Sonoviva

BENI PERDUTI


                       
 In molte occasioni ho parlato, in questo blog, della situazione italiana dei Beni Culturali e di un Ministero che, sebbene da sempre ultimo nella lista dei 'posti' da assegnare, ha pure subito l'assalto devastante della politica. Le Soprintendenze lavoravano con competenza e profesionalità, ignorate dai giochi di potere, mantenendo un livello di povertà accettabile che garantiva un minimo di operatività nell'ambito di fondi ordinari distribuiti con parsimonia ma con una certa costanza: cosa questa che permetteva una manutenzione ordinaria di livello medio dei beni affidati alla loro cura. I dirigenti erano persone per lo più preparate e competenti ed, anche quando non proprio specchiate, capaci quanto bastava a mandare avanti gli Istituti del Ministero. Alcune istituzioni di eccellenza ne contraddistinguevano il tono di alta competenza come l' Istituto Centrale per il Restauro, l'Opificio delle Pietre dure, quello della Patologia del libro ed altri di altissima specializzazione, in cui la ricerca era applicata ai casi di restauri più delicati e complessi. Da ogni parte del mondo si poteva venire in Italia ad imparare l'arte del restauro e le sue numerose branche: quella dei dipinti murali e delle superfici affrescate; quella dei manufatti lignei, quella delle tele e delle tavole dipinte, quella dei materiali lapidei dipinti e non. L'archeologia contava esimi studiosi cresciuti sul campo ed una piazza applicativa immensa, considerata la storia della nostra penisola densa di eventi e di culture  eterogenee. Poi nacque il concetto di 'economia' dei beni culturali e la cultura fu risucchiata nel vortice del bene da consumare e da offrire quale facile pasto al visitatore distratto. Si cominciò a pensare di sfruttare l'appetibilità di siti e beni facilmente vendibili e si impiantarono vere e proprie holding all'interno di tali siti. Pompei per tutti. Ne ho già parlato e basterà passeggiare un poco per questo blog, evocando luoghi e parole chiave, per trovare urla di dolore.  Cito qui questo vecchio, ma quantomai attuale post, dove si presagiva quello che sarebbe poi apparso, in questi giorni, palese a molti. Che vogliamo dire della Reggia di Caserta, totalmente in mano alla camorra del posto che comanda sul commercio di bassa lega che si svolge fin dentro al suo Parco? Per meglio valorizzare i siti, la politica decideva di spogliare lo Stato dei suoi poteri di valorizzazione, tutela e conservazione, per darli in pasto alle Regioni ed alle Province. Svuotava così le Soprintendenze ed i suoi operosi funzionari delle funzioni essenziali per consegnare il bottino ai lestofanti. Ma si sa i lestofanti consumano e  non producono, si riempiono le tasche ma non restituiscono beni restaurati. E quindi, quando oramai il bottino è finito e la spartizione delle risorse straordinarie pure, essi restituiscono la salma ai parenti più stretti perché la seppelliscano. Vedere quegli ormai sparuti colleghi restauratori, archeologi e storici dell'arte nell'ultima trasmissione di Servizio pubblico, mi ha dato una tristezza infinita perché ho provato con loro quello che loro provavano e che io sto esprimendo da anni in questo blog nato dall'osservazione del degrado dei Beni Culturali in Sicilia, ovvero nella Regione che da sempre ha visto i suoi preziosi cimeli gestiti, per così dire, dalla Regione e sottratti al controllo dello Stato. La centralità dello Stato non può infatti essere sostituita quando si parla di cultura perché la cultura è patrimonio di tutti e tale deve rimanere e pertanto lo Stato ha il dovere di investire quante più risorse sia possibile mettere in campo. Al contrario è stata fatta la scelta insana di criminalizzare i dipendenti pubblici che, fino a ieri, avevano garantito un onesto ed operoso lavoro. Mentre a capo degli Istituti venivano messi Dirigenti di ultima generazione, spesso più servi di poteri di bassa lega che competenti in materia. Si sono favoriti gli esodi e le professionalità sono state di fatto private di qualsiasi potere decisionale  e di autorevolezza. Si sono create strutture nuove prive di contenuti ed in mancanza di personale per riempire le scatole a tutt'oggi ancora vuote, si è comunque mantenuta la struttura moltiplicando la spesa di funzionamento. Basta girare un poco per il sito del Ministero per i Beni Culturali per andare ad esaminare il programma operativa finanziato per il triennio 2013-2015 ed accorgersi che ad essere finanziati sono solo i funzionamenti minimi. Ma non si accorpa per non perdere potere di nomina di dirigenti. Ma quante cose ancora potrei dire? tornerei volentieri indietro, alla mia scrivania e sul mio territorio, se solo avessi certezza di lasciare a qualcuno il testimone. Testimone che ho dovuto invece gettare via.