possesso della propria proprietà privata.

Franco: Amici vi prego. Pensate al lato buono della cosa. Perché esso esiste. Per prima cosa per quanto amara possa esser la cosa ha in sé due elementi. IL PRIMO È CHE SI È MANIFESTATA UNA VERITÀ VOLUTAMENTE IGNORATA, LA SECONDA È CHE I MOLTI ORA DEVONO PENSARE CON LA LORO TESTA, devono darsi da sé le loro ragioni di vita e i loro valori. Non credete forse che i valori siano il frutto di una vita vissuta e meditata. Non dico i valori che passano dalla televisione e dalla pubblicità commerciale ma quelli che vengono dalla memoria, dai sentimenti, dalle passioni.

Stefano Bocconi: Intanto portano gli altri antipasti. Bel colore sono delle focacce con delle salse, bei colori verde, rosso, rosa. Allora. Pomodoro e olio, tritato di wurstel e salsiccia, e questo. Carciofo! Questa cosa nera sembra un tritato di funghi. Ci vuole altro vino. Questa cosine mettono sete. Il vino è davvero un dono divino, come sarebbe triste il mondo senza di lui.

Clara Agazzi: Se a ogni portata arriva una brocca nuova all’uscita del locale ci faranno il test. Ho l’impressione che la discussione ne risentirà.

Franco: Non credo. Intanto già così è emerso molto dai discorsi. Gli amici hanno bisogno di buone parole, spesso di buon cibo e vino. Ma c’è qualcosa che Vincenzo deve ancora dirci. Scusa se te lo chiedo. Se tu parli in questo modo è perché in fondo hai già una soluzione in tasca.

Vincenzo Pisani: Esatto. STO PENSANDO DI CAMBIAR PAESE. Sto facendo da tempo i miei conti e penso che rifarmi una vita altrove sia possibile. Certo dovrò pensarci bene, far i miei conti. Ma in fondo cosa mi lega a un Belpaese che ha voltato le spalle ad almeno un paio di generazioni di gente che lavora e che produce qui; mi sento tradito. Proprio così. TRADITO.

Clara Agazzi: Questo è un discorso che sento spesso. C’è molto malessere in Italia. Credo di sapere il perché. Aspettative troppo alte…  Accidenti buona questa roba, croccante, delicata.

Paolo Fantuzzi: Aspettative troppo alte?

Clara Agazzi: Certo. Spesso ci si fanno illusioni complice tutto un mondo di false credenze e illusioni alimentati da ogni sorta di potere che comunica. GLI ESSERI UMANI SONO TURLUPINATI DA VERE E PROPRIE RAPPRESENTAZIONI FALSE DELLA REALTÀ PRESENTATE DA POTERI POLITICI, ECCLESIASTICI, COMMERCIALI, E DEL MONDO DELLO SPETTACOLO, DELLA PUBBLICITÀ E DELLA COMUNICAZIONE. In tanti pensano a crearsi un mondo di fantasie nelle quali fanno progetti, s’immaginano cose, credono a vere e proprie illusioni collettive. In breve la vita di una persona comune è pervasa da migliaia di messaggi diretti o indiretti che condizionano la sua capacità di vedere la realtà, e cosa ancor più grave da anni È VEICOLATO UNA VERA E PROPRIA IDEOLOGIA DELL’UOMO DI SUCCESSO E DELLA DONNA IN CARRIERA. Se uno non s’avvicina al modello di colui che è vincente finisce con il perdersi d’animo, star male, accusare problemi psicologici. In verità bisognerebbe mettere tra parentesi le illusioni e i falsi miti che ci vengono propinati ogni giorno.

Paolo Fantuzzi: Il problema è che questo modello come lo chiami tu non è propriamente reale. SPESSO IN TANTI HANNO IN TESTA I MODELLI DELLA TELEVISIONE, LA GENTE DELLA TELEVISIONE E LE DONNE E GLI UOMINI RITRATTI SULLA PUBBLICITÀ O SULLE RIVISTE DI MODA. In altre parole ciò che è finto perché parte del sistema dello spettacolo e del cinema e dell’intrattenimento spesso si confonde con il mondo concreto. Diventa nella testa dei molti come i pastoni, i pastoni per i cani. Dentro ci finisce di tutto. Così è la testa di tanti, molti dei quali non hanno studiato o hanno studiato poco e male.
La realtà, la fantasia, le speranze, i rancori, i desideri, le ambizioni, i calcoli tutto diventa una cosa sola senza né capo e neppure coda. Eppure dovrebbe esser chiaro che non tutti possono avere il loro quarto d’ora di successo, la loro vincita alla lotteria, la loro carriera da dirigenti.
Ma spesso non è così. Molti vivono d’illusioni.

