Sonoviva

Una tragedia della solitudine


 Un uomo solo cammina lungo i binari di una piccola stazione ferroviaria: è in evidente stato confusionale ed il suo andare avanti e indietro non ha un apparente senso compiuto. Qualcuno lo osserva, le telecamere ne registrano i movimenti, nessuno gli si avvicina. Questa storia è comune e forse ognuno di noi, frequentatori più o meno assidui delle stazioni ferroviarie, abbiamo visto qualcuno vagare; ma si sa, la stazione è un non luogo, un posto dove qualsiasi vagabondo prima o poi arriva. Vedere quelle immagini registrate dalle telecamere ha forse turbato i nostri cuori e le nostre menti, soprattutto quello di noi donne e madri che ben sappiamo nutrirci nel nostro intimo di sentimenti estremi. La consuetudine di queste immagini di solitudine ci rende impermeabili alla compassione, al cum patior, soffro insieme. Oggi nessuno o pochi condividono e la solitudine quotidiana è divenuta la normalità. Ma non tutti reggono questa normalità tanto disumana e mi viene da chiedermi come mai nessuno, nel lungo percorso compiuto dall'uomo, gli si sia avvicinato per scambiare con lui una parola, un gesto. Né con lui né con le sue bimbe che ora sono sparite nel nulla insieme al padre che si è lasciato inghiottire dal treno dopo aver fatto qualcosa il cui peso non è riuscito a sopportare. Tutto è buio, a dispetto della presunta civiltà vissuta in una separazione fatta a metà così da non lasciare al povero uomo neanche il diritto a non vedere per dimenticare prima ciò che dimenticare non voleva.