anello di policrate

La folla


 La folla. Gente ammassata in ristretti ambienti. Camminano per le strade trascinando i piedi. Ti tolgono la vista. Ti rallentano. Sono ostacoli da superare. Non amo la folla. "Odi profanum volgus et arceo" diceva il buon Orazio, e anche un certo Seneca. C'erano momenti in cui passeggiare per le vie affollate di una città odiosa diventava un supplizio. Vedevo pericoli da ogni parte, nei motorini che, secondo una cara consuetudine, salivano sui marciapiedi, sulle bancarelle dei venditori ambulanti, che tutto falsificano (forse anche se stessi), nelle pozzanghere sproporzionate che si formavano ad ogni minimo accenno di pioggia, sui mezzi pubblici pieni fino all'inverosimile, sui volti anonimi delle persone. Forse era solo paranoia, o forse era desiderio di isolarsi da tutto e da tutti, sfuggire agli sguardi, sottrarsi ai giudizi, scivolare nella fresca penombra di cose semplici.Spesso trovavo rifugio in una chiesa, un luogo sacro che all'anima sapeva comunicare ospitalità e accoglienza. E pace senza fine.Ricordo ancora un afoso pomeriggio di agosto, a Merida, Messico, quando all'improvviso, come vuole il clima tropicale, il cielo da azzurro si fece scuro e minaccioso e un temporale repentino scoppiò. Non c'erano ripari, nella piazza aperta. Una corsa verso il duomo cinquecentesco. L'entrata scura e, inizialmente, inospitale. Ma quando gli occhi s'adattano alla penombra e, a poco a poco, scrutano le antiche navate e i fedeli in ginocchio in preghiera, ecco, dinanzi a loro, comparire un magnifico crocifisso ligneo che troneggiava presso l'altare maggiore. Era semplice e semplicemente grandioso. Il corpo sofferente del Cristo, riprodotto con straordinario realismo, dava l'impressione di dominare tutto l'ambiente, e tu ti sentivi piccolo piccolo, umile dinanzi a Dio, creatura al cospetto del suo creatore. Chi l'aveva realizzato aveva davvero ottenuto il suo intento, perché ipnotizzato da quell'opera eccelsa il fedele comprendesse il suo ruolo nel cosmo e pregasse, pregasse, pregasse, fino allo sfinimento. E vivesse con la consapevolezza che ogni essere è un dono di Dio e sceglie, dono tra i doni, la via che lo porti alla vera pienezza di sé. Fuori, intanto, il temporale era passato. Rimaneva solo l'aria umida ed elettrica come traccia del suo passaggio. Era stato un attimo, ma era valso più di tante ore trascorse nel vuoto assordante di ritmi frenetici, persi ad inseguire chimere del passato e falsi idoli piangenti.