Sonoviva

PER AMARE CI VUOLE CORAGGIO


   Questa frase mi girava in mente ieri sera: per amare ci vuole coraggio,  ed allora l'ho appuntata su di un bigliettino di auguri, di colore rosso, che insieme ad altri, tanti, giace quale vestigia di visitatori grati che hanno voluto omaggiare la mia famiglia per le molte attenzioni ricevute da parte del loro dottore. Perché ci sono molti modi di fare il medico ma se tu lo fai non per mestiere ma per amore, l'altro, il malato, se ne accorge e non può che essertene infinitamente grato. Perché è troppo facile volere bene a chi fa parte della tua classe sociale, a chi può offrirti in cambio qualcosa o a chi fa parte dei tuoi più vicini affetti, figli ed altro;  e lo facciamo ogni giorno, consapevolmente o no, ma lo facciamo, dividendo il mondo delle nostre relazioni tra opportune ed inopportune, favorevoli al nostro benessere o inutili o, addirittura, fastidiose. Lo faccio anch'io tutti i giorni, quando le persone soffocano il normale svolgersi della mia vita e quella dei miei affetti con la loro assidua presenza. Sono estranei che prepotentemente si intrufolano nel mio quotidiano ed in quello di chi con me e mio marito divide la rete di parentele: figli, nuore, generi, nipoti. Il loro stesso essere legati da una parentela li rende speciali ed il fastidio di un'interruzione di un pranzo di Natale o di un qualsiasi pranzo domenicale, o il continuo squillare del telefono durante una passeggiata, senza mai poter, da parte mia, concludere un discorso, mi disturba ed anche tanto. Diciamo che sono in fuga da tutto ciò. E' vero, a volte e molto spesso questa disponibilità 'eccessiva' nasconde un sentimento di vanto e di affermazione personale, ma non si può fingere sentimenti che non si posseggono ed un bambino, amorevolmente trattato dal suo medico, la differenza la sente, eccome, e vuole sempre andare o telefonare al suo medico amico, giggino, come dicono qui raddoppiando la g. Per non parlare di un'anziana o di un anziano, abituato ad essere percepito come un orpello ormai inutile, che trova invece ascolto e considerazione o anche, quando ce ne sia bisogno, una sonora cazziata, utile comunque a farlo sentire vivo. Insomma umanità e non freddo calcolo su un eventuale compenso che spesso non c'è né viene richiesto. Da parte mia invasione di ogni spazio vitale, oltre misura, ormai divenuto insopportabile.Credo che tutto ciò derivi da una grossa sofferenza subita per un abbandono precoce da pare di una madre che non ha potuto, o voluto, occuparsi di lui.  E poi la morte dlla donna che se ne era presa carico, con tutti i suoi limiti e la sua già avanzata età. La voglia di assistere, abbracciandola, una mamma mai conosciuta si è fatta carne in tanti e tanti sconosciuti che sono diventati persone sofferenti da aiutare, soccorrere, consolare, guarire se possibile o accompagnare alla morte dolce in assenza di speranze. Per amare uno  sconosciuto ci vuole coraggio e non c'è bisogno di essere un supereroe ma basta vivere guardandosi intorno e lasciando da parte il proprio io. Certo mio marito non avrebbe potuto vivere così se non avesse avuto al fianco una persona che, da sempre, non concepisce una vita vissuta per sé e che, del parlare con gli sconosciuti, ne ha fatto uno stile di vita, perché è ancora più difficile, quando non hai qualcosa di concreto da offrire, vivere anche certi valori,L'errore è magari pensare che tutti possano avere questa attitudine e diventare presuntuosi maestri di chi non ama mettersi in gioco e si accontenta di vivere in solitudine la propria vita, con i propri dolori personali, che inevitabilmente ne schiacciano l'esistenza. Peccato non comprendere che la condivisione o l'amore gratuito possano cambiare la nostra vita, peccato davvero. Me ne dispiaccio ma ne prendo atto sentendo dei netti rifiuti ad una semplice richiesta di un semplice gesto di amore, o vedendo e realizzando quante persone approfittino di questa attitudine delle persone che poi lasciano sole quando a loro volta ne abbiano bisogno. Ma chi ama alla fine è vincente e nulla potrà togliergli la sua gioia, mentre chi rifiuta l'amore resta nel suo solitario dolore senza consolazione.