briganti

briganti o rivoluzionari


         È cosa comune che la storia viene scritta sempre dai vincitori e sicuramente non fanno eccezione le vicende che caratterizzarono la sanguinosa conquista piemontese del Sud Italia. Tali vicende pur essendo tuttora oggetto di trattazioni sono viste sempre e comunque dalla parte degli “unificatori" con un sistematico affossamento di documenti e verità comprovanti avvenimenti lontani da quanto raccontato dalla storia ufficiale. Ne è prova evidente la grande quantità di foto, cartelle ed atti di ogni genere relativi al brigantaggio che, dopo 136 anni, sono ancora considerati segreti di stato e, pertanto, sistematicamente preclusi ad ogni consultazione. Certo é che non si possono ricostruire avvenimenti storici di un paese libero e democratico, quale si definisce l'Italia, sottraendo elementi sicuramente fondamentali alla ricerca della verità. Le dimensioni della guerriglia appaiono evidenti in questa carta militare del 1862, nella quale i punti indicano la presenza delle formazioni ribelli. Da notare l'attività a ridosso del confine dello Stato della Chiesa e la completa assenza di guerriglieri in Sicilia. Il rilevamento, effettuato dai servizi informazione dell'esercito piemontese, fu considerato "riservato" al fine di non rendere di dominio pubblico l'enormità della rivolta delle popolazioni meridionali considerata, ancora fino a qualche tempo fa, un "fenomeno isolato di malavita organizzata" e privo di ogni significato politico. Su questa carta furono studiate le zone militari previste nella proclamazione dello stato d'assedio del 25 aprile 1862.     FORZE IN CAMPO NEL 1862 ESERCITO PIEMONTESE 120.000 uomini, metà della forza nazionale, dislocati dalla Campania alla Sicilia divisi in:  52 Reggimenti di Fanteria; 10 Reggimenti di Granatieri; 5 Reggimenti di Cavalleria; 19 Battaglioni di Bersaglieri;Inoltre agli uomini dell'Esercito vanno sommati  7.489 Carabinieri  83.927 Militi della Guardia Nazionale  In totale le forze impegnate nella repressione della resistenza antiunitaria erano:211.416     GUERRIGLIERI MERIDIONALI 135.000 uomini male armati, divisi in 488 bande scoordinate tra di loro e composte ognuna dai 5 ai 900 guerriglieri. Ad essi vanno aggiunti i contadini ed i piccoli possidenti terrieri che rifornivano ed informavano gli uomini in armi, le popolazioni che si sono più volte ribellate in massa all'occupazione militare piemontese.   LA CARTA DELLA REPRESSIONE Con la proclamazione dello stato d'assedio, avvenuta il 25 aprile 1862, la  resistenza antiunitaria delle popolazioni meridionali fu dichiarata ufficialmente illegittima, di conseguenza si avviò una repressione politico-militare tra le più spietate della storia moderna. Nel Sud fu schierato il grosso dell'esercito piemontese che nella sua pesante azione repressiva non esitò a violare i più elementari diritti. Torture, processi sommari, carcere, lavori forzati, evacuazioni, fucilazioni di massa, incendi e la distruzione di ben 41 paesi, furono gli effetti di una sporca guerra che vide in campo un intero esercito contro la  popolazioni del Sud Italia. Lo schieramento militare dì occupazione fu diviso  tra i vari comandanti generali, cosi come riportato su questa carta illustrativa dell'esercito piemontese del 1863.     GUERRIGLIERI ED OPPOSITORI POLITICI UCCISI EDETENUTI TRA IL 1861 ED IL 1872  GUERRIGLIERI UCCISI CADUTI IN COMBATTIMENTO:         154.850 FUCILATI O MORTI IN CARCERE:     111.520 TOTALE DELLE PERDITE:                266.370 GUERRIGLIERI CONDANNATI ALLA DETENZIONE:                         328.637 ALL'ERGASTOLO:                              10.760  TOTALE DEI DETENUTI:                   339.397  GUERRIGLIERI CONDANNATI DOPO UN PROCESSO:                        19.850 SENZA PROCESSO:                          479.000 TOTALE DETENUTI POLITICI:            498.850  SOLDATI PIEMONTESI UCCISI TRA IL 1861 ED IL 1872 NELLA REPRESSIONE DELLA GUERRIGLIA CADUTI IN COMBATTIMENTO:             21.120 MORTI PER MALATTIE O PER FERITE:     1.073 DISPERSI O DISERTORI:                         820 TOTALE DELLE PERDITE:                     23.013    non era certo una lotta contro bande filo borboniche , ma un massacro sistematico contro un popolo eche insieme allo smantellamento di una fiorente industria ha portato  a  emigrazione, sfruttamento, clientelismo, camorra...e gli volgiamo ancora chiamare Briganti o vogliamo usare le parole del procuratore Ravot   che scriveva al generale Sacchi nel 1868"...il brigantaggio è un reato sui generis da non potersi confondere coll'associazione di malfattori. Di tali associazioni ve ne hanno dappertutto, ma non minano la base della società: il brigantaggio invece è una vera setta costituita per rovesciare l'ordine, per conseguire in fatto il comunismo dei beni che non si osa di proclamare apertamente.  Il brigantaggio è una potenza che spiega influenza in tutti gli ordini sociali e là ha i suoi sudditi, i suoi impiegati in ogni uomo che mancante di mezzi o di animo pravo ha bisogno di esser sostenuto, o vuole arricchirsi, o vendicarsi a danno dei suoi simili...in questi mesi, dopo votata la legge d'imposta sul macinato ebbesi una recrudescenza del brigantaggio.  Vedranno i nostri rappresentanti quando sarà troppo tardi, ed allora voteranno le leggi eccezionali...col colonnello Milon ...siamo d'accordo per abbattere il colosso, procederemo sempre d'accordo e spero che riuscirà nell'intento...l'azione deve essere un poco lenta in principio fino a potersi orizzontare bene, poi celere, energica, forte. Ed è questo il sistema adottato per non compromettere l'operazione...". La storia la scrive chi vince..... cambiare tutto per non cambiare niente ...e la storia si ripete  e la CASTA da combattere e sempre la stessa.....