Vincenzo Pisani: Un momento! Io non chiedo miracoli televisivi o di esser l’amante di ereditiere, principesse, e cose del genere.
Io voglio solo poter costruire una vita mia nella quale esprimo la piena potenza dei miei talenti e in cui mi è concesso di diventare ricco nella misura del lecito e dell’onesto.
Ma qui e ora non vedo come. QUINDI PENSO DAVVERO DI LASCIARE QUESTA TERRA D’INGANNI E D’INGANNATI. Lo faccio mal volentieri. Ho creduto in qualcosa nel passato e ho fatto anche politica. Franco lo sa bene.

Franco: Questo è vero. Lo posso testimoniare. Ma torno ora al concetto tuo d’inganni e d’ingannati. Molti voglio esser ingannati. MOLTI VOGLIONO VIVERE NELLE ILLUSIONI PIETOSE E IN FINZIONI TRAGICHE. Perché la verità in quanto tale è scomoda.
Poniamo, per assurdo, che il Belpaese soffra atrocemente per la mancanza di serietà, onestà e competenza fra le gerarchie della politica e del mondo degli affari.
Poniamo sempre per assurdo che si renda necessaria una soluzione a tale disastro e che anche potenze forestiere siano interessate alla soluzione.
Cosa si può dedurre da questo caso qui inventato.
Ad esempio espropriazioni massicce a danno delle categorie sociali che hanno prodotto questo sfacelo ossia dei ricchissimi e dei politici che sono diventati ricchi con la politica, l’espulsione dal mondo degli affari e della politica di decine di migliaia di soggetti, l’allontanamento dal territorio nazionale o il carcere per altrettante migliaia.
In una parola la soluzione diretta al grave problema comporta un conflitto civile e forse anche qualcosa di peggio.
Allora una volta dimostrato questo vediamo cosa è l’insieme che abbiamo davanti e scopriremo che è una massa di compromessi e finzioni incastrate e incollate.
SE SI TOGLIE IL VELO DI FINZIONE E IPOCRISIA LA NATURA DI CASTA E AUTORITARIA DEL BELPAESE SI MOSTREREBBE APERTAMENTE, COSTRINGENDO EVIDENTEMENTE A FAR A MENO DI MOLTE FINZIONI, DI MOLTI DISTINGUO, DI MOLTE PIETOSE BUGIE.
Il Belpaese, in verità, non si divide in rossi e neri ma in ricchi e poveri.
Qui il conflitto e l’astio personale ha sempre una concreta ragione sociale e quindi economica, non credo esistano al mondo popoli più concreti e materialisti di quelli che popolano la nostra penisola.
Le illusioni e l’enorme produzione di bugie sono l’altra faccia della medaglia delle genti nostre integralmente materialiste, consumiste e di per sé illuse.
UN MONDO SENZA IDEALI E SENZA NEPPURE QUELLI FINTI, COME SONO I NOSTRANI, SI CONDANNA ALLA DISINTEGRAZIONE PER L’INCAPACITÀ DI TENER FERME LE PULSIONI INDIVIDUALISTE, NICHILISTE E AUTODISTRUTTIVE CHE SEMPRE SI PRODUCONO NELLE SOCIETÀ INDUSTRIALI.
La finzione collettiva di credere in valori non creduti e non credibili ma soltanto recitati, spesso a comando, è un mezzo per fingere che qualcosa unisca ciò che è irrimediabilmente diviso, singolo e mortale.
Vogliamo forse far un torto all’amico Vincenzo non riconoscendo quanto questo sistema capitalistico e industriale tenda a degradare e a far degenerare la natura di tutte le cose e in particolare dell’essere umano.
Stefano Bocconi: Assolutamente no. Del resto come può oggi tanta parte del commercio non vivere d’illusioni, non eccitare la vanità, l’ambizione, l’ostentazione.
Se questo Belpaese risulta insopportabile a causa delle sue morali farisaiche e delle pietose finzioni del vivere quotidiano perché non andar via, rifarsi una vita altrove. Sempre che sia possibile. Mi risulta che la civiltà industriale sia arrivata in tutti i mari e in tutti i continenti, quindi certi problemi nostri sono proprio quelli del sistema in quanto tale.
Inoltre se io fossi un governo straniero avrei un forte sospetto nei confronti di uno che arriva con il nostro passaporto.

