L'amore secondo noi

INTERVISTA DI ANDREA TURETTA per BABYLONBUS


Da BABYLONBUS del 10 gennaio 2006 http://www.babylonbus.org/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=5628 Intervista a Delia Vaccarello, autrice de “L’amore, secondo noi” Di Andrea Turetta E’ una delle giornaliste/scrittrici più preparate Delia Vaccarello. Una persona da sempre attenta alle tematiche sociali, alle storie dei giovani… E sul suo libro, “L’amore, secondo noi”, edito da Mondadori, cerca di fare luce sui sentimenti. Sentiamo allora dalle sue parole qualcosa su questo bel libro… Andrea: Com’è nata l’idea di questo libro? Delia: E’ nata da un desiderio. Fare un viaggio con gli adolescenti alla ricerca del momento in cui comincia la ricerca. Di cosa? Di sé e della passione, di ogni passione. Un viaggio senza certezze, sapendo che si parte da pulsioni, emozioni, spinte. Sentendo il sapore delle domande di ieri e di oggi, e persino della confusione che le precede e le accompagna. Andrea: Tu sei comunque una persona che vive a contatto con i giovani. Quali pensi possano essere le frecce nel loro arco rispetto ai propri predecessori? Delia: Loro mi hanno cercato con le mail. E’ stato fantastico. Quando liberi tutti , la pagina che scrivo sull’Unità, è passata da settimanale a quindicinale una sedicenne mi ha scritto dichiarando il suo amore per la pagina e il suo impegno per difenderla. E’ stato un tuffo al cuore. Avere lettori è bello, averne di giovanissimi è da urlo. Ecco. Loro oggi hanno la comunicazione. Possono comunicare, se vogliono. Prima era molto più difficile. Oggi possono informarsi di più. Si buttano dentro Internet e sanno che non hanno molti controlli. Andrea: C’ è voluto molto tempo per raccogliere le loro storie ed hai riscontrato in loro la voglia di aprirsi e raccontare? Delia: Hanno un forte desiderio di essere ascoltati, ma non clonati. Vogliono essere accolti, vogliono dirti tutto e se non stai lì a guidarli, ma solo a confrontarti con loro, i loro occhi si accendono e cominciano a parlare. Andrea: Il libro è strutturato in sette storie… le hai inserite secondo un criterio particolare? Delia: Sì. Il libro scandaglia la ricerca dell’orientamento sessuale. Nelle prime storie ci sono ragazzi che si cercano, nell’ultima ci sono due giovani che si sono trovate. Si intitola: “Lasciateci in pace, abbiamo l’amore”. Oggi, che siamo “vecchi” o no, proviamo tutti una gran paura della passione. Queste ragazze no. Loro adorano la passione. Andrea: Le domande che si pongono oggi i giovani pensi siano un po’ quelle dei loro genitori? Delia: C’è un’adolescenza senza tempo, se ti guardi allo specchio scopri l’adolescente che è in te. Devi stare attento, appare un attimo, e poi vola via. Ci sono domande eterne, dei ragazzi di ieri e di oggi. Ci sono domande solo di oggi. E’ possibile in questo tempo permettersi la confusione sull’orientamento sessuale. Prima, tipo 30 anni fa, se sentivi un’attrazione verso qualcuno del tuo stesso sesso ti percepivi fuori, fuori dai gruppi, dai contesti, dal mondo. Gridavi a te stesso: sono l’unico essere al mondo così. Oggi no. Anche se l’omofobia esiste, e il machismo non demorde. Ma c’è lo spazio per le domande e le ricerche. Vuoi una domanda eterna? Eccola: esiste l’anima gemella? Vuoi una domanda del 2006? Ti accontento: “Quando si è pronti per fare l’amore?” Andrea: Dai racconti si evince che il rapporto tra genitori/figli, in alcuni casi è ancora difficile… Delia: Spesso lo è. I grandi, detti da loro i “vecchi” e nel libro “brizzolati” o “sale e pepe”, non tollerano che i ragazzi abbiano i loro segreti. Ma è lì, nella terra del segreto, che dimora il futuro dell’identità… Andrea: Spesso si parla del gruppo… è difficile oggigiorno, ragionare con la propria testa? Delia: Il gruppo è un dittatore e ha un progetto segreto. Il quel progetto è scritto come devono essere i suoi affiliati, anche il ragazzo o la ragazza nuovi, senza volto, quelli che verranno, saranno ammessi solo e