Romania

Mastro Manole


MASTRO MANOLE o LA LEGENDA DEL MONASTERO CURTEA DE ARGES(costruita dal principe Neagoe Basarab tra il 1512 e il 1517)Giù lungo l'Arges,Lungo una bella riva,Passa Negru-VodaCon dieci compagni
nove grandi mastri,manovali e muratori,dieci con Manole,che tutti li supera.Vanno tutti insiemeper scegliere a valleil luogo del monasteroe della memoria.Ecco mentre andavanoper strada incontravanoun povero pastorello,che zufolava le doine,e quando lo vedevail principe gli diceva:"-Bel pastorello,che zufoli le doine,su lungo l'Argescol gregge sei andato,giù lungo l'Argescol gregge sei stato,Per caso non hai visto,
là dove sei passato,un muro abbandonatorimasto incompiuto,in mezzo alla ghiaia,fra i verdi nocioli?"-"Ma si, signore, ho vistolà dove sono passato,un muro abbandonatorimasto incompiuto,i cani, appena lo vedono,ci si avventanoe latrano a sventurae uggiolano a morto."Quando lo sentiva,il principe si rallegravae subito partiva,al muro si dirigevacon nove muratori,nove grandi mastri,dieci con Manole,che tutti li supera.-"Ecco il mio muro!Qui io scelgoil luogo del monasteroe della memoria.Allora voi grandi mastri,manovali e muratori,impegnatevi subito,mettetevi all'operaqui per innalzaree per costruire
un monastero altocome mai nessun altro.Che vi darò una fortuna,vi farò signori,o se no, altrimenti,vi farò murarevi murerò viviproprio nelle fondamenta!"I muratori si affrettavano,gli spaghi tendevano,il luogo misuravanolarghi fossati scavavano,sempre lavoravano,il muro innalzavano,ma tutto quel che facevanodi notte si disfaceva!Così il secondo giorno,così il terzo giorno,così il quarto giorno,lavoravano invano!Il principe si meravigliava
e poi li riprendevae si corrucciavae li minacciavache li metterà viviproprio nelle fondamenta!Quei grandi mastri,manovali e muratori,tremando lavoravano,lavorando tremavano,il lungo giorno d'estate,dall'alba fino a sera.Manole invece si fermava,nemmeno più lavorava,andava a dormiree un sogno sognava,poi si risvegliavae così parlava:-"Nove grandi mastri,
manovali e muratori,sapete cosa ho sognatoquando mi son coricato?Un mormorio dall'altoin verità mi ha dettoche tutto quel che faremodi notte si distruggerà,finchè non decideremodi murare nell'edificiola prima moglie,la prima sorellache compariràdomani all'alba,a portare ciboal marito o al fratello.Dunque, se voleteportare a termineil santo monasteroper la memoria,impegnamocie tutti giuriamoe ci vincoliamoa serbare il segreto,e quella moglieo quella sorellache domani all'alba
per prima arriverà,la sacrificheremonel muro la mureremo!"Ed ecco all'albaManole si svegliòe poi salìsullo steccato di legno,più in alto, sull'impalcatura,nella pianura guardavacercando il sentiero.Quando , ahimè, cosa vede?Chi è quella che viene?La moglie sua,fiore di campo.E lei si avvicinavae gli portavapranzo da mangiare,vino da bere.Lui quando la scorse,il cuore gli balzò,in ginocchio caddee piangendo disse:-"Manda, Signore, sulla terrauna pioggia scrosciante,
che venga giù a fiumi,che scorra a torrenti,che si gonfino le acquee fermino la mia amata,che la fermino nella valle,che ritorni sui suoi passi!"Il Signore si impietosiva,la preghiera ascoltava,le nubi radunava,il cielo oscurava,e subito scrosciavauna pioggia spumeggianteche si faceva fiumee gonfiava i torrenti.Ma per quant'acqua cadeva,la sua amata non si fermava,ma andava sempre avantie si avvicinava.Manole la vedeva,gli piangeva il cuore,ancora si inginocchiavae ancora pregava:-"Soffia, Signore, un vento,
soffialo sulla terra,che spogli gli abeti,che si schiantino i platani,che i monti si rovescino,la mia bella faccia tornare,che torni sui suoi passi,che la porti giù a valle!"Il Signore s'impietosiva,le preghiere ascoltavae soffiò un vento,un vento sulla terra,che i platani schianò,gli abeti spogliò,i monti rovesciò.Eppure Annaniente la fa indietreggiare!Lei sempre veniva,sul cammino esitavae si avvicinavae, povera lei,ecco che arrivava!