Paolo Fantuzzi: Non abbassiamoci troppo. In fondo anche gli altri hanno i loro casini. In fondo non si sente di tanto in tanto di guerre, guerre civili, attentati nei paesi forestieri. Segno che il male di vivere e le lotte per il potere e le ricchezze sono vivissime anche fuori dai confini nazionali.
Chi sono gli altri per giudicarci?

Franco: Giusta riflessione. Tuttavia ne voglio precisare il mio discorso per assurdo fatto prima. Poniamo una penisola dove una il male di vivere è arrivato a punti inquietanti e insopportabili.
Poniamo che Questa condizione di sofferenza e minorità ad in questa nazione X sia dovuta a una classe politica imbelle e dissoluta e poniamo anche che questi politici siano la servitù di poteri finanziari e commerciali forti.
Poniamo che questa servitù composta di politici, gente di spettacolo, tecnici dell’intrattenimento e della comunicazione, della sicurezza e cose del genere sia una massa di un milione di esseri umani.
Il popolo del paese X è, poniamo questo come dato, di sessanta milioni di umani.
Cosa deve fare la maggioranza di cinquantanove milioni?
In fondo deve solo sbarazzarsi di un milione di aderenti alla sua comunità.
QUI LE STRADE SONO DUE A MIO AVVISO: UNA BREVE E UNA LUNGA.
Quella breve prevede la soppressione fisica o l’allontanamento di quel milione di tali creature problematiche che in fondo son meno del 2% della popolazione totale.
L’altra quella lunga prevede un processo di crescita civile e culturale della durata almeno due o tre generazioni evitando così bagni di sangue, guerre civili e regolamenti di conti.

Clara Agazzi: Questo tuo ragionamento per assurdo è privo del senso della realtà. Queste cose non avvengono per profezia o per calcolo.
Avvengono e basta quando diverse condizioni e situazioni portano una trasformazione rapida e decisiva.
QUINDI NON C’È UNA SCELTA DA PARTE DEI MOLTI MA AL CONTRARIO I MOLTI SEGUONO GLI EVENTI E I FATTI CHE PRENDONO FORMA, COME SE FOSSERO SCRITTI NELLA VOLTA CELESTE.

Franco: Infatti, io credo che esista un percorso in queste cose.
In mancanza di uomini e donne di straordinaria qualità e di tanta gente seria fra i molti il destino di una nazione è simile a quello di una pianta.
Nasce, si sviluppa, degenera, invecchia, muore. Il termine chiave è decadenza. Da antenati e padri spirituali alti e potenti a governanti tratti dalla feccia umana che ne risulta la versione grottesca e contraria degli antenati fondatori. Questo è simile al discorso per il quale dall’età dell’oro si passa all’età dell’argento e infine del ferro. Questo è un corso ciclico che solo in pochi casi può esser rotto per mezzo del rinnovamento e della trasformazione della società umana.

Stefano Bocconi: Parlate troppo difficile voi due. I nove decimi degli abitanti del Belpaese oggi come oggi non sono in grado di capire né l’argomento e meno che mai i riferimenti storici o culturali. Vi invito a lasciar da parte i ragionamenti complicati, le dimostrazioni, le astuzie della retorica. Andate al dunque. Alla verità intima che sentite con il cuore. Intanto beviamo e mangiamo quel che ci hanno portato.

Vincenzo Pisani: Clara e Franco non hanno detto cose in contrasto. UN PROCESSO DEGENERATIVO DI CARATTERE COLLETTIVO E LA SUA SOLUZIONE PUÒ DAVVERO APPARIRE COME NATURALE, PROPRIO COME SE FOSSE SCRITTO NELLE STELLE.

