Creato da artfactory il 05/09/2005 |
Post n°4031 pubblicato il 29 Luglio 2012 da artfactory
A quel tempo avevo vent’anni ed ero pazzo. Avevo perduto un paese ma guadagnato un sogno. E avendo quel sogno tutto il resto non aveva importanza. Né lavorare né pregare né studiare all’alba in compagnia dei cani romantici. Il sogno viveva nel vuoto del mio spirito. Una casa di legno, nella penombra, in un polmone dei tropici. A volte qualcosa mi tormentava e facevo visita al sogno: statua che si perpetua in pensieri liquidi, verme bianco che si contorce nell’amore. Un amore sfrenato. Un sogno dentro un altro sogno. L’incubo mi diceva: crescerai. Lascerai dietro di te le immagini del dolore e del labirinto e dimenticherai. Ma a quel tempo crescere sarebbe stato un crimine. Sono qui, dissi, con i cani romantici e qui resterò. Roberto Bolaño , da I cani romantici, 2006
Ane Brun- Changing of the Seasons _________________________________ESTATE Improvvisamente fu piena estate. I campi verdi di grano, cresciuti e riempiti nelle lunghe settimane di piogge, cominciavano a imbiancarsi, in ogni campo il papavero lampeggiava col suo rosso smagliante.La bianca e polverosa strada maestra era arroventata, dai boschi diventati più scuri risuonava più spossato, più greve e penetrante il richiamo del cuculo, nei prati delle alture, sui loro flessibili steli, si cullavano le margherite e le lupinelle, la sabbia e le scabbiose, già tutte in pieno rigoglio e nel febbrile, folle anelito della dissipazione dell'approssimarsi della morte perché a sera si sentiva qua e là nei villaggi il chiaro, inesorabile avvertimento delle falci in azione. Hermannn Hesse
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Post n°4030 pubblicato il 09 Luglio 2012 da artfactory
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Post n°4029 pubblicato il 08 Luglio 2012 da artfactory
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Post n°4028 pubblicato il 08 Luglio 2012 da artfactory
Libere considerazioni sulla seguente poesia di Sandro Penna: "Moralisti Il mondo che vi pare di catene tutto è tessuto d'armonie profonde" BUONA VITA....
TESRO PRELEVATO DAL WEB--Moralista: colui il quale ha la tendenza a considerare ogni azione sotto l'aspetto morale, talvolta con eccessivo rigore. È proprio questo rigore che nella poesia di Sandro Penna viene presentato e al tempo stesso messo in crisi mediante l'immagine concreta delle catene. Questi vincoli morali immobilizzano il mondo e sembrano incatenarlo sotto un pensiero che presume di insegnarci l'etica giusta, il cammino da seguire, per poter vivere nell'onestà e nella giustizia. Questa inflessibilità di pensiero viene ben rappresentata da Penna sia coi caratteri sia col metro. La poesia è infatti scritta sulla pagina, in modo semplice, senza parole più o meno evidenziate, senza spazi più accentuati o parentesi o puntini di sospensione che richiamano connotativamente una realtà secondaria, più libera e più profonda. Niente di tutto questo! Soltanto un titolo seguito da due versi, apparentemente della stessa lunghezza, che danno una sensazione di staticità, inflessibili, proprio come due catene. Ma il secondo verso lo avvertiamo come un po' più lungo, esce fuori, rompe leggermente questa rigidità. Questo senso di dilatazione e di allontanamento è in parte generato dal ritmo. Il primo è un endecasillabo rigorosamente convenzionale a maiore (7 + 5) con accenti sulla sesta e sulla decima sillaba, il secondo invece è pure un endecasillabo, ma a minore (5 + 7), con accenti sulla quarta e sulla decima sillaba. |
Post n°4026 pubblicato il 14 Giugno 2012 da artfactory
La signora Atropo? Esatto, sono io. Delle tre figlie della Necessità Lei è quella con la fama peggiore. Grossa esagerazione, poetessa mia. Cloto tesse il filo della vita, ma quel filo è sottile, non è difficile tagliarlo. Lachesi con la pertica ne fissa la lunghezza. Non sono innocentine. Però le forbici sono in mano Sua. Giacché lo sono, ne faccio uso. Vedo che anche ora, mentre conversiamo… Sono lavorodipendente, questa è la mia natura. Non si sente annoiata, stanca, assonnata quantomeno di notte? No, davvero no? Senza ferie, weekend, feste comandate o almeno brevi pause per una sigaretta? Ci sarebbero arretrati, e questo non mi piace. Uno zelo inconcepibile. Senza mai qualche