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LE PASSANTI


Fabrizio de André - LE PASSANTI ODE AL PRIMO GIORNO DELL'ANNOLo distinguiamo dagli altricome se fosse un cavallinodiverso da tutti i cavalli.Gli adorniamo la frontecon un nastro,gli posiamo sul collo sonagli colorati,e a mezzanottelo andiamo a riceverecome se fosseun esploratore che scende da una stella.Come il pane assomigliaal pane di ieri,come un anello a tutti gli anelli:i giorni sbattono le palpebre chiari, tintinnanti, fuggiaschi, e si appoggiano nella notte oscura. Vedo l'ultimo giorno di questo anno in una ferrovia, verso le piogge del distante arcipelago violetto, e l'uomo della macchina, complicata come un orologio del cielo, che china gli occhi all'infinito modello delle rotaie, alle brillanti manovelle, ai veloci vincoli del fuoco. Oh conduttore di treni sboccati verso stazioni nere della notte. Questa fine dell'anno senza donna e senza figli, non è uguale a quello di ieri, a quello di domani? Dalle vie e dai sentieri il primo giorno, la prima aurora di un anno che comincia, ha lo stesso ossidato colore di treno di ferro: e salutano gli esseri della strada, le vacche, i villaggi, nel vapore dell'alba, senza sapere che si tratta della porta dell'anno, di un giorno scosso da campane, fiorito con piume e garofani. La terra non lo sa: accoglierà questo giornodorato, grigio, celeste,lo dispiegherà in collinelo bagnerà con freccedi trasparente pioggiae poi lo avvolgerànell’ombra.Eppurepiccola porta della speranza,nuovo giorno dell’anno,sebbene tu sia uguale agli altricome i pania ogni altro pane,ci prepariamo a viverti in altro modo,ci prepariamo a mangiare, a fiorire,a sperare. Ti metteremo come una torta nella nostra vita, ti infiammeremo come un candelabro, ti berremo come un liquido topazio. Giorno dell'anno nuovo, giorno elettrico, fresco, tutte le foglie escono verdi dal tronco del tuo tempo. Incoronaci con acqua, con gelsomini aperti, con tutti gli aromi spiegati, sì, benché tu sia solo un giorno, un povero giorno umano, la tua aureola palpita su tanti cuori stanchi e sei, oh giorno nuovo, oh nuvola da venire, pane mai visto, torre permanente! Pablo Neruda