Sonoviva

L'ITALIA CHE NON SI VEDE


Un lungo silenzioSono trascorsi giorni e mesi sempre a fare cose, in un tranquillo succedersi di idee e di voglie che fanno da spinta al mio stesso essere. Non noia o pigra apatica stasi, ma voglia di non fermarsi e così poco tempo per scrivere. O forse tanto, non saprei: ma il fatto è che le idee dovresti fermarle quando passano davanti ai tuoi occhi con ali di farfalla. Le idee fuggono e si rincorrono ma è ben difficile che tu riesca a coglierle se non sei lì pronto nel momento in cui si manifestano.Continuo il mio lavoro - qualcuno dice che sono pensionata, altri sanno che sono esodata, ma comunque sia non ho mai cessato di produrre Pil, anzi, al contrario, - credo che la mia scelta di lasciare il lavoro 'ufficiale' nel momento della massima stasi economica, sia stato un vantaggio per lo Stato, quello Stato, e soprattutto per me.I cantieri di restauro fermi per mancanza di fondi; il degrado crescente ed il senso di impotenza; una pubblica amministrazione fatta di tutti capi qui comando io, e senza braccia; un esercito da coordinare di cui ero capo e tutto il resto del corpo. Tutte queste cose mi suggerivano di lasciare una barca ormai scelleratamente abbandonata in balìa dei venti per continuare, con più tempo e slancio, l'attività di volontariato. In questo mese, durante il quale giovani studenti liceali, ce la stanno mettendo tutta per raggiungere l'obiettivo di trascorrere un anno di studio all'estero, mi è capitato di entrare nelle famiglie e di parlare di molti argomenti con loro, soprattutto del modo di vedere la vita e dei rapporti tra di loro e con gli altri. Ho avuto modo di scoprire tante realtà che altrimenti non avrei avuto occasione di conoscere. Ho visto ragazzi e ragazze con forti sentimenti verso i loro genitori; ho ascoltato pensieri, a volte molto profondi, espressi da ragazzi e ragazze di 15 o 16 anni; ho percepito  la solidarietà all'interno delle mura familiari e, soprattutto, laddove le situazioni economiche o di salute rendono più difficile il quotidiano. Non so se potremmo mai comprendere i forti  i legami che possono unire un padre ad un figlio ed un figlio ad un padre.  Piccoli gesti compiuti  in nome dell'amore e della solidarietà. Qualcuno mi ha detto che la cosa che più ama è passeggiare, ma non da sola, con il nonno. E che lo va sempre a trovare appena ha un giorno libero a scuola, per  sentirlo narrare cose uscite dalla storia o dalla letteratura, saperi altrimenti persi, ricordi di un vecchio ex maestro elementare.Certo non tutti i concorrenti potranno raaggiungere la meta e vincere la borsa di studio che in parte, o del tutto, coprirà le spese, ma loro si mettono in gioco lo stesso perché ci devono e ci vogliono provare. Alcuni dovranno sacrificarsi più di altri ma non vedo più gioia in chi ha di più: vedo tanta uguaglianza e spirito di collaborazione e non di competitività tra i giovani candidati. Li prepariamo a crescere e diventare uomini e donne migliori; aiutiamo le loro famiglie a crescere; facciamo in modo che, in qualsiasi Paese del Mondo in cui si troveranno a vivere, possano avere una nuova famiglia che li ami e da cui essere amati. Speriamo in questo modo di promuovere politiche di conosccenza e di pace, che di questa è figlia. Inutile dire che chi fa questo lavoro deve anch'egli continuamente mettersi in discussione ed in gioco cercando di intraprendere politiche che diano più possibilità a chi ha meno.Cari ragazzi, Dio vi benedica perché stare con voi mi dà la consapevolezza che esiste e non potrà mai sopirsi quello spirito di libertà, di affrancamento dai condizionamenti, di amore ed altruismo, di sete di conoscenza, di rispetto generazionale,  di rispetto della diversità, di cammino entro i confini della legge, di sconfinamento sulle ali della fantasia, di rispetto delle diversità. Eppoi perché per oltre la metà siete donne, donne, donne. Grazie