Sonoviva

Ancora sulla censura


E' di questi giorni la  polemica tra Ministero per i Beni Culturali, Chiesa, opinionisti vari, critici e quant'altro, sulla opportunità o meno di mettere in mostra, nel nuovo Museo di Arte Contemporanea di Bolzano, un'opera che, a distanza di vent'anni dalla sua realizzazione, solo oggi ci si accorge essere blasfema. Si tratta della rappresentazione di una rana crocifissa  che nella sua mano destra tiene un boccale di birra, mentre nella sinistra ha un uovo. L' immagine ferirebbe la fede cristiana facendo riferimento a valori consolidati della dottrina cristiana e, si dice, dovrà essere rimossa prima della visita del Papa. Volendo prescindere dalla comprensibilità del discorso che, certamente, l'artista, tra l'altro scomparso, intendeva esprimere e dalla bellezza o bruttezza dell'opera, sta di fatto che le questioni che si affrontano e che trovano spazio in questa polemica, sono di ben altro tenore. E non riguardano l'arte in sé ma l'arte come rappresentazione del potere di un Governo. Ovvero parlano, ancora una volta, di censura. E se questo discorso viene accettato e condiviso quando gli italiani discorrono dell'arte e della censura in Russia, non funziona più se si osa mettere in discussione la democrazia del nostro sistema politico attuale.Pure ci sono stai altri episodi, da me segnalati in questo blog, che ci hanno posto in allarme. Si è parlato per esempio dell'inopportunità di mantenere alla Certosa di Padula la collezione di arte contemporanea costituita durante un triennio e che oggi rappresenta un patrimonio che, se gestito correttamente, potrebbe posrtare nuovi e diversi visitatori in un luogo economicamente depresso.Si è parlato dello scandaloso, secondo il Ministro  Bondi, finanziamento del film 'Il sol dell'avvenire' paventando, da parte dello stesso, commissioni ad hoc fatte di esperti, nel primo caso, e di parenti delle vittime del terrorismo nel secondo, che decidano sull'opportunità o meno del finanziamento o della realizzazione di un evento. Al mio paese, almeno una volta, questa si chiamava semplicemente censura ed era tipica dei Paesi dove vigeva o vige un regime, di destra o di sinistra, a cui non giova quel tipo di espressione. E la censura si giustifica dicendo che l'opera in questione è  volgare o che offende qualcuno, sia la Chiesa, sia lo Stato oppure la vittima di turno o vattelappesca chi. Se continuerete  ad osservare e a leggere, troverete tanti altri esempi. Se mi li segnalerete potremo realizzare  insieme un piccolissimo reportage. La libertà espressiva è un bene troppo grande e le arti dovrebbero essere libere per definizione.