soltanto se rispondo a certi requisiti di identificazione. Ma poi…. Poi c’è il mondo che cammina e frega tutti, e scardina le chiusure dei singoli e dei gruppi. E il gruppo si ritrova con le sue contraddizioni. In un’assemblea in un liceo una ragazza si è alzata e ha detto: “Io ho il migliore degli amici possibili, è qui accanto a me, è gay”. Silenzio e … commozione. Il progetto segreto del gruppo di quegli studenti aveva ammesso impreviste aperture, liberazioni, disinibizioni… Andrea: Parlando di giovani è difficile non notare un disagio che spesso scaturisce in atti di bullismo o violenza… Delia: Il bullismo omofobico è dettato spessissimo da un’omosessualità repressa. In una delle storie ne parlo. Una ragazza derisa diventa una bulla. Come se avesse detto a se stessa: meglio tirare le pietre che riceverle. Con la violenza si agisce il rifiuto che si è subito. Un ragazzo che sa di essere gay, ma è costretto dal padre a convertirsi, si fa scappare frasi da macho. Poi gli vengono i conati di vomito. La violenza subita si riversa dentro i nuovi attori in una spirale reattiva che si avvita su se stessa. Spesso il gruppo approva. Ci si fa forti perché si sa di non essere soli. La violenza diventa comportamento approvato socialmente e dunque uno scudo che si ritiene funzioni. Sarà poi nel segreto del mondo interiore che il violento pagherà prezzi altissimi, dopo averli fatti pagare agli altri. Questo meccanismo della violenza scatta ogni qualvolta si ritiene di dover acquisire una immagine di “presunta forza”. Allora si va a caccia di quel “presunto debole” sul quale sperimentare un atteggiamento di sopruso. Trovata la vittima, il carnefice se ne vanta. La vittima può essere un compagno grasso, troppo sensibile, effeminato, bravo a scuola, ecc. ecc. La vittima è sempre colui che devia dai parametri stabiliti per valutare la presunta forza. Parametri esterni. Di chi è la responsabilità? Gli adulti in fuga dall’interiorità forniscono questi modelli di presunta forza, e i ragazzi fragili si ispirano a questi modelli. Come uscirne? Educando alla gestione delle emozioni, allo spirito critico, all’introspezione. Negativa non è la rabbia, ma l’ignoranza del modo giusto in cui maneggiarla, senza bruciarsi e bruciare. Sprito critico: partire da sé, dalla ricerca, dalla fiducia nelle proprie capacità. Non dare nulla per scontato. Liberare dentro di sé l’empatia al posto della prepotenza. Chi ha una certa sicurezza di sé, non diventa violento. Andrea: Spesso, per attirare l’attenzione su di sé, i ragazzi arrivano a gesti estremi… violenza verso gli altri ma anche verso se stessi… Delia: Nel libro, oltre ad attraversare le emozioni positive, facciamo tutti insieme anche qualche viaggetto all’inferno. Una ragazza, la bulla di cui parlavo prima, che non riesce ad esprimere l’amore per colei che ama, comincia a buttarsi via: si droga, beve, passa da un ragazzo all’altro, per sembrare “normale” cioè etero. Per inciso: diciamo che questa equivalenza è dettata da modelli esteriori e gravidi di pregiudizio. L’amore, infatti, non è “normale”, è. Punto e basta. La ragazza arriva anche a farsi del male… Ma poi si ferma. Riesce a non buttarsi via del tutto perché qualcuno le dice che ciò che prova non è male. Il degrado è spesso frutto dell’interiorizzazione di forme di non accoglienza, di non ascolto, di rifiuto. Se accogli una persona con le sue emozioni, si sentirà più forte. E inizierà ad amarsi. Andrea: I ragazzi oggi sono più liberi di ieri… ma in che cosa? Delia: Si trovano dinanzi a un paradosso. Hanno più mezzi di informazione, quindi potrebbero fare meglio le proprie scelte. Ma vivono in un mondo di grandi appiattimenti, di scarsissime passioni, di orizzonti piccoli piccoli. L’adolescenza è sfida, la gioventù è sfida. Ciascuno di noi si sente giovane quando si trova dinanzi a una terra da esplorare. Loro vorrebbero sentirsi eroici, ma hanno pochissimi esempi. I vecchi sono tutti demotivati…. Dunque: hanno maggiori