Sonoviva

STORIE DI ORDINARIA DECADENZA


Sono le cinque di un pomeriggio come un altro; la scuola non ha ancora riaperto i battenti in questa cittadina emiliana in cui mi trovo a vivere, di tanto in tanto, durante l'ultimo anno. Il Parco, realizzato da circa due anni, sembra essere sempre lo stesso anche se ancora non invaso dal vociare e dalle corse felici dei bambini che escono dai plessi scolastici che vi si affacciano. Un polmone verde ad uso delle scuole che spesso lo usano per far fare la ricreazione ai ragazzi o per lezioni di educazione fisica o, ancora, per fantastiche sperimentazioni scientifiche. Ho potuto osservare, durante lo scorso anno scolastico, solerti insegnanti di scienze naturali, fornire i ragazzi di raccogli formiche o di altri piccoli attrezzi utili all'osservazione della natura. Ho visto un'insegnante, giovane e motivata, portare con sé una bambina con gravi problemi ed, insieme ad altre due o tre ragazzine, stimolarla leggendole storie illustrate. Ho visto con quanta pazienza, finita l'ora di lezione, cercava di convincerla a rientrare. Ero incantata da tanta solerzia e mi sembrava un sogno questa scuola davanti al verde, con tutti  i pulmini colorati con dentro ragazzi ad accogliere i bambini: Happybus si chiamano ed ogni linea segue un percorso diverso mentre altri percorsi con fermate sono quelli per andare in bici ed altre ancora a piedi insieme. Parma,città dei servizi, roba da stare a bocca aperta pieni di invisia per quello che giù non siamo mai riusciti a realizzare. Poi è venuta l'estate ed il parco ha cominciato a cambiare popolazione: sono comparsi prima 'gli sfigati', quelli che a scuola ci andavano poco e che avevano perciò subito una bocciatura. Venivano lì. si sedevano sui tavoli dei gazebo pogggiando le scarpe sulle panche; fumando e gettando cicche ed ogni sorta di rifiuto, hanno iniziato l'opera distruttiva. Poi le prime moto hanno cominciato ad invadere quell'area riservata solo ai pedoni. Ed appunto ora torniamo alle cinque circa di un pomeriggio di settembre: tanti bambini con i genitori nel parco; alcuni con le loro madri o padri, o nonni che abbondano da queste parti e che spesso sostituiscono i genitori che lavorano. Ecco arrivare una moto, incurante dei bambini passa a velocità sostenuta, vira e si ferma sotto un gazebo; pochi minuti e ne arriva un'altra con due ragazzi a bordo, a testa alta e sprezzanti di quanto li circonda. Mi aspetto una reazione nella gente ma non c'è. Mi rivolgo a quei due appena arrivati e dico loro: 'ma se poi viene la polizia e vi sequestra la moto, cosa pensate che dcano i vostri genitori?'; nessuna risposta. Ed io ancora: 'perché correte? se andaste piano nessuno avrebbe nulla da dire'; ed è allora che uno dei due, che ancora in sella alla moto sta parlando con un gruppo di giovani che gli assomigliano per gli atteggiamenti, si gira verso di me e, con disprezzo mi dice: 'Ma che bbuò? ' Il sangue mi si gela nelle vene: tuttto vorrei fuorché dover ammettere che si tratta proprio di un ragazzo del sud, e pergiunta della Campania. A quel punto mi viene spontaneo parlare con il suo stesso gergo e lo sfido nel suo stesso dialetto: vorrei che capisse che non sono tutti come lui e che non basta essere campani per essere anche dei bulli 'chi ti credi di spaventare? saccio parlà pur'io comm'a tte guagliè, hai capito o no?' Penso che parlando con dei parmigiani si erano lamentati dei comportarmenti degli extracomunitari; penso che anche noi siamo considerati tali. Mi sento male per quei tanti che, venuti fin qui dal sud, con grande sarificio si sono costruiti un futuro per sé e per i propri figli, trovando una comunità aperta ed accogliente come quella degli emiliani. Oggi dicono che tutto è cambiato e profetizzano che nulla sarà più come prima perché ci sono continui furti, perché neanche una bicicletta ti puoi tenere senza che te la rubino e la gente si sente sola e, spesso, non ha più voglia di alzare la voce. vorrei che fosse un caso ma non lo è perché altre volte ho sentito questi ragazzi parlare in siciliano o in clabrese e campano, ma mai come ieri mi ero sentito come il dolore di un pugno nello stomaco.Dopo poco è arrivata la polizia - per fortuna che ero davanti a loro ed hanno visto che non sono stata io a chiamarla, segno che qualcuno ancora reagisce - ed il giovane ragazzo così coraggioso, ha messo in moto ed è fuggito, segno evidente che aveva qualcosa addosso che temeva la polizia gli trovasse o che era già noto, salvo essere di nuovo nello stesso posto, ancora con la moto, anche oggi. Il mio padrone di casa, per significare il degrado generale che viviamo, specie dopo venti anni di berlusconismo, ha detto che la stalla è stata chiusa ma ormai le bestie sono scappate e che le teste di cazzo invadono ormai ogni luogo. Sopraffare, avere il denaro, fottersene degli altri, strafarsi di droghe sintetiche e di alcool, giocarsi il cervello e non essere più in grado di leggere la realtà e farsi un'opinione che non sia scimmiottare e ripetere luoghi comuni.....chi ci salverà dall'ignoranza? Ai parmigiani dico: vi prego resistete, incazzatevi, non lasciate che le battaglie per i diritti civili dei vostri nonni e padri vadano perse. Combattete con le armi della cultura la stupidità e l'arrogante ignoranza.