anello di policrate

Prospettive


 Dinanzi a me la vita scorreva come un film proiettato in una sala desolata ed io ero una spettatrice annoiata e indolente. Non sopportavo niente e nessuno, un senso di vuoto mi attanagliava e la nausea di vivere, più di ogni altro male, era la mia più grande perversione. Quante ore perse ad immaginare cose nuove, cose diverse, a fingere di vivere in un altro mondo, età, società, a creare con immane fantasia storie avventurose di gesta perdute. Lasciavo che fossero gli altri a scegliere per me, perché a me non interessava scegliere tra due possibilità scontate. Desideravo sempre qualcosa di più, ma quel di più sarebbe stato la mia fine. Avevo tutto, ma al tempo stesso niente. Mi nutrivo di sogni bacati dalla presunzione e dall'aridità. Credevo di vivere, ma era una vita a metà.Dinanzi a me si estendeva un enorme deserto. Credevo di aver intrapreso una giusta via, ombreggiata e lussureggiante, ma tutto a un tratto, erano calate le tenebre e l'assenza di luce e di vegetazione era motivo di grande sconforto. Non sapevo più dove andare, non avevo nessuno a cui chiedere perché abbandonata da tutti, ormai, era quella vecchia via. Forse avevo intrapreso una strada che era stata di altri prima di me, ma ora, a distanza di anni, ripercorrere le stesse tappe con gli stessi ritmi non faceva per me. Perché non erano più gli stessi i desideri di vita e di sogni.Dinanzi a me vedevo le rovine abbattute di progetti da altri ideati e le farneticazioni di chi nulla comprende ma si ostina a vivere in un'epoca ormai tramontata. Fuggivo gli sguardi avidi di sapere. Scivolavano insensibili i pareri proferiti. Strisciavano le insinuazioni sgradite. Ed io sempre più mi perdevo su quella strana strada.