Sonoviva

QUEL RAGAZZO A TESTA BASSA


Martedì scorso sono andata a prendere mio figlio che tornava per le vacanze di Natale e, giunta davanti al garage, ho notato la presenza di tanta polizia e di diverse auto di servizio. Poi, dopo un attimo, una figura di giovane seduto a terra sul marciapiede, la testa bassa, una manetta al polso assicurata ad uno dei due paletti che delimita l'ingresso al garage. La polizia continuava ad andare avanti e indietro come se cercasse altri ed un nugolo di curiosi seguiva la scena. Il luogo è nel pieno centro cittadino, a pochi metri dallo sfarzo del salotto buono, tutto illuminato per le feste. Io, ed anche mio figlio, non ho potuto fare a meno di avere un senso di profonda tristezza per quel giovane del quale non ho potuto vedere lo sguardo ma che ho immaginato confuso, angosciato, perso in mezzo a quella fiera della curiosità per lui e per quello che poteva rappresentare: la minaccia alla società messa lì come un trofeo da mostrare. Chissà se qualcuno si è chiesto da dove venisse, per quali percorsi fosse passato, se lavorava per sé o per qualche  altro a sua volta parte di un'associazione che, da queste parti, è lo stato parallelo e che si chiama camorra. Chissà. Ho pensato molto a quel ragazzo e, cercando sul giornale il giorno dopo, ho trovato che era stato arrestato mentre cercava di rubare un'auto di grossa cilindrata.Perché non l'abbiano tenuto nell'auto di servizio, visto che ce n'erano almeno tre, resta per me un mistero. Ma, nonostante reduce da un furto d'auto subito, io ho provato quella che i latini chiamavano 'pietas' e che non è pietà nel termine che ora è dato a questo termine, ma qualcosa di assai diverso. Per questo sono rimasta ancor più interdetta quando, raccontando il fatto ad alcuni amici molto impegnati come cattolici ed attivi anche nell'affidamento di minori a rischio, mi sono sentita dire che parlo così perché sono 'molto di sinistra' e che 'se quel ragazzo avesse ucciso qualcuno dei miei cari?'. In uno Stato ipocrita in cui il perdono è diventato tema da audience e davanti al penoso quanto assurdo interrogatorio propinato con crudeltà mentale da 'giornalisti' ,a parenti di giovani e non, uccisi in situazioni estreme, interrogatorio mediatico che inizia con la domanda: perdona l'uccisore?' , resta la consapevolezza che la  pietas è un valore assai lontano e misconosciuto nella nostra società.