Sonoviva

Costruire la pace serve più che costruire la guerra


Che questa non fosse una città per bambini lo avevamo capito da un bel pezzo dalla costante poca attenzione alle loro esigenze, ai loro bisogni, alla loro cura quotidiana.  Ed è  per questo che quest’anno l’Associazione Intercultura,  in occasione della ormai  VI edizione della Giornata per il Dialogo interculturale che oggi si celebra in tutta Europa, ha voluto partire proprio da loro che, ancora non del tutto condizionati da stereotipi e pregiudizi, costituiscono la parte migliore del nostro Paese.  Elementare, quasi ovvio, ma non per questo di facile realizzazione, il tema che si è svolto stamani presso la Scuola primaria Giacinto Vicinanza di Salerno; titolo: ‘Costruire la pace  serve più che costruire la guerra’; tanto ovvio e banale da attirare poco l’attenzione dei ‘grandi’ come se trattare di simili temi con dei bambini equivalesse ad una perdita di tempo: che infatti tale non è stata come ben si  sono accorti i ragazzi ed i docenti del Liceo Artistico Statale ‘Sabatini Menna’ che, spinti dal travolgente entusiasmo della Dirigente Ester Andreola, hanno partecipato con una delegazione di studenti accompagnati dalla prof.ssa Anna Maria Stabile, già parte attiva nello scambio di classe tra Salerno e Tel Aviv della primavera scorsa.Interlocutori di tutto rispetto, con la loro insegnante Tania Balestrino,  i bambini della classe V elementare D che, in questi anni, sono stati già coinvolti nell’esperienza interculturale attraverso il progetto europeo Comenius.  I bambini ed i ragazzi sono stati invitati a disegnare la guerra e la pace su distinti cartelloni ai quali hanno lavorato per gruppi di alunni con serietà, parlando e progettando quanto si apprestavano a rappresentare ed infine realizzandolo nel pur poco tempo a disposizione. Successivamente i disegni, sei in tutto, sono stati illustrati da un capogruppo autoeletto all’interno di ogni gruppo. Molto interessanti gli spunti offerti alla riflessione con la rappresentazione di un mondo pieno di bellezza e di sentimenti quando si parla di pace; o pieno di morte, distruzione, armi ed odio quando si parla di guerra. Abbiamo riflettuto insieme quindi sul come sia semplice fare la guerra o, più in generale, fare del male: nei disegni abbiamo infatti trovato oggetti concreti che servono per generare un conflitto e che è relativamente facile procurarsi. Nelle rappresentazioni della pace abbiamo notato e fatto notare ai ragazzi che non ci sono oggetti che si possano acquistare ma solo cose belle o immagini ispirate alla concordia come lo stringersi le mani o come quell’albero, disegnato dai bambini, con la chioma formata dagli Stati che compongono il Mondo e con le radici che si nutrono di pace. Ed allora tocca a noi far sì che dietro quei gesti ci siano degli uomini e delle donne che siano divenuti migliori attraverso un percorso culturale fatto di dialogo, conoscenza, rispetto delle altrui esigenze, ascolto delle opinioni differenti. Da qui il progetto Intercultura narrato ai presenti da parte dei nostri returnées che hanno raccontato alcuni degli episodi del periodo da loro trascorso lo scorso anno scolastico presso un altro Paese che abbiamo anche individuato sul Planisfero. E così abbiamo parlato della Finlandia, dell’Argentina, dell’Australia, trovando anche analogie con i bimbi delle elementari che, a loro volta, ci hanno raccontato della valenza della loro esperienza Comenius con bambini finlandesi e portoghesi. Anche gli studenti stranieri,  da pochi giorni arrivati a Salerno da Russia, Serbia, Argentina, Turchia e Ungheria per il loro anno Intercultura, si sono presentati e gli studenti hanno potuto rivolgere loro alcune domande anche sul tema del conflitto  come quella di un bimbo il quale ha voluto sapere, rivolgendosi al ragazzo turco, se nel suo Paese ci fosse ancora la guerra e se gli oppositori del Governo turco protestavano perché pensavano che non ci fosse vera democrazia. Un’occasione per puntualizzare che, laddove non ci sia dialogo e rispetto delle opinioni, non c’è di fatto democrazia.  I bambini ed i ragazzi sono stati poi invitati a recitare in alcune scenette suggerite loro da una volontaria Intercultura, per evidenziare come sia facile, soprattutto quando si parla tra culture diverse, il fraintendimento. Alcuni gesti che per noi hanno un significato o alcuni atteggiamenti per noi normali, possono infatti avere un diverso significato o, addirittura, essere offensivi per un’altra cultura. Grandi e piccoli hanno lavorato insieme con entusiasmo. Infine una favola, raccontata dalla maestra, per far comprendere che solo dal dialogo può scaturire la pace e si può giungere a soluzioni condivise. Una bellissima mattinata, piena di emozioni e di partecipazione, durante la quale  sono stati di fatto sfatati tanti pregiudizi e, più di tutti, quello che i bambini possano essere ‘infantili’ e che sia inutile starli ad ascoltare. Perché invece è da loro che dobbiamo ripartire se vogliamo avere speranza nel futuro, e dalla presa di coscienza che sono i beni  che non hanno valore economico quelli che vanno ricercati se vogliamo intraprendere la strada della pace, che è poi la mission per cui noi volontari AFS Intercultura lavoriamo.