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« Messaggio #177

MOON SOUL ______________________________*A

Post n°178 pubblicato il 31 Agosto 2008 da amya

 

La luna su un'altalena, una ruota nel deserto



La prima cosa che B fece dopo avere saputo che sarebbe diventato cieco fu comprare una macchina fotografica. Non sapeva nulla di fotografia: soltanto, come tutti, apprezzava una bella foto quando la vedeva. Gli era capitato a volte di trovarne di così sorprendenti, originali e provocanti da costringerlo a guardare quell'istante o quell'angolo di mondo a bocca aperta, scrollando la testa. Altrimenti non era una cosa a cui avesse mai dedicato particolare attenzione. E' questo il bello della vita: c'è chi sa fare fotografie e chi costruire camini o addestrare barboncini. B credeva nell'esistenza. Era grato di aver avuto la possibilità di partecipare alla grande parata della vita. A volte la sua allegra bonarietà era quasi eccessiva. Amici e conoscenti si domandavano con diffidenza: com'è che è così contento? Cosa c'è sotto? Qualcuno raccontava che B avesse scoperto una lettera scritta dalla sua ragazza a un amante segreto e gli avesse pagato il biglietto per andare da lui in modo da capire quali fossero i suoi veri sentimenti. Desiderava solo la sua felicità: con o senza di lui.


Ma adesso sì che la musica sarebbe cambiata! Con quella storia della ciecità, Dio o chiunque ne fosse responsabile aveva deciso che era arrivato il momento di far sentire anche a B il sapore della frusta. I suoi amici erano sicuri che sarebbe cambiato. Avrebbe cominciato a inveire contro tutto e tutti, oppure sarebbe sprofondato nella palude dell'autocommiserazione e avrebbe fatto la fine di tutti gli altri: capaci solo di sorridere a denti stretti, scrollare le spalle e rimandare all'infintito il momento di andare alla ricerca di qualche vera risposta.
Invece lui si comprò quella macchina fotografica. Un vero splendore: una Cyclops 12. Dato che non sapeva nulla di tecnica e apparecchi fotografici, entrato nel negozio aveva confessato al commesso: ”Senta, io non ci capisco niente di tutta questa roba, ma voglio la macchina più bella che avete per un incapace totale come me. Voglio poter guardare dentro all'obbiettivo e scattare e sapere che farà lei tutto il resto”. Il commesso apprezzò quelle parole e così invece di prorporgli una Hiram Quagola o una Vaslov Cyncrometer, le macchine che i tedeschi usano per fare studi in bianco e nero dei nasi delle celebrità, posò sul bancone la Cyclops dicendo: “Eccola. In un'ora imparerà a usarla e poi sarà a posto”. B a quel punto fece una cosa strana. Prese in mano la macchina e stringendosela al petto chiese: ” Mi sta dicendo la verità?”.

Qual era l'ultima volta che uno sconosciuto gli aveva fatto una domanda simile? Il commesso era sbalordito. Il suo lavoro era fatto di bugie e falso zelo, fregature e gomitate nella schiena. Aveva detto al verità, ma quel cliente voleva la sua parola.

E' la migliore che c'è per lei. La provi un paio di giorni e se non le piace la riporti indietro e troveremo qualcos'altro”.

Il problema della Cyclops era che si trattava esattamente della macchina che B voleva. Ci mise un'ora a leggere le istruzioni e imparare ad usarla. La mattina seguente scattò il suo primo rullino di foto e lo portò a sviluppare. Le fotografie erano perfettamente a fuoco e tutte insulse come l'hamburger di un fast-food. Era in tutto e per tutto quello che aveva chiesto, ma un attimo dopo avere guardato quelle fotografie le aveva già dimenticate. Fu allora che comprese la prima cosa importante. Quante migliaia, milioni di volte sono state scattate certe foto da quando esistono le macchine fotografiche? Quante volte la gente ha immortalato i propri animali, la torre Eiffel, la propria famiglia riunita a tavola?

