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IL BLOG DI FUTURO IERIMessaggi del 26/05/2014
Nell’interesse pubblico
La sindrome della segretezza di Fukushima - Dal Giappone all’America
Ralph Nader
24 gennaio 2014
Il mese scorso, i partiti della coalizione di governo giapponese hanno approvato con rapidità in Parlamento una legge sui segreti.
Noi americani facciamo bene a prenderne nota.
Sotto le sue disposizioni, solo il governo decide quali sono i segreti di stato e gli eventuali funzionari che divulgano “i segreti” possono essere incarcerati per un massimo di 10 anni.
I giornalisti catturati nella rete di questa legge vagamente definita possono essere incarcerati per un massimo di 5 anni.
I funzionari governativi sono stati sconvolti dalle informazioni costanti sul loro lassismo denunciato dai funzionari di regolamentazione prima e dopo il disastro nucleare di Fukushima nel 2011, gestito dalla Tokyo Electric Power Company (TEPCO).
Settimana dopo settimana, i rapporti appaiono sulla stampa per rivelare la gravità del flusso di acqua contaminata, l’inaccessibilità del materiale radioattivo nella profondità di questi reattori e la necessità di fermare queste fuoriuscite dai siti che avvelenano ulteriormente il territorio, il cibo e l’oceano.
I funzionari stimano che ci potrebbero volere fino a 40 anni per ripulire e disattivare i reattori.
Altri fattori stanno alimentando questo segno sicuro di una battuta d’arresto democratica.
Il militarismo sta sollevando la sua testa minacciosa per la democrazia, spinto da attriti con la Cina nel Mar Cinese Meridionale.
Spaventosamente, i militaristi americani stanno spingendo per un bilancio militare giapponese più grande.
La Cina è l’ultima giustificazione della sicurezza nazionale per il nostro “perno per l’Asia orientale” provocata in parte dal nostro complesso militare - industriale.
Il segreto draconiano nel governo e nelle leggi fatte velocemente attraverso gli organi legislativi sono cattivi presagi per la libertà di stampa giapponese e per la libertà di dissenso da parte del popolo giapponese.
La libertà di informazione e un dibattito robusto (quest’ultimo tagliato bruscamente dal parlamento del Giappone il 5 Dicembre 2013) sono le garanzie della democrazia.
C’è una buona ragione per cui il New York Times continua a coprire le condizioni di deterioramento della desolata zona evacuata di Fukushima.
Il nostro paese ha garantito qui molti reattori con gli stessi disegni e molti degli stessi standard di sicurezza e di controllo inadeguati.
Alcuni reattori qui sono vicini alle faglie del terremoto e a popolazioni circostanti che non possono essere evacuate in tutta sicurezza in caso di gravi danni per la centrale elettrica.
I 2 reattori di Indian Point che sono a 30 miglia a nord di New York City sono un caso calzante.
Meno siamo in grado di conoscere le condizioni passate e presenti di Fukushima, meno saremo in grado di sapere dei reattori atomici nel nostro paese.
Fortunatamente molti degli scienziati più famosi del Giappone, tra i quali i premi Nobel, Toshihide Maskawa e Hideki Shirakawa, hanno condotto l’opposizione contro questa nuova normativa sul segreto di Stato con 3.000 accademici che hanno sottoscritto una lettera pubblica di protesta.
Questi scienziati e accademici hanno dichiarato che la legge del segreto del governo è una minaccia per “i principi pacifisti e per i diritti umani fondamentali stabiliti dalla Costituzione e deve essere respinta immediatamente”.
A seguito di questa dichiarazione, l’Associazione degli scienziati giapponesi, le imprese dei mass media giapponesi, le associazioni di cittadini, le organizzazioni degli avvocati e alcuni parlamenti regionali si sono opposti alla normativa.
I sondaggi mostrano che l’opinione pubblica si oppone anche a questo attacco alla democrazia.
Gli attuali partiti di governo rimangono irremovibili.
Essi citano come ragioni per il segreto di Stato “la sicurezza nazionale e la lotta al terrorismo”.
Suona familiare?
La storia è sempre presente nelle menti di molte persone giapponesi.
Loro sanno quello che successe in Giappone, quando la discesa incontrastata verso la militarizzazione della società giapponese portò alla tirannia intimidatoria che guidò l’invasione della Cina, della Corea e del Sud-Est asiatico, prima e dopo Pearl Harbor.
Nel 1945, il Giappone era in rovina, finì con Hiroshima e Nagasaki.
Il popolo americano deve essere attento verso le inutili provocazioni militari e politiche del nostro governo contro la Cina, che è preoccupata per l’accerchiamento aereo e marittimo da parte delle nazioni circostanti alleate degli USA.
Washington potrebbe rivolgere l’attenzione meglio e immediatamente alle politiche commerciali degli USA che hanno facilitato le aziende statunitensi nella spedizione di posti di lavoro americani e di intere industrie in Cina.
L’amministrazione Obama deve divenire più attenta alle tendenze autoritarie in Giappone che con le sue politiche ha sia incoraggiato che consapevolmente ignorato - spesso dietro le quinte del nostro segreto cronico.
Le lezioni della storia vanno ricordate.
Tradotto da F. Allegri il 26/05/2014.
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