 
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Anche questa crisi è finita

Post n°839 pubblicato il 03 Dicembre 2014 da amici.futuroieri
 

NOTA
Anche questa crisi è finita.

Di F. Allegri

La notizia del crollo continuo del prezzo del petrolio e della benzina mi agevola nel formulare 2 affermazioni.
A) La crisi è finita;
B) E’ iniziata una nuova era economica caratterizzata da una minore dipendenza dal petrolio delle grandi democrazie occidentali e da una concorrenza commerciale con la dittatura cinese nel contesto della globalizzazione.

Dopo queste affermazioni voglio aggiungere che i ceti più poveri di ogni popolazioni vivono una crisi permanente e, per contrasto, i super ricchi sono già oltre la crisi da molti mesi.

L’Italia trarrà un grande vantaggio dal calo del prezzo del petrolio, ma non credo che questo sarà talmente forte da permettere la creazione di tanti nuovi posti di lavoro.
Io mi aspetto un recupero parziale perché l’Italia non ha risolto nessuno dei problemi che hanno causato queste due crisi prolungate.
La classe dirigente romana, super burocratica è molto fortunata e lo è almeno da 40 anni.
La sua fortuna consiste nella capacità di rinviare sempre ogni riforma e nella possibilità di tenere in piedi un grande spreco di risorse ed energie.

L’Italia può essere divisa in tante parti, ma a me piace distinguere gli avvantaggiati dalla crisi da quelli che continuano a subirla e a non capirla.
C’è un paese composto da indebitati cronici che continuano ad impoverirsi e io sono molto dispiaciuto per loro.
C’è un paese composto da cattivi politici e dai loro seguaci che non hanno una vera capacità di analizzare la crisi, ma si sentono in diritto di proporci le ricette più strane, pericolose, talvolta avventuriste.
La dissipazione di capitali negli enti pubblici continua, al di la delle ristrettezze del patto di stabilità che ha bloccato la spesa folle e clientelare dei comuni e delle province le quali sussistono come erogatrici di servizi.
Il capitale sprecato in Italia è sempre tanto, ma è diminuito grazie ad una frettolosa liberalizzazione salariale voluta dal governo Renzi e favorevole ai ceti medio bassi i quali senza lottare percepiscono una quattordicesima in 12 rate.
Questa è una riforma positiva che ci deve far riflettere, va osservata da più punti di vista.
In precedenza ci avevano parlato di un aumento di stipendio che doveva andare dai 7 ai 14 euro poi la critica aveva parlato dei soldi per la pizza e tutto era naufragato nel ridicolo.
Dopo è arrivata questa come elemento caratterizzante per le riforme da fare e soprattutto per le elezioni periodiche che continuiamo a svolgere con sempre minore partecipazione.
Questa quattordicesima a rate sarà ricordata come la scelta per uscire dalla crisi?
Per qualche anno si, poi verranno le analisi più sofisticate e il tempo in cui Draghi sarà paragonato a Keynes.
Non credo che sia in arrivo una nuova età dell’ORO, non credo neanche all’arrivo di investimenti esteri: resta un fisco rapace ed arbitrario, una burocrazia inutile e contraria a chi lavora e non si arresta il declino generale.
La crisi è finita, ma restano queste grandi difficoltà e non mi pare che ci sia qualcuno in grado di affrontarle e quindi ben venga la notizia straniera del calo del costo del petrolio.
Almeno quella!

 
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Due libri e nessuna morale

Sintesi: una recensione militante di dieci anni fa
22 luglio 2014
Di I. Nappini

Dieci anni fa circa pubblicai su una rivista che ebbe vita breve questa recensione militante, per così dire, un po no-global. Oggi che è passato tanto tempo e la stagione politica è diversa mi pare opportuno ripresentarla in forma domestica su questo blog. Si tratta di considerazioni ormai datate e di due libri da specialisti, eppure in quella vecchia fatica c'è qualcosa che a mio avviso si ripresenta oggi come problema culturale prima ancora che politico. Si tratta dell'idea di togliere alla dimensione della scuola la sua natura specialissima per farne una variabile della programmazione ministeriale, dei bilanci o peggio delle logiche da impresa.