possibilità di essere liberi ma pochissimi modelli cui ispirarsi. Spesso si sentono soli con una gran voglia di essere. Andrea: Cosa ti piace degli adolescenti di oggi? Delia: Quelli vivi non si fanno fregare dal conformismo, con la testa fanno il giro del mondo e poi ti dicono: io sono così e voglio volare. Quelli che volano, anche se si sentono disperati, sono una cascata di gioia per chi li incontra. Per me lo sono. Andrea: E tu come ricordi la tua di adolescenza? Delia: Sofferta, eroica, confusa, solitaria, avventurosa. Andrea: Hai inserito verso la parte finale del libro, una ricca filmografia… sei un’appassionata di cinema? Delia: I ragazzi vedono più spesso un film di quanto non leggano un libro. Io ho scritto il libro con loro e per loro. Io amo le storie sotto ogni forma mi si presentino. Vado al cinema spessissimo. E le pellicole mi restano dentro, come un dono che non finisco mai di scartare. Andrea: Cosa ti piace della tua professione e cosa meno? Delia: Mi piace tutto. Rompere il ghiaccio con gli sconosciuti, andare in luoghi imprevisti, improbabili, preclusi. Sentire la gente. Guardare il mondo da dentro e da fuori. Scrivere… mi piace da morire! Ho odiato però i tempi sincopati del giornalismo quando ero dipendente. Rosicchiavano i miei tempi interiori e frenavano la creatività. Solo questo non mi è piaciuto. Io amo la mia professione. E’, nella sua quintessenza, una dea della libertà. Andrea: Gli utenti di Babylonbus, ti conoscono soprattutto come autrice di “Uno, due, tre… liberi tutti” su l’Unità. Com’è nato questo spazio? Delia: L’unità è andata in cassa integrazione nel 2000. Nel 2001 Colombo e Padellaro hanno riaperto il giornale. Ho proposto loro questa rubrica, puntando sul tema della ricerca delle identità e dei diritti. Hanno detto di sì. Ho stanato pagina dopo pagina il killer del pregiudizio. Ho combattuto e combatto raccontando le storie: storie di tutti. Non di diversi. Ma di esseri unici, com’è unico ciascuno di noi. Dalla rubrica sono nati sei libri, due siti, liberi tutti on line e www.fuorispazio.net, insomma: un arcipelago della comunicazione! Andrea: So che hai un amore speciale verso gli animali… in particolare i cani. Ce ne puoi parlare? Delia: I cani mi hanno insegnato la spontaneità, le feste al mattino, e nei momenti più impensati, la saggezza e l’improvvisa irruenza. La premura nella sofferenza. Io vivo con loro. Con una polpetta avvelenata hanno ucciso in agosto il mio adorato Felis. Chi uccide gli innocenti ha l’inferno nel cuore. Felis è morto. Felis è vivo. La morte, se ha vinto sul suo corpo, non ha vinto nel ricordo che ho di lui, nelle galoppate che continua a fare giorno dopo giorno nei prati del mio giardino interiore. Bagnati di sorrisi e lacrime. Andrea: Per chiudere… che cos’è l’amore, secondo te? Delia: La vita. Ogni vita. Al di là del tempo, della morte, dei limiti. L’amore mi fa creare, disperare, conoscere, non fermare. Partire. Delia Vaccarello, giornalista professionista e scrittrice, è nata a Palermo e vive tra Roma e le colline umbre. Impegnata nelle tematiche sociali, svolge docenze di "media e orientamento sessuale" presso la scuola di giornalismo di Bologna e Urbino, è autrice della pagina "Uno, due, tre... liberi tutti" pubblicata a martedì alterni sull’«Unità». Si tratta di una rubrica, unica nella stampa italiana, dedicata alle tematiche del gender e alla lotta ai pregiudizi, che ha ricevuto numerosi riconoscimenti tra cui il premio giornalistico Europeo “Sì alle diversità. No alle discriminazioni”. Delia Vaccarello ha scritto Gli Svergognati (La Tartaruga, 2002) e ha curato anche le tre edizioni dell’antologia di racconti Principesse azzurre (2003, 2004, 2005) sempre per la Piccola Biblioteca Oscar. Si ringraziano per la gentile collaborazione il quotidiano "Unità" e Delia Vaccarello http://www.unita.it/index.asp?sezione_cod=LIBE http://www.fuorispazio.net/ www.librimondadori.it Intervista a Delia Vaccarello, autrice de “L’amore, secondo noi”