Via, Verità e Vita

La fine dei tempi secondo l'Apocalisse di San Giovanni


Fratelli, innanzitutto bisogna specificare che "Apocalisse" non significa "fine del mondo", bensì "Annunciazione". Nell'omonimo libro, oltre al tratto visionario e profetico, è strettamente intrecciato un modo di conforto e di consolazione. Conforto e consolazione che, però, l'Apocalisse non offre a parole o mediante facili promesse, quanto piuttosto mettendo in condizioni di far vedere l'esistenza dal punto di vista di ciò che sta sopra e alla fine di essa. Anche nel Vangelo si rivelano chiaramente i caratteri essenziali della condizione attuale dell'uomo e del mondo. Questi caratteri sono le tenebre, che si ribellano contro la luce; l'ostinata chiusura in se stessi che non accoglie Gesù Cristo il Salvatore che viene dal Padre e si è fatto uomo; la disobbedienza e il rifiuto che non riconoscono Colui a cui tutto appartiene; e perfino un odio contro Dio che si spinge fino alla volontà di eliminarlo (come si vede dalla citazione del settimo sigillo nel libro dell'Apocalisse) o comunque di farne volentieri a meno. L'Apocalisse mostra lo choc e il contraccolpo che la Rivelazione produce sull'esistenza ordinaria dell'uomo e sulla condizione odierna del mondo. Le potenze del male balzano in primo piano, si accingono all'azione risolutiva ma vengono sconfitte e messe definitivamente a tacere. Giunge così a maturazione e si compie il giudizio del mondo. Il male è spazzato via dall'orizzonte dell'universo e si entra così nella condizione ultima e definitiva dell'esistenza, cioè nella vita in ragione dell'amore che la pervade e vi opera.