DUE LIBRI E NESSUNA MORALE
Olegario Sampedro, La scuola della nuova Spagna, Libriliberi, Firenze, 2002
Gill Helsby, Come cambia il lavoro degli insegnanti, Libriliberi, Firenze, 2002


NEL MARZO DEL 2000 IL CONSIGLIO EUROPEO DI LISBONA HA FISSATO COME OBIETTIVO PER LA POLITICA COMUNITARIA NEL CAMPO DELL’EDUCAZIONE LA PRODUZIONE DI CAPITALE UMANO REDDITIZIO PER LA COMPETITIVITÀ ECONOMICA.
Tale proposito è riassunto nell’obiettivo strategico di far diventare l’economia europea una economia più dinamica e competitiva grazie alla conoscenza, ufficialmente questo proposito è votato alla creazione di una crescita economica sostenibile con “nuovi e migliori posti di lavoro” e una “maggiore coesione sociale”.
Questo banale dato di cronaca facilmente riscontrabile è la cornice entro la quale si colloca la presente riflessione su due libri che parlano di scuola in due diversi paesi: IL REGNO DI SPAGNA E IL REGNO UNITO.
Questi primi anni del nuovo millennio si aprono ad una molteplicità di inquietudini riconducibili alla perdita di potere in campo economico, politico, e culturale degli Stati nazionali.
Per superare questa particolare condizione di decadenza gli Stati nazionali cercano di migliorare i loro margini di competitività, e questo porta ad alleanze economiche, militari, politiche e al tentativo di stabilire adeguati tassi di crescita.

LA PRESENTE COMPETIZIONE GLOBALE, CHE È ANCHE CONFLITTO FRA POTERI ECONOMICI GLOBALI, PORTA I SINGOLI STATI A RIPENSARE E RIFORMARE ANCHE IL LORO SISTEMA SCOLASTICO.
I libri presi in esame sono diversi: quello di Gill Helsby è un saggio, mentre l’altro di Olegario Sampedro una raccolta di interviste a personaggi qualificati a trattare di scuola e riforme.

In questo presente ragionamento a proposito dei contenuti dei due testi vengono presi in considerazione quelli che indagano il problema della trasformazione, sia essa in atto o solo possibile, della scuola pubblica in una attività imprenditoriale o in un ambiente di compensazione di problemi sociali.
La prospettiva di subordinare al mondo degli affari l’istruzione pubblica chiama in causa problemi come l’autonomia delle scuole, il rapporto fra scuola e territorio, le disuguaglianze sociali che inciderebbero sulla scelta della scuola da parte delle famiglie degli allievi, la gestione democratica e partecipativa della scuola che non può ridursi a una questione gestionale e organizzativa di natura autoritaria, la salvaguardia della dimensione educativa specifica della scuola da eventuali stravolgimenti dovuti agli interessi commerciali che devono estrarre profitti per gli azionisti.

Il primo libro tratta della pubblica istruzione nel Regno unito con particolare riferimento al Galles e all’Inghilterra in quanto Scozia e Irlanda del Nord hanno una certa autonomia regionale in materia, il secondo riguarda il sistema della pubblica istruzione nel regno di Spagna.

QUESTI DUE TESTI SI CIMENTANO CON IL DIFFICILE COMPITO DI SPIEGARE I PERCORSI CHE HANNO PORTATO QUESTI PAESI A CONFRONTARSI CON LA NECESSITÀ DI METTERE IN DISCUSSIONE I LORO SISTEMI SCOLASTICI E PORRE IN ESSERE DEI CAMBIAMENTI.
In entrambi i casi le riforme vedono l’obbligo scolastico portato a 16 anni e un tormentato interrogarsi sul senso della scuola alla luce delle nuove forme di capitalismo e del dominio culturale delle dottrine neo-liberali.
Il libro di Helsby descrive la formazione e la trasformazione della scuola inglese dal secondo dopoguerra a oggi e si concentra sulle trasformazioni avvenute tra la seconda metà degli anni ottanta e i primi anni del nuovo millennio.

