anello di policrate

Calamitas occasio virtutis est


 Amiamo programmare ogni singolo istante della nostra esistenza. Pensiamo, in tal modo, di tener sotto controllo le emozioni, le sensazioni e di dare un tetto sicuro ai nostri sogni, ma non ci rendiamo mai conto che è vana fatica. Gli eventi straordinari accadono quando meno ce lo aspettiamo e il rimanere in trepidante attesa di segnali positivi è, il più delle volte, fuorviante. Le disgrazie si verificano nei momenti di massimo splendore, quasi a ricordarci che niente di saldo e di certo esiste a questo mondo. Pianifichiamo tutto ma tutto ci sfugge via e scivola nei meandri tortuosi del non realizzatosi. Eventi banali, stupidi equivoci, fraintendimenti periodici minano le fondamenta dei rapporti più intensi e li relegano nell'ultimo cassetto del miglior dimenticatoio. Raramente riusciamo a circondarci delle cose veramente importanti, perché non è facile averle, bisogna conquistarle. Ma la lotta ci stanca, ci fa paura e lasciamo che ciò che di diritto ci spetta- per una sorta di legge naturale- rimanga a marcire sul ramo più alto di albero rinsecchito. I rimpianti cominciano ad occupare gli anni dell'età adulta, ammantati, ogni giorno di più, da quel peso così insostenibile, così evanescente di cui non siamo in grado di liberarci. L'unica consolazione può essere quella di condividere questo peso con qualcuno che ne sia afflitto alla stessa maniera, ma che, più forte e più sicuro abbia il coraggio di gettarselo alle spalle. Perché calamitas occasio virtutis est: la sventura rappresenta l'occasione dataci dalla divinità di manifestare il nostro autentico valore, in un'ottica di origine stoica (trattasi di una sententia senecana), ma "riciclata", come spesso è accaduto, dalla morale cristiana.