riconoscimento, premi, menzioni, coppe, medaglie? Magari diplomi incorniciati? Come dal barbiere? Molte grazie. Qualcuno L’aiuta? E se sì, chi? Un paradosso niente male – appunto voi mortali. Svariati dittatori, numerosi fanatici. Benché non sia io a costringerli. Per loro conto si danno da fare. Di sicuro anche le guerre devono rallegrarLa, in quanto danno un bell’aiuto. Rallegrami? È un sentimento sconosciuto. Non sono io che invito a farle, non sono io che ne guido il corso. Ma lo ammetto: è grazie a loro soprattutto che posso stare al passo. Non le dispiace per i fili tagliati troppo corti? Più corti, meno corti - solo per voi fa la differenza. E se uno più forte volesse sbarazzarsi di Lei e provasse a mandarLa in pensione? Non ho capito. Sii più chiara. Riformulo la domanda: Lei ha un Superiore? … Passiamo alla domanda successiva. Non ne ho altre. In tal caso, addio. O per essere più esatti… Lo so, lo so. Arrivederci. Wislawa Szymborska, nel libro Due punti
Fabrizio De Andrè - Il sogno di Maria
I Scrivi, scrivi; se soffri, adopera il tuo dolore: prendilo in mano, toccalo, maneggialo come un mattone, un martello, un chiodo, una corda, una lama; un utensile, insomma. Se sei pazzo, come certamente sei, usa la tua pazzia: i fantasmi che affollano la tua strada usali come piume per farne materassi; o come lenzuoli pregiati per notti d’amore; o come bandiere di sterminati reggimenti di bersaglieri. II Usa le allucinazioni: un ectoplasma serve ad illuminare un cerchio del tavolo di legno quanto basta per scrivere una cosa egregia - usa le elettriche fulgurazioni di una mente malata cuoci il tuo cibo sul fuoco del tuo cuore insaporiscilo della tua anima piagata l’insalata, il tuo vino rosso come sangue, o bianco come la linfa d’una pianta tagliata e moribonda. III Usa la tua morte: la gentilezza grafica gotica dei tuoi vermi, le pause elette del nulla che scandiscono le tue parole rantolanti e cerimoniose; usa il sudario, usa i candelabri, e delle litanie puoi fare un bordone alla melodia - improbabile - delle sfere. IV Usa il tuo inferno totale: scalda i moncherini del tuo nulla; gela i tuoi ardori genitali; con l’unghia scrivi sul tuo nulla: a capo. Giorgio Manganelli Sera |
Post n°4025 pubblicato il 11 Giugno 2012 da artfactory
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Post n°4024 pubblicato il 10 Giugno 2012 da artfactory
IL PENDOLO DEL TEMPO SI E' FERMATO. Il sole sospeso come un pendolo che non si muove indica un tempo fermo. le geometrie nello spazio indicano un piano di gioco (la scacchiera) e tre elementi triangolari opposti . sulla sinistra è rappresentato il modo del mondo, sulla destra la trinità del III° millennio: spirito primario, mente secondaria, corpo subordinato. Opera di Marzia della Rosa La vita - è il solo modo per coprirsi di foglie, prendere fiato sulla sabbia, sollevarsi sulle ali; essere un cane o carezzarlo sul suo pelo caldo; distinguere il dolore da tutto ciò che dolore non è; stare dentro gli eventi, dileguarsi nelle vedute, cercare il più piccolo errore. Un'occasione eccezionale per ricordare per un attimo di che si è parlato a luce spenta; e almeno per una volta inciampare in una pietra, bagnarsi in qualche pioggia, perdere le chiavi tra l'erba; e seguire con gli occhi una scintilla nel vento; e persistere nel non sapere qualcosa d'importante. Wislawa Szymborska (da Attimo, 2002) QUASI Ancor peggio della convinzione del no, l’incertezza del forse è la disillusione di un”quasi”. E’ il quasi che mi disturba, che mi intristisce, che mi ammazza portando tutto quello che poteva essere stato e non è stato. Chi ha quasi vinto gioca ancora, Chi è quasi passato studia ancora, Chi è quasi morto è vivo, Chi ha quasi amato non ha amato. Basta pensare alle opportunità che sono scappate tra le dita, alle opportunità che si perdono per paura, alle idee che non usciranno mai dalla carta per questa maledetta mania di vivere in autunno. Mi chiedo, a volte, cosa ci porta a scegliere una vita piatta; o meglio, non mi chiedo, contesto. La risposta la so a memoria, è stampata nella distanza e freddezza dei sorrisi, nella debolezza degli abbracci, nell’indifferenza dei “buongiorno” quasi sussurrati. Avanza vigliaccheria e manca coraggio perfino per essere felice. La passione brucia, l’amore fa impazzire, il desiderio tradisce. Forse