Questo fa sì che il libro presenti una seria analisi dei rapporti di discontinuità (pochi) e continuità (molti) tra governo conservatore tatcheriano e governo neo-laburista Blairiano.
IN MODI E TEMPI DIVERSI QUESTI ORIENTAMENTI POLITICI HANNO RAFFORZATO QUELLA VISIONE IDEOLOGICA CHE CHIEDE LA MERCIFICAZIONE DELL’ISTRUZIONE E UN MODELLO AZIENDALE DI GESTIONE, IL CONCEPIRE LA SCUOLA COME OCCASIONE DI “BUSINESS”.

L’autore incrocia nel testo l’analisi storica e sociale con interviste ad insegnanti e dirigenti scolastici dando così voce alle categorie che sono state le prime ad esser coinvolte nei cambiamenti.
Quindi il livello alto della legislazione e delle posizioni ideologiche, ossia la supremazia del mercato, è letto alla luce degli esiti e del lavoro quotidiano.
A DIFFERENZA DELL’EUROPA CONTINENTALE, DOVE LO STATO HA ORGANIZZATO E UNIFORMATO LA SCUOLA, LO SVILUPPO DELLA SCUOLA NEL REGNO UNITO È STATO LARGAMENTE AFFIDATO AI SINGOLI ENTI E PRIVATI.
Le riforme a cavallo fra gli anni ottanta e i primi anni novanta hanno interrotto una tradizione di decentralizzazione e pluralismo ed è stato introdotto un curriculum nazionale e il controllo per via burocratica dei docenti.
La riforma Tatcheriana si è qualificata per il controllo legato al finanziamento statale, per l’innalzamento dell’obbligo scolastico fino a 16 anni articolato in quattro cicli, per l’introduzione di ispezioni, per l’amministrazione manageriale della scuola, creazione di scuole secondarie, finanziate con fondi pubblici ma sponsorizzate dalle locali associazioni d’impresa e gestite da consigli d’amministrazione indipendenti ala stregua delle scuole private.
Questa “rivoluzione culturale” ha trovato non poche resistenze, perché le iniziative del governo non godevano del consenso di tutte le parti coinvolte.
Gli insegnanti inglesi preso atto del peggioramento delle condizioni salariali e di lavoro attuarono uno sciopero bianco e una serie di astensioni dal lavoro in varie aree del paese creando non pochi problemi ai dirigenti scolastici.
TUTTAVIA GLI ESITI DELLA LOTTA, QUESTO ACCADDE NEL 1985, NON FURONO TALI DA IMPEDIRE AL GOVERNO DI PROCEDERE CON LA SUA INIZIATIVA POLITICA.
Una delle novità di questa riforma (Education Reform Act, 1988) è stata la burocratizzazione dei meccanismi di resoconto finale, in netto contrasto con le precedenti tradizioni di autonomia degli insegnanti e degli istituti.
Questa novità è stata letta da molti insegnanti come un processo professionalmente dequalificante.
QUESTA PERCEZIONE DELLA PERDITA DEL SENSO E DEL RUOLO NON È UN PORTATO SOLO DELLA RIFORMA, MA SI SVILUPPA INTORNO AGLI ANNI SETTANTA.
Essa venne alimentata anche da incidenti e “scandali” che riguardavano casi nei quali l’autonomia e competenza apparivano mal impiegati.
OCCORRE SOTTOLINEARE CHE IN TALE CONTESTO E CON QUESTE PREMESSE LE LOGICHE AZIENDALISTICHE SONO STATE FATTE PROPRIE DAI GOVERNI NEO-LABURISTI E CHE LE RAGIONI PROFONDE DELLA CRISI DI CREDIBILITÀ DELLA PROFESSIONE DOCENTE SONO RIMASTE INALTERATE.
Un contributo alle politiche neo-liberali in materia è dato dal pregiudizio diffuso che intende il lavoro dell’insegnante come un lavoro che può essere fatto da chiunque perché non sono necessarie abilità particolari.
Ovviamente i tempi per distruggere una credibilità professionale sono brevi, al contrario essi sono lunghi quando si tratta di costruirla.
Il libro in questione si ferma sulle soglie del nuovo millennio mostrando una continuità sostanziale fra neo-laburisti e conservatori neo-liberali in materia di scuola.