Gironzolando un giorno per casa cercando di farsi venire in mente qualcosa di interessante e di artistico da fotografare, s'inginocchiò nel bagno e scattò una foto del suo spazzolino da denti attraverso il vetro della mensola. Una bella trovata, ma quando vide la foto sviluppata, si accigliò e comprese che centinaia di migliaia di persone dovevano avere già avuto la stessa idea. Nel mondo esistevano cassetti pieni di foto”artistiche” di spazzolini da denti. E c'era anche chi aveva persino dovuto perdere tempo a regolare l'otturatore e selezionare il tempo di esposizione, perchè solo da poco tempo esistevano macchine fotografiche sofisticate come la sua. Adesso bastava guardare nell'obbiettivo, scattare e ,voilà, ecco il tuo spazzolino. Ma in passato si doveva pensare, correggere l'inquadratura e capire come poter ottenere un certo effetto. Era necessaria una lunga e accurata riflessione.

Mentre tutti quei pensieri gli si affollavano alla mente, dalla finestra aperta sentì le voci e i rumori dei bambini che stavano giocando nel parco di fronte a casa. Le loro grida, stridule e irruente, gli fecero pensare: Se stessi per diventare sordo, come potrei preservare questi suoni meravigliosi in modo da poterli rievocare con precisione nel mio silenzio e non perderli? Siamo tutti consapevoili che alla fin fine l'unica cosa che possediamo sono i nostri ricordi, ma come custodirli quando una parte di te decide di morire prima di tutto il resto? Aveva compreso che aveva comprato quella macchina fotografica per potersene andare in giro a guardare per l'ultima volta il mondo che conosceva e, così facendo, forse insegnare alla sua memoria a ricordare. Ma tutto ciò non poteva funzionare con una macchina fotografica perfetta ma senza cervello che faceva esattamente quello che lui le chiedeva di fare, ma non riusciva a regalargli niente di lui. Era come uno di quei macchinari per fare ginnastica con una serie di elettrodi da fissarsi addosso, dopo di che uno si stende e si riposa mentre l'elettricità rende il corpo snello e muscoloso.

Ritornò nel negozio. Quando il commesso lo vide, fu quasi intimorito. B aveva deciso di raccontargli tutto. Della perdita della vista, del suo bisogno di trovare una macchina fotografica che non solo facesse quello che lui le diceva, ma che gli insegnasse anche a vedere e a ricordare.


Mentre si avvicinava ala bancone, si disse che qualsiasi macchina avesse comprato questa volta, si sarebbe preso una settimana per impararrne il funzionamento, dopo di che avrebbe scattato soltanto dieci foto prima di posarla per sempre.

Il medico gli aveva detto che aveva tre mesi prima che la malattia invadesse tutto il campo visivo trascinado un sipario scuro sui soiu occhi. Nei novanta giorni che gli restavano avrebbe cercato di imparare, valutare con cura e ottenere quelo che desiderava. Dieci scatti.novanta giorni per realizzare dieci fotografia che, quando non sarebbe più stato in grado di veder, avrebbero dovuto riempire i suoi occhi vuoti.

Il commesso lo ascoltò e gli suggerì di andare in una libreria spacializzata in fotografi. “Prima guardi i libri di Stieglitz e Strand. I fotografi dellla Bauhaus. Loro sono stati i più grandi. E' il modo migliore per incominciare. Chiunque desideri di dipingere deve andare in un museo a vedere i quadri di Leonardo Da Vinci”.

Non mi servirebbe. Potrei trovare qualche foto grandiosa, ma non mi aiuterà a ricordare. Non so neanche se desidero ricordare quello che loro...”. B si portò le mani vicino alle testa come per mostrare all'uomo che gli stava di fronte quanto poco spazio avesse da riempire. “Non voglio imparerare a dipingere o fare delle belle foto. Voglio ricordare quello che ho visto, non quello che hanno visto gli altri. E non mi rimane più tanto tempo.”

