*Orizzonti*

Credo nel rumore di chi sa tacere (ma a tutto c’è un limite!)


Quando si è troppo felici di prima mattina qualcosa di sicuro andrà storto. Non è una delle tante leggi di Murphy ma il modo in cui potrei riassumere la giornata di ieri. Dopo essermi svegliata (in ritardo!) ed essermi vestita tutta carina (ma talmente tanto carina che - a bon ton - anche Audrey Hepburn mi avrebbe fatto un baffo), mi sono messa alla guida della mia adorata MINI con l’intenzione (e la convinzione) di avere una giornata lavorativamente molto produttiva. Ad allietare il tragitto verso il lavoro il cd “Lambrusco Coltelli Rose e Popcorn”, uscito giusto vent’anni fa: tante le chicche in questo cd, da “Sarà un bel souvenir” a “Libera nos a malo”, passando per “Urlando contro il cielo” a “Salviamoci la pelle”. Ma ieri ero particolarmente ispirata da “Anime in plexiglass”, da sempre una delle mie canzoni preferite. E allora che fare se non un bel duetto con Luciano?!? Ne è uscito un mezzo capolavoro, tant’è che ho pure pensato (per una frazione di secondo) di reinventarmi corista (in effetti, a pensarci bene, gli manca una corista). Comunque il mio buonumore ha avuto breve durata: dopo una decina di minuti dal mio arrivo, si è affacciato alla porta del mio ufficio “Mr. Gatto attaccato ai mar***”, vale a dire un consulente con cui ho avuto spesso da ridire (se poi si pensa che questo consulente lavora per noi solo da qualche mese, si potrà ben capire come non mi sia mai andato a genio!) e che non si è smentito neanche questa volta. Appena entrato, ha monopolizzato il mio ufficio con il suo notebook e le sue borse, spostando tutta la mia roba (cosa che mi ha irritato un bel po’) e ha preteso la mia completa attenzione, senza neanche dubitare che magari io, in quel preciso momento, stessi facendo dell’altro. Subito dopo ha iniziato a darmi ordini e a pretendere che  facessi incroci di file Excel con la funzione “cerca.vert”. Quando gli ho fatto presente che non sapevo usare questa funzione (non avendone avuto bisogno finora), lui – testuali parole – mi ha detto che ero una persona “limitata” e che non sapeva come avessi fatto ad usare Excel fino a quel momento. A queste parole, avrei voluto veramente spaccargli la testa, ma ho preferito fargli notare che i miei limiti potevano non essere più tali grazie alla sua consulenza, “perché limitata non vuol dire handicappata”. E da lì è iniziato il vero calvario: funzioni su funzioni, fogli di lavoro su fogli di lavoro, dati su dati per 6 interminabili ore, per poi sentirmi dire che non era necessario fare tutti questi incroci, giacché bastava una semplice estrazione dal database, cosa che avevo fatto ad inizio mattina. Visto il suo tono dispotico, questa volta proprio zitta non sono stata: con una calma che non sembrava neanche appartenermi, gli ho fatto presente che non avrei mai pensato, entrando al lavoro, di perdere così tanto tempo inutilmente. La sua reazione?  Silenzio assoluto...e nel silenzio io ho iniziato a fare quello che avrei dovuto fare nelle 6 ore prima. Quando lui ha notato che stavo facendo dell’altro, ha tentato di dire qualcosa ma è stato prontamente bloccato dal mio (non troppo cordiale) “non osare dirmi di fare qualcosa di diverso da quello che sto facendo”. Forse ho sbagliato, lo so, ma a volte la diplomazia (o semplicemente l’assecondare le consulenze altrui) non ha lo stesso effetto. Però a dire il vero diplomatica un po’ lo sono stata: qualche anno fa gli avrei pure fatto notare che non ho alcun bisogno della sua consulenza (o della sua mano sul cuore)!