Androyde

Breathe, o l'arte della fuga


Questa è la dimensione. E’ senza dubbio questa. Cappotti, --due soprabiti, maglioni sparsi. Ce n’è di gente. “No, è arrivato solo il maestro”. Lui si veste sempre così. Ama il freddo e ama coprirsi tanto. “La bacinella è pronta, signore”. Appoggia dentro gli avambracci, fino al gomito.
Occorrente per una sessione di registrazione negli studi della Columbia, NYC:  una ventina di asciugamani, pillole di varia forma e colore (a metterle vicino alle corde le scatoline avrebbero potuto risuonare come nacchere), bottiglie di acqua minerale, una sedia. “Lei canta troppo forte, non si riesce quasi a sentire lo strumento”. Povero, competente fonico, forse credevi di aver già visto ogni cosa. “Potrei mettermi una maschera antigas”. “Respira, respira nell'aria. Non aver paura che ti piaccia. Parti, ma non lasciarmi. Guardati intorno, scegli il tuo terreno. Per quanto tu viva e in alto voli, e i sorrisi che donerai e le lacrime che piangerai. E tutto ciò che tocchi e che vedi, e tutto quello che la tua vita non sarà mai.”