Androyde

Post N° 104


Ascolta: Eu Chantmusica: Androydetesto: ispirato a "Quan vei la lauzeta mover", Bernart de Ventadorn, sec.XII
   Per qualche tempo ho amato tradurre intavolature di musica rinascimentale per liuto, trovare la chiave di lettura per canti sacri tramandati dal Medioevo con notazioni diastematiche. Erano gli anni della scuola di Paleografia Musicale e avevo fatto buona impressione al professor Minetti. Questi, col suo aplomb aristocratico e un incongruo aspetto da vecchio cercatore d'oro del Klondike, era solito decollare dal prezioso pavimento dell'aula magna verso i soffitti affrescati per attraversare in due ore di lezione, novello Pindaro, un arco di eventi compreso tra i chiasmi di Alano di Lilla e i mottetti della scuola veneziana del XIII secolo (argomento della mia tesi mai nata). Presi a frequentare il reparto "musica antica" della Ricordi in galleria, snobbando Joe Satriani e concentrando la mia attenzione sul "divino" Francesco da Milano, sullo Spinacino, e poi a ritroso e oltralpe fino a Bernart de Ventadorn.    Dopo dieci mesi di caserma, branda e presentat-arm questo mondo scomparso non mi attirava pių e presi rotta verso la completa indipendenza economica, smanioso di affrancarmi dalla mammonaggine. Lavoro, casa, macchina nuova, ragazza fissa. Del tactus, delle clivis, dello scandicus, della beneventana occidentale avevo fatto tabula rasa.    Fu grazie a Goldberry. O meglio: alla voglia che avevo di farla felice. 900 km circa per raggiungere la Valle della Loira. Azay le Rideau, Chaumont, Chenonceau, Blois, Amboise. Infine Chambord. E c'era una finestra aperta, nella corte maggiore del castello, ai piedi della geniale scalinata a doppia elica di Leonardo. Dava su una stanza al piano terreno e ne usciva la musica del liuto, e c'erano persone in costume che imparavano passi di danza. E fu cosė che ricordai una parola: lauzeta.Immagine: fiume Mincio, canneto all'imbarcadero delle Grazie (Mantova)