Messaggi del 20/06/2014

La crisi oltre il Consumismo, con Pasolini

Post n°773 pubblicato il 20 Giugno 2014 da amici.futuroieri
 

La crisi oltre il Consumismo, con Pasolini
26 febbraio 2014
Di F. Allegri
Riparto dalla mia ultima traduzione di uno scritto di Lester Brown titolato “Il mondo nutrirà la Cina?” per continuare ad analizzare la crisi che c’è stata e quella che verrà.
Oggi propongo un approccio diverso, nella sua essenza mi pare filosofico, un campo che non padroneggio, ma credo di fare del mio meglio.
Quale pensiero sta dietro a questa crisi?
Questa crisi è figlia della terza rivoluzione industriale, della sua volontà di globalizzazione della produzione e della sua volontà di diffondere il consumismo in Asia e in Sud America.
Si può parlare di imperialismo consumista e se ricordo bene Pasolini fu il primo a parlare di ideologia del consumo come pensiero reale, ma incosciente che unificava tutti.
La globalizzazione non è nata ieri e neanche dopo la fine del Comunismo, ma certo la rivoluzione nell’Est dell’Europa detto un impulso notevole alla delocalizzazione degli impianti industriali.
Trenta anni prima, Pasolini era provocatorio quando diceva: “Uno prende una posizione ideologica fascista, un altro adotta una posizione ideologica antifascista, ma entrambi, davanti alle loro ideologie, hanno un terreno comune, che è l’ideologia del consumismo”.
Pasolini parlava anche di Impero del consumismo ovvero era un poeta civile o se preferite un profeta che parla alle rocce e si rendeva conto che le persone avrebbero perso la loro singolarità e i loro modelli di civiltà.
Si può parlare di “macerie di valori” sepolte dal consumismo e dalla sua forza di distruzione creatrice e se vediamo bene più idolatrica che laica/liberale.
Pasolini fu l’ultima espressione di una coscienza critica italiana che ha resistito qualche anno in più, rispetto ad altri paesi, alla conquista dei valori liberali inglesi.
L’Italia di Pasolini era già stremata e risucchiata da una crisi politica (causata dalla prima metamorfosi della DC che passò dal doroteismo al regionalismo meridionaleggiante) che non avrebbe avuto fine.
Nell’Italia di Pasolini c’era già il vuoto di valori, la disgregazione sociale, il terrorismo, un’astoricità diffusa nelle convinzioni popolari e questo poeta non seppe trovare un linguaggio per la reazione, ma non possiamo fargliene una colpa.
Pasolini dette voce alla protesta avversa al consumismo e ai suoi derivati, dall’omologazione degli italiani alla corruzione politica, sociale e ambientale dei vertici specie se illusi da un progressismo senza tempo e senza cognizione della realtà popolare.
Le intuizioni di Pasolini ebbero un punto di partenza valido, lui aveva compreso che il nuovo capitalismo e la nuova rivoluzione industriale erano la fonte dei tumulti studenteschi europei del 1968 e da questo punto di partenza si pose un interrogativo chiaro e basilare: “Che tipo di uomo vuole il nuovo potere?
Nei secoli passati il potere aveva avuto bisogno di buoni cittadini e di buoni soldati, la chiesa aveva prodotto gente onesta, previdente, religiosa e tradizionalista, ma gli anni di Pasolini furono quelli della svolta e la domanda giusta era: “Quale uomo vuole il potere, oggi come allora?”.
La risposta di Pasolini fu clamorosa: “Il potere vuole un mondo di consumatori, meglio se atei o privi di valori profondi”!
Il conformista è il migliore dei consumatori e questo tipo di persona è il principale prodotto delle lotte senza costrutto e senza progetti iniziate dagli studenti del 1968 europeo che abbia visto bene nel corso degli anni ottanta.
Il movimento del 1968 fu il miglior alleato del neo capitalismo, lo capì solo Pasolini.
Oggi possiamo andare oltre.
Il culto del progresso si è rivelato effimero e 45 anni dopo siamo davanti al suo fallimento e al precipizio che è frutto e destino di un feticismo della roba o della merce in vetrina che si è propagato a livello mondiale mentre noi inventiamo pubblicità commerciali che si preoccupano del prodotto dozzinale italiano.
Sarà una carestia improvvisa e misteriosa per tanti e inspiegabile per tutti quelli che la soffriranno.

 
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