Via, Verità e Vita

Gesù risuscita la figlia di Giairo


 
Dal Vangelo secondo Marco (forma breve): (In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno. Dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare). PAROLA DEL SIGNORE. Commento: (Cari lettori, il racconto di questa XIII domenica del tempo ordinario ci offre una delle testimonianze più forti dell'intero Vangelo di Marco. La narrazione evangelica descrive la guarigione della figlia di uno dei capi della sinagoga. Marco, nel suo testo, menziona il nome dell'uomo; "Giairo". Il nome probabilmente deriva dalla trascrizione greca dell'ebraico "Yaiyr", che significa "Jahve' risveglierà". Nel nome di quest'uomo c'è scritto il progetto di Dio su di lui, anche se egli non ne è ancora consapevole. L'umanità che promana da questo racconto è sconvolgente. Giairo, uomo potente, influente, abituato certamente a disporre di innumerevoli mezzi, poiché "capo", si trova davanti ad una situazione di totale impotenza, la malattia della piccola figlia all'ultimo istante della sua vita terrena. Davanti al dramma della fine anche l'uomo più potente è costretto a cedere il passo. Tuttavia, quest'uomo fa qualcosa di inusuale, decide di mettere da parte il suo essere "capo" e appena vede Gesù lungo il mare si getta ai suoi piedi. Giairo, con questo gesto, riconosce che il suo essere capo non è sufficiente a riportare in vita sua figlia e riconosce in Gesù colui che ha il potere di farlo. La grazia nasce qui, da un atto di profonda e sincera umiltà, dal movimento umile dell'abbassarsi davanti a Gesù. Il testo prosegue con Gesù che si reca nella casa dell'uomo e va verso sua figlia, affermando che in realtà non è morta ma dorme. Marco, a questo punto, fa notare come i presenti siano animati da due sentimenti: il primo la disperazione e l'altro la derisione. A questo punto Gesù entra in azione e compie un gesto fondamentale, propedeutico al miracolo che sta per compiere: egli caccia tutti fuori ad eccezione dei genitori e di quelli che erano con lui. Un riferimento chiaro, da questo momento non c'è spazio per gli increduli, per i pessimisti; entrano nel mistero del Dio della vita solamente coloro che hanno fede, che si fidano, che rinunciano alla loro sufficienza per chinarsi con umiltà ai piedi di Gesù. "E subito la fanciulla si alzò e camminava. Essi furono presi da grande stupore". Lo stupore di cui parla il Vangelo non è una forma d'incredulità ma un gesto di profonda meraviglia per la fedeltà di Dio alle sue promesse. Alla richiesta di Gesù "abbi fede", segue sempre e fedelmente la sua azione, la sua opera! Amen).