Androyde

Tango d'appartamento


----Tango d'appartamento - leggi il testoMusica e testo di AndroydeLiberamente fruibile e diffusa in rete sotto licenza Creative Commons
Si descrive da sé, a saperlo leggere: vi trasferiamo ambizioni ma è un semplice meccanismo. Credere di aver di fronte specchi più che individui, e nella loro disperazione vedere riflessa la propria. E infrangere un'esistenza in un'altra, come fanno i piloni sul fango del rugby. E’ stancante, alla fine, nei grandi assembramenti di anime. Tu li chiami città. Ricordo che iniziai a capire lucidamente dove preparava a svolgersi la mia vita quando, all’età di undici anni circa, presi tra le mani un "Linus" di mio fratello. Giornaletto proibito, foriero di rivelazioni destabilizzanti e precoci pruriti (c'era Valentina di Crepax, mai piaciuta del resto). Più che dall'afflato rivoluzionario o dall'erotismo soft fui colpito da un breve fumetto in quattro pagine. Omini stilizzati: un uomo, una donna. Si guardano da lontano, si desiderano senza conoscersi, poi si perdono nel torbido frappé di cose da fare e di traffico che è la metropoli, la speranza di un nuovo incontro, che si rinnova ogni sera, solitari del monolocale, lui scala A, lei scala B. Comicamente separati da pochi tramezzi di calcestruzzo, quattordici famiglie, otto single, lo studio di un commercialista, quello di un dentista, una panetteria, una garçonniere. Qualche metro sopra la crosta terrestre, in uno spazio che potrebbe essere cielo, vista a perdita d'occhio, consapevolezza, l'aria è invece lottizzata in celle. Divisione prefabbricata, barriera. Necessaria. Ma a chi?Immagine: "The tenant (L'inquilino del terzo piano)", Roman Polanski - 1976