Sonoviva

E' da giorni che vorrei scriverne


ma  le parole diventano ghiaccio ancor prima che possano materializzarsi; non riesco a trovare il modo, il principio, la possibilità di esprimere anche solo in parte i miei turbinosi pensieri. Troppi gli eventi, troppo duri; troppo dolore. Un popolo intrappolato tra un confine naturale, il  mare, ed un confine posto con la forza ed oltre il quale già da troppo tempo è stato impossibile andare. Un popolo che soffre, privato del diritto di essere nazione, un popolo che paga le colpe di altri, di coloro che hanno sterminato, a loro volta, altre etnie ed altre genti, come gli omosessuali, gli zingari ma, soprattutto gli ebrei. Ai quali pertanto è stato riconosciuto, quale risarcimento, il diritto a quella terra promessa che persino Dio non aveva mai permesso che raggiungessero. Tutta la vita avevano combattuto contro gli altri popoli per raggiungerla ma, dice la Bibbia, Iddio aveva negato loro il compimento della promessa,  per la loro incredulità o per i loro peccati e neanche Davide, ovvero colui dalla cui stirpe sarebbe nato il Messia, aveva potuto farlo perché si era macchiato della colpa dell'adulterio. Fin qui la Bibbia, il testo da cui trae origine l'identità di un popolo, il popolo eletto. Se invece vediamo quale sia la grande potenza economica degli ebrei, il discorso si fa molto diverso e ciò significa che tutte quelle donne, quei bambini, quegli innocenti, devono, malgrado tutto, morire, scomparire, dissolversi, semplicemente non esistere più. E non c'è pietà che tenga, sono loro i responsabili, sono loro perché le loro madri li mandano in giro a farsi saltare in aria e si fanno saltare in aria loro stesse; perché quel popolo non deve avere il diritto a ribellarsi seppure tenuto tra il mare ed un confine segnato dalla mano dell'uomo, di quello forte e potente; seppure i suoi figli siano da anni privati del diritto ad avere, per esempio, delle medicine perché lì non arriva più nulla da troppo tempo ormai. E' loro negato persino il diritto a divenire profugo mentre a centinaia vengono uccisi, cacciati come animali, casa per casa, uscio per uscio; non è peccato uccidere quegli esseri anche se di sabato. La guerra è giustificata da Dio ed in nome di Dio si può fare anche questo. Nessuno alzerà la voce per salvarli, meno che mai il tanto acclamato Obama o il suo Segretario di Stato Hillary: i voti degli ebrei sono stati determinanti per la loro vittoria e grandi capitali sono stati mossi per finanziare una mega campagna elettorale. Mi viene in mente quel luogo dove, più o meno una volta all'anno, noi studenti romani venivamo portati: le Fosse ardeatine. Il dolore si respoirava e si tagliava a fette; la pietà e l'angoscia i sentimenti dominanti in noi bambini o adolescenti. Un'assurdità 10 vittime per ogni tedesco morto. Oggi mi viene da pensare di nuovo a quel luogo trasudante morte ed angoscia ed ascolto il notiziario: 6 soldati israeliani morti in due diversi episodi di fuoco amico. Contro i ben oltre 600, per lo più innocenti, morti tra il popolo palestinese. Tanti bambini, donne, rifugiati presso strutture ONU......troppo dolore, troppo, per poterne parlare; ma non posso fare a meno di chiedermi come può il popolo ebreo, che ha subito una così grande persecuzione, divenire a sua volta carnefice e coprirsi di siffatte colpe? Non è che a sua volta ritenga che la sua essenza di eletto di Dio lo faccia essere 'razzialmente' superiore? Potrà mai essere  perdonato per un crimine così grande?