L’ALTRO TESTO VUOLE ESSERE UN CONTRIBUTO AL DIBATTITO SULLE RIFORME SCOLASTICHE DEL REGNO DI SPAGNA.
Uno degli intervistati il professor Cesar Coll, docente di psicologia educativa all’Università di Barcellona, afferma che la Spagna partiva dalla situazione opposta rispetto a quella del Regno Unito.
La centralizzazione e l’ottusità del sistema scolastico erano il frutto di quel regime franchista che fra l’altro durante la guerra civile fece ammazzare centinaia di insegnanti elementari colpevoli di aver simpatizzato con la Seconda Repubblica.
IL PROBLEMA SPAGNOLO ERA UGUALE E OPPOSTO: RIFORMARE LA SCUOLA E LIMITARE UN CENTRALISMO AUTORITARIO.
Ristabilite condizioni accettabili di governo democratico e rispettoso dei diritti intorno agli anni ottanta la scuola venne riformata una prima volta, nel 1990 la scuola venne riformata una seconda volta con una legge di riordino, peraltro molto contestata nota per il suo acronimo LOGSE.
Questa legge venne ritenuta da una parte dell’opinione pubblica troppo all’avanguardia e fra le altre cose essa innalzò l’obbligo scolastico a 16 anni.
Questa legge fu riformata nel 2002 dal governo conservatore.
QUINDI ANCHE IN UNA REALTÀ COSÌ DIFFERENTE PER SITUAZIONI E TEMPI ALCUNI PROBLEMI SOLLEVATI DAL MODELLO INGLESE SI RIPRESENTARONO E IN PARTICOLARE QUELLO DELLA MERCIFICAZIONE DELLA CULTURA E DELLE FORME SUBDOLE O PALESI DI PRIVATIZZAZIONE DELLA SCUOLA.
A questo proposito Cesar Coll risponde ad una domanda dell’intervistatore sulle prospettive della scuola privata affermando che la scuola pubblica è in crisi e che il pericolo per la Spagna è di veder la scuola pubblica relegata a svolgere funzioni assistenziali e sociali.
LA PROSPETTIVA, VOLUTA O MENO, È UNA PROGRAMMATA DISCRIMINAZIONE DEGLI ALLIEVI SU BASE CENSITARIA.
L’intervistato sottolinea come questo sia dovuto anche alla populistica identificazione di tutto ciò che è negativo con il pubblico e del positivo con ciò che è privato.

Del resto secondo l’intervistato la competizione fra scuola pubblica e scuola privata è falsata dalla differenza di mezzi, normative e dal fatto che la scuola privata sceglie gli allievi; un problema che secondo il professore i governi progressisti d’Europa dovranno affrontare con coraggio.
IL PROBLEMA DELLE CONDIZIONI SOCIALI EMERGE ANCHE NELL’INTERVISTA DI ANDRÈS TORRES QUEIRUGA, SACERDOTE E PROFESSORE DI FILOSOFIA DELLA RELIGIONE, IL QUALE SOTTOLINEA COME LE DISUGUAGLIANZE SOCIALI DETERMINANO LE POSSIBILITÀ DEGLI STUDENTI.
Il cattedratico Josep Bricall, docente di economia politica, riprende il tema allargandolo all’università, la quale a suo avviso è mutata a seguito dei cambiamenti del sistema produttivo dovuti all’introduzione di nuove tecnologie.
Il suo parere è che i governi Europei non hanno ancora deciso se adottare il modello anglo-americano o costruire un loro modello.
Alcune considerazioni di Bricall meritano attenzione, egli afferma che: l’università spagnola non prepara come dovrebbe, e, come auspica, dovrà prima o poi fare l’integrazione Europea e che a suo avviso, e usa per dirlo un modo di dire dell’America Latina, le Università dovrebbero armarsi contro la prospettiva di giungere a concepire la scuola come un bene di mercato e gli studenti come semplici clienti.
La tensione fra realtà economica discriminante e le istanze democratiche e di parità fra i sessi è il centro dell’intervista dell’attivista politica di sinistra, durante e dopo la dittatura, Cristina Almeida.
ESSA SOTTOLINEA COME LA SCUOLA PUBBLICA DA UN LATO SI FA CARICO DI ISTANZE SOCIALI: INTEGRAZIONE, IMMIGRAZIONE,EMARGINAZIONE; E DALL’ALTRA PARTE SI CONSOLIDA LA SCUOLA PRIVATA E CONVENZIONATA CON FONDI PUBBLICI.
La scuola pubblica come scuola è quindi per l’intervistata in declino e per la scuola privata si apre la possibilità di diventare scuola d’Elitè.
Per Cristina Almeida la scuola non è un costo ma un beneficio per la Nazione e la società nel complesso e quindi non si può guardare ad essa con logiche liberiste.
Interessante a questo proposito è l’affermazione del professore di teoria e storia dell’educazione Herminio Barreiro che afferma:”…SE UN PAESE PRIVATIZZA LA SCUOLA, SIGNIFICA CHE QUELLO STATO PUÒ PERMETTERSI IL LUSSO DI QUELLA PRIVATIZZAZIONE O COMUNQUE CHE CIÒ È NELL’INTERESSE DELLE CLASSI DOMINANTI. Tuttavia, chi, se non lo Stato può occuparsi di costruire un sistema educativo razionale, popolare, laico e di massa? Senza dubbio solo ed esclusivamente lo Stato.”
NELLA SUA LETTURA L’INTERVISTATO OSSERVA COME LA CRISI DELLA SCUOLA SIA IL RIFLESSO DEI CAMBIAMENTI SOCIALI ED ECONOMICI, LA SCUOLA DOVREBBE AVERE UN POTERE CRITICO CHE AL MOMENTO IN CUI EGLI PARLA NON HA, MA CHE POTREBBE ESSERE IN FUTURO RECUPERATO.