questi possono essere motivi per decidere tra allegria e dolore, sentire il niente, ma non lo sono. Se la virtù stesse proprio nei mezzi termini, il mare non avrebbe le onde, i giorni sarebbero nuvolosi e l’arcobaleno in toni di grigio. Il niente non illumina, non ispira, non affligge, nè calma, amplia solamente il vuoto che ognuno porta dentro di sè. Non è che la fede muova le montagne, nè che tutte le stelle siano raggiungibili, per le cose che non possono essere cambiate ci resta solamente la pazienza, però, preferire la sconfitta anticipata al dubbio della vittoria è sprecare l’opportunità di meritare. Per gli errori esiste perdono; per gli insuccessi, opportunità; per gli amori impossibili, tempo. A niente serve assediare un cuore vuoto o risparmiare l’anima. Un romanzo la cui fine è istantanea o indolore non è un romanzo. Non lasciare che la nostalgia soffochi, che la routine ti abitui, che la paura ti impedisca di tentare. Dubita del destino e credi a te stesso. Spreca più ore realizzando piuttosto che sognando, facendo piuttosto che pianificando, vivendo piuttosto che aspettando perchè, già che chi quasi muore è vivo, chi quasi vive è già morto. Luís Fernando Verissimo GOTTUSO SCOPONE SAPENTE QUANTO AMI DE ANDRE' MA VOGLIO FARVI ASCOLTARE.. Franco |
Post n°4023 pubblicato il 13 Aprile 2012 da artfactory
LO STESSO ISTANTE C'era un uomo che partiva, viaggiava, e quando tornava, prima di lui arrivava un gioiello, in una scatola di velluto. La donna che lo aspettava apriva la scatola, vedeva il gioiello e allora sapeva che sarebbe tornato. La gente credeva che fosse un regalo, un prezioso regalo per ogni fuga. Ma il segreto era che il gioiello era sempre lo stesso. Cambiavano le scatole ma lui era sempre quello. Partiva con l'uomo, restava con lui ovunque andasse, passava di valigia in valigia, di città in città, e poi tornava indietro. Veniva dalle mani della donna e lì ritornava, esattamente come l'orologio ritornava nelle mani dell'Ammiraglio. La gente credeva che fosse un regalo, un prezioso regalo per ogni fuga. Invece era ciò che custodiva il filo del loro amore, nel labirinto di mondi in cui l'uomo correva, come un'incrinatura lungo un vaso. Era l'orologio che contava i minuti del tempo anomalo,e unico, che era il tempo del loro volersi. Tornava indietro prima di lui perchè lei sapesse che dentro colui che stava arrivando non si era spezzato il filo di quel tempo. Così l'uomo arrivava, infine, e non c'era bisogno di dir nulla, di chiedere nulla, nè di sapere. L'istante in cui si vedevano era, per tutt'e due, ancora una volta, lo stesso istante. Alessandro Baricco - Castelli di rabbia Io cammino per un bosco di larici ed ogni mio passo è storia. Io penso, io amo, io agisco e questo è storia, forse non farò cose importanti, ma la storia è fatta di piccoli gesti e di tutte le cose che farò prima di morire saranno pezzetti di storia e tutti i pensieri di adesso faranno la storia di domani. Italo Calvino BUON FINE SETTIMANA |
Post n°4022 pubblicato il 08 Aprile 2012 da artfactory
Che questi giorni...Che questa domenica di Pasqua possa portare pace e serenità a chi soffre e avvolgere con un abbraccio di gioia voi ed i vostri familiari .... a.p.a.
Springsteen - Jesus Was An Only Son A chi crede e a chi no...BUONA PASQUA!
Vado sognando sentieri della sera. Le dorate colline, i pini verdi, la polvere sulle querce!... Il sentiero dove va? Vado cantando, viandante che intanto fa il suo cammino – Ecco scendere la sera –, “Nel cuore mi doleva la spina di una passione; un giorno la strappai via: non mi sento più il cuore”. La campagna, scura e muta, resta assorta a meditare un attimo. Nel pioppeto sul fiume soffia il vento. La sera diventa buia; e il sentiero dalla bianca serpentina che sbiadisce offuscandosi scompare. Torna il mio canto a penare: “Pungente spina dorata, come vorrei sentire che mi trafiggi il cuore”. Antonio Machado REGNANO LE ROSE Tu che sei in viaggio, sono le tue orme la strada, nient'altro. Tu che sei in viaggio, non sei su una strada, la strada la fai tu andando. Mentre vai si fa la strada e girandoti indietro vedrai il sentiero che mai più calpesterai. Tu che sei in viaggio, non hai una strada, ma solo scie nel mare. Antonio Machado Dalla soglia di un sogno Auguri |
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