Il commesso si sitrinse nelle spalle. “Allora non so cosa dirle. Ci sono due possinbilità.le posso dare una macchina fotograqfica per bambini. La più semplice che esiste, il che significa che dovrà fare tutto lei. Per ottenere una bella foto, la luce dovrà essere quella giusta, tutto dovrà essere perfettop perchè la macchina si limiterà a ascattare, nient'altro. Esattamentee l'oppposto della Cyclops, che invece fa tutto. L'altra possibilità è che lei compri una Haseball o una Leica, che sono le migliori. Ma ci vogliono anni e migliaia di fotografie per riuscire a usarle bene. Non so cosa dirle. Mi dà un po' di tempo per pensarci?”.

B uscì dal negozio amni vuote. Ma per il momento forse era la cosa migliore. Avere la macchina giusta significava dover iniziare a decidere. Finchè non ce l'aveva, poteva ancora andarsene in giro a guardarsi intorno e pensare cosa avrebbe scelto.

A qualche isolato da casa vide un uomo seduto per terra con un cappello tra le gambe e davanti a sé un cartello scritto a mano davanti che diceva: “Sono cieco, disoccupato e affranto. Ti prego, sii gentile, aiutami.” c'erano alcune monetine nel cappello.

Sei cieco sul serio?”

Il mendicante sollevò lentamente la testa e sorrise. Era abituato a essere trattato in maolo modo, a essere insultato, a volte capitava. Oppure gli chiedevano delle cose stupide, ma se erano poi soddisfatti o impietositi dalla sua risposta, gli davano qualcosa. Prima che avesse la possibilità di rispondere quell'uomo gli disse:” Dimmi cosa ti manca di più ora che non puoi vedere e tidarò dieci marchi.”

Il pollo fritto. Adesso mi dà i miei dieci marchi, grazie?”. B era perplesso, ma portò ugualmente la mano al portafoglio. “Non capisco”, disse porgendogli i soldi.

Il cieco avvicinò la banconota al naso e l'annusò. Era denaro, senza ombrea di dubbio. Magari erano davvero dieci marchi. Perchè no? Il mondo era pieno di pazzi. Perchè non poteva averne uno davanti?

Hai presente quando uno fuma? Della sigaretta si gustano tre cose: l'odore del tabacco, il gusto della sigaretta e quel fumo grigio che ti esce dalle labbra e sale su in aria. Devi poter vedere anche il fumo della tua sigaretta per riuscire a godertela fino in fondo. Ho smesso di fumare un mese dopo che sono diventato cieco. Conosco qualcuno che non ci vede e continua lo stesso, ma è una perdita di tempo, secondo me. Lo stesso vale per il pollo fritto. Devi sentire il sapore della carne, e l'odore, sicuro, ma più di tutto è importante vederlo. Quella pelle dorata che si spezza quando ne stacchi un pezzo, la carne rosea e fumante se è ancora caldo, e le tue dita che luccicano d'olio una volta che hai finito... non mi fraintenda, mangio ancora il pollo, ma non è più la stessa cosa. Se non lo vedi, non ha lo stesso gusto”.

B gli diede altri dieci marchi e appena fu tornato a casa, si scrisse quella frase. “Se non lo vedi, non ha lo stesso gusto”. Una settimana dopo ne trovò un'altra in un libro di fotografia che stava sfogliando:”Il celebre pittore Gainsborough provava altrettanto piacere a osservare un violino che a sentirne la musica”.

Quel che lui cercava era lì, da qualche parte, nel territorio da cui venivano quelle due frasi.

Gli telefonò la sua ragazza, di ritono dal viaggio romantico che le aveva offerto. “Non ha funzionato. Lo sai cosa faceva quell'uomo, per dirtene una? Mi spediva meravigliose poesie d'amore che credevo avesse scritto apposta per me. Invece le copiava da un'antologia che aveva tenuto dai tempi dell'università.

