*Orizzonti*

*Muccino: una promessa non più mantenuta"


Il 2013 non voglio sia ricordato come un brutto anno cinematografico, eppure continuano le delusioni filmiche. Questa volta è toccato a Muccino deludermi. Un po’ il sentore che sarebbe successo lo avevo avuto: ovunque leggessi era una stroncatura perenne, ma ho voluto dargli una possibilità (in fondo non sempre i critici incontrano il gusto del pubblico, come nel caso di THE MASTER). Ma la storia di questo ex calciatore e della sua disastrosa vita non decolla, anzi appare in più di un’occasione qualcosa di già visto: scontato il copione, il meccanismo vecchio e collaudato che si risolve in un’inevitabile happy end. Ma cos’è successo al regista de La ricerca della felicità e di Sette anime? Cosa si è inceppato nel suo modo di trasmettere emozioni? Mi sento in questo caso di condividere il pensiero di Marzia Gandolfi (Mymovies.it), che sostiene che: "Gabriele Muccino ha ceduto arte e armi. Si è garantito il futuro e si mantiene stretto il presente hollywoodiano ma a quale prezzo? Non è facile imporsi e imporre la propria autorialità in un contesto fortemente standardizzato, sia narrativamente che formalmente, ma creare un po' di disagio, erodere qualche certezza spettatoriale, concepire trabocchetti e inattesi snodi diegetici forse è possibile.Il rammarico espresso nelle dichiarazioni del regista romano lascia pensare a ragione che il sogno di cinema di Muccino non coincida con quello hollywoodiano e allora perché limitare la rappresentazione dell'inquietudine a vantaggio di una normalizzazione rassicurante? Perché ricomporre la conflittualità del protagonista dentro un giardino e un finale lieto? Perché accontentare i committenti e scontentare le proprie inclinazioni? In attesa di una filmografia che risponda in un senso o nell'altro a questi interrogativi, è più utile concentrarsi sul prodotto fatto e finito."