I grandi mastri,manovali e muratori,mplto si rallegravanoquando la vedevano,e Manole impazziva,la sua amata baciava,in braccio la prendeva,sulle impalcature la portava,sul muro la mettevae scherzando diceva:-"Tranquilla, amore mio,non spaventarti,per scherzo vogliamofingere di murarti!"Anna si fidavae allegra rideva.Manole sospiravae cominciavail muro da costruire,il sogno da realizzare.Il muro s'innalzavae la richiudevafino alle caviglie,
fino ai polpacci.Ma lei, povera lei,non rideva più,e invece diceva:-"Manole, Manole,mastro Manole,basta con questo gioco,che non è bello, sai.Manole, Manole,mastro Manole,il muro mi stringe forte,il corpo mi stritola!"Manole tacevae continuava a murare,il muro s'innalzavae la richiudevafino alle caviglie,fino ai polpacci,fino al costato,fino alle mammelle.Ma lei, povera lei,continuava a piangeree continuava a dire:-"Manole, Manole,
mastro Manole,il muro mi stringe forte,mi piange la mammella,mi stritola il bimbo!"Manole impazzivae continuava a lavorare,il muro s'innalzavae la richiudevafino al costato,fino alle mammelle,fino alle labbra,fino agli occhi,finchè, povera lei,non la si vide più, ma si sentivadal muro che diceva:-"Manole, Manole,mastro Manole,il muro mi stringe forte,la vita mi si spegne!"Giù lungo l'Arges,lungo una bella rivaviene Negru-vodaper inchinarsia quel monastero,maestoso edificio,monastero alto,come mai nesssun altro.Il principe lo guardavae si rallegravae così diceva:-"Voi, mastri muratori,dieci grandi mastri,ditemi sinceramente,con la mano al petto,
se il vostro mestiere è tale,da fare ancora per meun altro monasteroper la memoria,ancora più splendente,ancora più bello?"Quei grandi mastri,manovali e muratori,mentre stavano sulle travi,lassu sopra il tetto,allegri si vantavanoe poi rispondevano:-"Come noi, di grandi mastri,manovali e muratori,altri non ce ne sonosu questa terra!Sappi che noi possiamocostruire quando vogliamoun altro monasteroper la memoriaancora più splendentee molto più bello!"Il principe li ascoltava,rimaneva penoso,poi ordinavadi abbattere le impalcature,di togliere le scale,e che quei muratori,
dieci grandi mastri,li si abbandoni,che marciscanolà sulle travi,lassù sopra il tetto.I mastri pensaronoe si costruironoali per volarecon assi leggere.Poi le tendevanonel vuoto si lanciavano,ma subito cadevano,e dove si schiantavano,il corpo si spezzavano.Ma il povero Manole,mastro Manole,mentre cercavadi getttarsi in volo,ecco che sentivadal muro che uscivauna voce soffocata,una voce tanto amata,che forte gemevae ancora ripeteva:-"Manole, Manole,
mastro Manole,il muro mi stringe forte,la mammella mi piange,il bimbo mi stritola in grembo,la vita mi si spegne!"Come la sentiva,Manole impazziva,gli occhi li si velavano,il mondo si rovesciava,le nuvole ruotavano,e dalle travi,da sopra il tetto,ahimè, cadeva morto.Là dov'è caduto,cosa si è formato?Una fonte quieta,di poca acqua,d'acqua salata,di lacrime bagnata!raduzione di Renata Sperandiodal volume  "Le nozze del sole. Canti vecchi e colinde romene" , a cura di D.O.Cepraga, L.Renzi, R.Sperandio, Carocci, Roma, 2004