Scusa se non ti ho chiamato prima. Cosa fai in questi giorni?”

Divento cieco”

Oh, mio Dio!”.

Parlarono a lungo e infine lei gli disse dolcemente:”Tesoro, non si possopno fare fotografie qualdo si è ciechi”.

In realtà, sì. Ho sentito di un gruppo di ciechi che fanno delle fotografie meravigliose. Ma non è questo il punto. Non mi interessa fare fotografie, voglio solo essere sicuro di ricordarmi com'è un violino e il pollo fritto.

Alla fine della telefonata ripensò a quel che lei gli aveva detto di quel tipo che cercava di spacciare per proprie poesie di altri. Le emozioni più profonde di un'altra pesona. Un modo astuto di ingannare il cuore di qualcuno, ma cosa diceva di quell'uomo? B cambiò un paio di carte in tavola e si vide mostare a qualcuno una fotografia famosa non scattat da lui, dicendo:”Qiuesta è una delle mie dieci fotografie. Questo mi consolerà quando non vedrò più”.

Quella notte si svegliò e andò lentamente in bagno. Mentre pisciava, comprese che quando serbbe stato vecchio, la vita sarebbe stata così. Si sarebbe alzato la notte per andare in bagno perchè il nostro sistema idraulico perde colpi quando si diventa vecchi. Un rumore che aveva sentito spesso durante le visite ai propri genitori: lo sciacquone del bagno accanto alla loro stanza da letto che spezzava il silenzio nelle ore piccole. Le ore piccole. Quell'espressione lo fece sorridere. Un buon titolo per una poesia:”Pipì nelle ore piccole”. Poteva suggerirlo al ladro di poesie... Mentre finiva, assonnato, ebbe ancora una volta la sensazione che ci fosse qualche invisibile connessione che al momento gli sfuggiva tra quella situzione e le dieci foto che voleva scattare.

Tornato a letto, mentre sprofondava in fretta nel sonno, pensò: “Una poesia non è meno personale di un'impronta digitale. Rubarne una significa smarrire la propria identità, come se si perdessero le linee della nostra pelle o i tratti del nostro volto".

Il suo volto! Trasalì e si tirò su a sedere, sveglissimo. Un vecchio che pisciava nella notte. Che aspetto avrebbe avuto lui, Norman B., con l'uccello in mano a settant'anni? Non l'avrebbe mai saputo. Non poteva certo vedere le fotografie scattate da qualcun altro! Non avrebbe mai saputo come le prime rughe gli avrebbero cambiato il viso, che effetto avrebbero avuto i capelli bianchi sul suo aspetto. Sono dettagli importanti.

Aveva cominciato ad abituarsi all'idea che in futuro tutto gli sarebbe costato più tempo. I secondi persi a cercare con la mano un interruttore o la cordicella per tirare la tenda. Un compito, quello di tirare la tenda, complicato per un cieco. Era necessario trovare prima la cordicella, capire se era quella giusta, tirarla. Una questione di una manciata di secondi per una persona che ci vedeva, che a un cieco avrebbe richiesto alemno quattro o cinque volte più tempo. Stava lentamente cominciando ad accettare l'ingiustizia di quella situazione, di tutto il tempo che presto avrebbe dovuto impiegare per realizzare cose che ora faceva senza la minima fatica. Ma quanto avrebbe perso quando non avrebbe più potuto vedersi allo specchio? E non avrebbe potuto osservare l'avanzata del tempo e della vita su quel paesaggio a lui tanto familiare. Sentiva che con il passare degli anni sarebbe stato capace di accettare le privazioni e i limiti che gli sarebbero stati imposti dalla sua condizione, ma fino a quel momento non era stato consapevole che avrebbe perso anche delle parti di se'.

La mattina seguente...                 ____________________________continua

 
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