La capacità d'amare.

I giorni perduti.


Daniela e Stefano, avevano preso possesso da pochi giorni della loro casetta di legno in campagna, circondata da un magnifico giardino fiorito. Rincasando a cavallo, avvistarono da lontano un donna che con una cassa sulle spalle, usciva da una porticina secondaria della staccionata e la caricò sul calesse. Non fecero in tempo a raggiungerla prima che fosse partita. Allora la inseguirono. Il calesse fece una lunga e tortuosa strada attraverso i monti, fino ad arrivare su un altopiano fermandosi su un ciglio a ridosso di un vallone. Daniela e Stefano scesero da cavallo ed andarono a vedere. La sconosciuta scaricò la cassa dal calesse e, fatti pochi passi, la scaraventò nel vallone, che era ingombro di migliaia di altre casse uguali. Daniela si avvicinò alla donna e le disse: “Ti ho vista portar fuori quella cassa dal nostro giardino. Cosa c’è dentro? E cosa sono tutte queste casse? La donna li guardò e sorrise: Ne ho ancora sul calesse da buttare. Sono i giorni.”“Che giorni?”“I vostri giorni!”“I nostri giorni?”
“I vostri giorni perduti. I giorni che avete perso. Li aspettavate, vero? Sono venuti. Che ne avete fatto? Guardateli, intatti, ed ancora pieni. E adesso? Stefano e Daniela guardarono, formavano un mucchio immenso. Scesero giù per la scarpata e ne aprirono una. C’era dentro una strada d’autunno, ed in fondo i loro genitori che se ne andavano per sempre. E loro neppure li chiamavano. Ne aprirono una seconda, c’era una camera d’ospedale e sul letto il fratello di Daniela, che stava male e li aspettava. Ma loro erano ad una festa. Ne aprirono una terza. In un canile, Bleck, il fedele pastore tedesco, che li aspettava da due anni, ridotto pelle e ossa perché per il dispiacere mangiava poco. E loro si erano dimenticati. Entrambi, si guardarono negli occhi e, si sentirono prendere da una certa cosa alla bocca dello stomaco. La scaricatrice, dritta sul ciglio del vallone li guardava, immobile come una giustiziera.“Signora!” Grido Stefano, ci ascolti. Lasci che ci portiamo via almeno questi tre giorni. La supplichiamo. Almeno questi tre giorni. Noi possiamo ricompensarla abbiamo denaro a sufficienza. Le daremo quello che vuole. La scaricatrice fece un gesto con la mano destra, come per indicare un punto irraggiungibile, come per dire che era tropo tardi e, nessun rimedio era ormai possibile. Poi svanì nell’aria e contemporaneamente anche il gigantesco cumulo di casse misteriose. E l’ombra della notte scendeva.da un mio blog, a cui non posso più accedere perchè mi hanno bannato il profilo, un racconto di Dino Buzzati.