I DUE TESTI SOTTOPOSTI ALLA PRESENTE LETTURA PARALLELA MOSTRANO COME DUE PAESI COSÌ DISTANTI SI TROVANO AD AFFRONTARE LO SPINOSO PROBLEMA DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE INTESA COME OCCASIONE AFFARISTICA DA PARTE DI GRANDI SOGGETTI INTERNAZIONALI.

Entrambi i libri si chiudono alle soglie di quel 2002 che vide il governo conservatore spagnolo e il governo laburista inglese applicarsi per riformare la pubblica istruzione alla luce delle sollecitazioni del “mercato”, in particolare “l’Education Act” inglese venne pensato e trasformato in legge per fornire un quadro legislativo che incoraggiasse la creazione di un mercato dell’educazione in cui scuole e imprese vendono beni e servizi. Attualmente questo indirizzo politico con il nuovo governo Blair è stata confermato e i neo-laburisti attualmente operano per realizzare una concezione di scuola interpretata come occasione per fare impresa.
Al contrario il nuovo governo Zapatero, sia pure entro i limiti di politiche fortemente contestate dall’opposizione cattolica, cerca di operare una diversa soluzione portando avanti con tormentata coerenza una politica di riforme che intende riscrivere i programmi nazionali assieme alle singole regioni, ridiscutere le modalità di finanziamento delle scuole private, ridisegnare l’equivalente italiano della scuola media con il quarto anno orientato al Liceo o alla formazione professionale.
LA NUOVA LEGGE SULLA SCUOLA FIRMATA DA JOSÈ ZAPATERO, IL CUI ACRONIMO È LOE, SOSPENDE LA LEGGE VOLUTA DALLO SCHIERAMENTO DI CENTRO-DESTRA DEL GOVERNO AZNAR, SEGNO CHE UNA DISTINZIONE POLITICA IN MATERIA DI PUBBLICA EDUCAZIONE È POSSIBILE.
I percorsi politici in materia d’istruzione, dei due paesi potrebbero quindi differenziarsi, sia pure entro una cornice sfavorevole per una serie di circostanze alla scuola pubblica, presentando soluzioni diverse nell’affrontare un problema simile: la riduzione del sapere e dell’insegnare a merce.
In questa assimilazione della scuola entro confini ideologici del “primato del mercato” su ogni altra realtà chi scrive non trova alcuna morale ma solo i privatissimi interessi di pochissimi miliardari e dei loro esperti.
Interessi che si formano e si realizzano con danni, più o meno gravi a seconda delle situazioni, per la maggior parte delle popolazioni che coinvolgono.

 
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